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- Danilo su TUTTE LE INSIDIE DEL WEB, LE MAFIE ALL’ATTACCO DEI DATI
- antonio pavani su 1982: Storia di un sequestro e della voce del telefonista.
- alvaro fiorucci su Sisde, mezze verità sull’omicidio Pecorelli?
Archivio: una molotov contro l’auto di Gaia Servadio
Il 25 settembre 1992 brucia un’auto nel parcheggio mentre all’interno del ristorante un gruppo di amici consuma un pasto di prodotti tipici. La berlina di Gaia Servadio è in fiamme, perché è stata colpita da una Molotov lanciata da uno sconosciuto che probabilmente non era solo. Gaia Servadio, che da Padova dove è nata si è trasferita a Londra nel 1956, è già l’italiana più amata dagli inglesi e la stima per la sua attività giornalistica e di saggista cresce ovunque di successo in successo. Spesso è in Italia e nel piccolo comune di Avigliano ha una base dove trascorre periodi di riposo quando sente il bisogno di ricaricarsi nella quiete della campagna umbra. Come le altre sue abitazioni anche questo casolare ha la porta sempre aperta. A varcarla un piccolo mondo della cultura internazionale che si è ritrovato ad avere un punto di riferimento tra Todi e Orvieto: Beverly Pepper, Ben Gazzara, Enzo Siciliano, Peter Stein, Jane Kramer, Stephen Ward, Carone, Kulakov, Messeguè. “Incontri assolutamente informali e senza sconfinamenti nella mondanità”, alcuni raccontavano allora. Incontri come laboratorio di idee, sintetizzavano altri. La bottiglia incendiaria arrivata dal buio provoca pochi danni, ma tanto rumore. Per la popolarità del bersaglio, per l’ambiente in cui si muove e, soprattutto perché non si trova un movente specifico.” Mio padre era ebreo, cattolica la famiglia di mia madre; io non sono mai stata minacciata per questioni raziali o religiose” spiegò conversando con alcuni suoi colleghi. Aggiunse: “non ho nemici per la mia attività e non so dare un significato a questo gesto. Probabilmente è solo teppismo fine a sé stesso”. Di sicuro la bomba incendiaria non ha cambiato di una virgola la sua vita; il suo ultimo lavoro “Giudei” è della primavera scorsa. Contemporaneamente alla ipotetica pista antiebraica ne affiora un’altra altrettanto ipotetica. Ad Avigliano Umbro Giulio Rapetti, il grande Mogol, sta per aprire il Cet, la scuola europea per cantautori che ha realizzato nella frazione di Toscolano con un corposo investimento economico e ricadute positive per una buona fetta di quel territorio. Una realizzazione che, nel tempo, ha però suscitato polemiche e scontri tra favorevoli e contrari fin dentro il consiglio comunale. È il sindaco Emilio Egizi- che ha sostenuto il progetto di Mogol- a battere questo tasto. Il riassunto dell’opinione che espresse allora:” l’incendio dell’auto della signora Servadio è probabilmente il gesto isolato di un qualche balordo, ma potrebbe essere anche figlio di quel clima di diffidenza che è serpeggiato da quando Giulio Rapetti ha esposto le sue intenzioni “. Insomma una Molotov contro un mondo percepito come corpo estraneo. Il colpevole non è stato identificato, le indagini si sono arenate per mancanza di movente e di indizi, da anni la scuola di Mogol va a gonfie vele, Gaia Servadio – che venerdì è deceduta a Roma all’età di 83 anni- ha continuato a scrivere libri di successo e a presentarli anche al Festival di Todi, visto che il rapporto con l’Umbria non si è mai interrotto. Sandro Pertini l’ha insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica. Giorgio Napolitano l’ha promossa Commendatore. La prima delle sue tre figlie è l’ex moglie del premier inglese Boris Johnson. Che non le era mai piaciuto.
La vendetta del kanun e l’omicidio giustificato
Il Kanun è un’antica legge non scritta che giustifica anche l’ omicidio quando è vendetta per un congiunto morto ammazzato. Ed è proprio per un delitto avvenuto a Gualdo Tadino che riferimenti a questo sanguinario codice d’onore albanese sono diventati parte sostanziale di un provvedimento giudiziario. Infatti, ad un giovane immigrato dall’Albania coinvolto nell’ omicidio di un suo connazionale , scontati 14 anni di carcere, è stata accordata una protezione internazionale che lo mette al riparo dal Kanun. Non era mai successo prima. Non quando vennero falciate dal piombo di loro connazionali sette persone, tutte intorno ai trenta anni, coinvolte nelle faide tra gruppi di Tirana in guerra per avere il controllo del traffico della droga, degli esseri umani e della prostituzione a Perugia. Regolamento di conti in poco più di due anni sul finire del secolo scorso. Il ventisettenne Alfred Gega, detto Fredi, considerato il capo della comunità di immigrati , viene accollato a morte davanti al bar della stazione di Gualdo Tadino il giorno di Natale del 2002. Era con un amico. Li circondano in sette, bastoni e lame. Fredi rimane sull’asfalto. Clarim Dedushi, caricato sull’ambulanza, è grave, ma si salva. Gli aggressori sono identificati dai carabinieri. Sono muratori come le loro vittime. Avrebbero agito per il pugno con il quale qualche ora prima Freddi aveva colpito uno di loro. L’esecutore materiale , che è latitante, è individuato in Elvis Ndoja , In primo grado gli danno 22 anni di carcere. La pena definitiva per uno dei più giovani è di 14 anni. Saldato il conto, ha un problema. Teme che per il codice del Kanun qualcuno si incarichi di fargli pagare con la vita la morte di Alfred Gega, anche se le carte processuali non gli danno la responsabilità diretta dell’omicidio . Chiede per questo all’autorità italiane che sia ammesso alla protezione sussidiaria che è una particolare forma di asilo politico prevista dalla Costituzione. La legge prevede che siano le commissioni territoriali ad istruire le partiche relative e a dare il parere definitivo. La sua richiesta è bocciata. Presenta ricorso alla Corte d’Appello che gli dà ragione perché, “ il reclamante ha sufficientemente documentato l’attuale pratica della vendetta di sangue secondo il codice consuetudinario detto Kanun particolarmente diffusa nelle zone del nord dell’Albania”. La sentenza spiega che il codice della vendetta attribuisce ai famigliari della vittima di un omicidio due possibilità di risposta : l’eliminazione dell’ assassino; tenerlo prigioniero in casa e cancellarlo socialmente. E annota: “ nell’ordinamento albanese non ci sono norme speciali per contrastare il diffuso ricorso alla vendetta di sangue e la polizia non riescono, a tutelare i cittadini dalle uccisione perpetrate in nome del Kanun”.L’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa ha raccolto questa dichiarazione di Paolo Cogni, docente dell’Università di Macerata e difensore dell’albanese : i contenuti di questa sentenza hanno una rilevanza internazionale perché riconoscono come forme di diritto consuetudinario che violano i diritti fondamentali dell’uomo possono essere un valido fondamento per la richiesta di protezione”.
I proiettili del Mostro di Firenze e i bossoli di Perugia
È a Perugia dal 1974 la prova che il mostro di Firenze ha ucciso più volte utilizzando sempre la stessa Beretta calibro 22, Long Rifle, modello 70. Convinzione non condivisa da tutti gli investigatori e non concordi tutti i tecnici che se ne sono occupati, ma che ancora tiene comunque banco nonostante il trascorrere del tempo, più di mezzo secolo. La prova è allegata al fascicolo del processo a carico di Stefano Mele, condannato dalla Corte d’Appello umbra, dopo un rinvio dalla Cassazione, per aver assassinato la moglie e l’uomo di una sua relazione segreta, a Castelletti di Signa nel 1968 : seminfermità mentale, quattordici anni. Un fatto di sangue che per un lungo periodo è stato ritenuto il primo della serie e , di conseguenza, viatico per la cosiddetta pista sarda alla quale un giudice, Mario Rotella, metterà fine il 13 dicembre 1989, quando sono trascorsi quattro anni dall’ultimo duplice omicidio che in tutto sono stati contati fino a otto. Leggi tutto…
Processo penale telematico : in Umbria troppe criticità.
Sergio Sottani- Procuratore Generale-Il processo penale telematico in Italia continua a essere un progetto ambizioso che, pur nella sua necessità di modernizzazione, si scontra con realtà tecniche e operative tutt’altro che perfette. La piattaforma “App”, sviluppata dal Ministero della Giustizia, era destinata a rivoluzionare la gestione degli atti processuali e l’iscrizione delle notizie di reato da parte della magistratura. Tuttavia, sin dal suo debutto, ha sollevato non poche difficoltà. Criticità più volte evidenziate anche dagli Uffici giudiziari requirenti del Distretto umbro e ribadite ieri mattina nel corso di una riunione su piattaforma teams organizzata dal Procuratore Generale di Perugia e alla quale hanno preso parte tutti i Procuratori umbri e i magistrati dei rispettivi Uffici. A partire dal 1° aprile scorso, infatti, tutto doveva essere a regime. Leggi tutto…
TUTTE LE INSIDIE DEL WEB, LE MAFIE ALL’ATTACCO DEI DATI
-ACN, DNA e Procure insieme per la cybersicurezza (la nota integrale della Procura generale di Perugia)-
Negli ultimi anni si è registrata una crescita significativa degli attacchi informatici. Secondo il recente rapporto Clusit 2025, nel corso del 2024 gli incidenti cyber sono aumentati a livello mondiale del 27,4%, mentre in Italia l’incremento è stato del 15,2%. Il nostro Paese rimane uno dei bersagli principali, concentrando circa il 10% degli attacchi totali, tuttavia con una distribuzione della gravità più favorevole rispetto alla media mondiale, grazie a una minore incidenza di attacchi ad impatto critico (9% contro il 29% globale) e un maggior numero di episodi con impatto medio. Leggi tutto…
Perugia, Andrea Prospero : istigato al suicidio, aiutato a morire
UN ARRESTO E UN INDAGATO. La nota integrale della Procura della Repubblica di Perugia: le indagini della Polizia Postale e della Squadra Mobile coordinate dal procuratore Raffaele Cantone e dall’aggiunto Giuseppe Petrazzini. Un arresto, un indagato. Possibili sviluppi.
Questa mattina, personale della Polizia di Stato di Perugia ha dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal G.I.P del Tribunale di Perugia nei confronti di un l8enne, cittadino italiano residente a Roma, ritenuto responsabile del reato di istigazione o aiuto al suicidio ai danni dello studente universitario, trovato privo di vita lo scorso 29 gennaio – presso un appartamento in via del Prospetto a Perugia. La scomparsa del 19enne era stata denunciata il 24 gennaio dalla sorella, anche lei iscritta al1’Università di Perugia.
Il giovane, studente fuori sede al primo anno di Informatica, aveva fatto perdere traccia di sé a breve distanza temporale dalla sua uscita da un ostello dove alloggiava, avvenuta intorno alle ore 10 e mezza della mattina del medesimo giorno. Leggi tutto…
Sessantacinque anni fa l’apertura della sede regionale della Rai in Umbria
Il 3 ottobre 1959 con l’apertura della sede regionale in via Baglioni a Perugia la Rai avviò la stagione del decentramento territoriale che, con l’istituzione delle regioni nel 1970 e la conseguente riforma del servizio pubblico radiotelevisivo del 1975 avrà nuovi e decisivi impulsi. Dopo sessantacinque anni questa stagione, con caratteri e modalità ovviamente diversi da quegli anni decisamente pionieristici, continua spesso anticipando quelle trasformazioni tecnologiche che stanno cambiando la professione giornalistica e i contenuti delle altre produzioni. Sessantacinque anni che vanno dal nastro magnetico – con gli studi radiofonici di Perugia appendice di quelli romani- alla digitalizzazione dell’informazione e degli altri contenuti destinati alla diffusione locale come a quella nazionale. Leggi tutto…
I delitti di Alleghe ,il carcere di Perugia, la grazia di Pertini
Nel carcere femminile di Perugia, il 10 gennaio 1981 arriva con un provvedimento di clemenza del presidente della repubblica Sandro Pertini l’ultimo atto dei misteri di Alleghe , cinque omicidi avvenuti tra il 1933 e il 1945, due dei quali furono considerati suicidi, casi irrisolti per un tempo lunghissimo. Solo negli anni Sessanta, dopo un’inchiesta giornalistica di Sergio Saviane e le indagini sotto copertura del brigadiere dei carabinieri Ezio Cesca, si scoprì che c’era un filo rosso che collegava tra loro quelle morti, che c’erano più mani assassine e un unico movente : tre persone furono condannate all’ergastolo e una quarta ebbe trenta anni di cui sei condonati per la collaborazione con gli inquirenti. Tra gli ergastolani, Adelina Da Tos che carcerata nel capoluogo umbro, fu, appunto, graziata dopo aver scontato più di venti anni della pena che le era stata inflitta. L’accusa: concorso nell’omicidio di una sua cognata. Probabilmente l’anello debole della serie omicidiaria che dalla tranquilla cittadina del comprensorio dolomitico in provincia di Belluno è deflagrata in decine di pubblicazioni e ha conquistato posizioni negli annali dei grandi fatti di cronaca nera. A Perugia la donna racconta poco e parla con sofferenza del passato con le compagne di detenzione . Leggi tutto…
“La Rai in Umbria” : aneddoti e curiosità dietro le quinte dal 1959
di ALLAN FONTEVECCHIA
110 personaggi, da Biagio Agnes a Sergio Zavoli, da Maurizio Costanzo a Paolo Valenti, dai giornalisti, tecnici e impiegati della prima sede inaugurata il 3 ottobre 1959 in via Baglioni, a quelli che nel complesso di via Masi, sempre a Perugia, dal 1981 hanno potenziato il radicamento sul territorio e, decenni dopo, l’hanno coltivato con la rivoluzione digitale. Sono oltre sessanta anni di storia del servizio pubblico radiotelevisivo quelli che raccontano, con fatti rilevanti, aneddoti sconosciuti e curiosità inedite , il giornalista Alvaro Fiorucci e il regista Gino Goti nel libro “ La Rai in Umbria”, pubblicato da Morlacchi Editore . Ecco, dunque, Claudio Villa che arriva rombando per corso Vannucci e non si toglie la tuta da motociclista neppure per registrare il suo programma. Ecco, ancora, i retroscena delle sfide di Todi e Gubbio a “Campanile sera” condotto anche da Mike Bongiorno ed Enzo Tortora. Leggi tutto…