L’ultima volta l’hanno visto al lago Trasimeno prendere il largo con un motoscafo il pomeriggio del 9 ottobre 1985. Cinque giorni dopo il corpo senza vita è stato ripescato al molo di Sant’Argangelo di Magione. Indagini subito chiuse ipotizzando l’annegamento per disgrazia o a seguito di suicidio. Diciassette anni dopo il pubblico Ministero Giuliano Mignini ha riaperto l’inchiesta ipotizzando che il medico perugino sia stato ucciso e che ci sia stato uno scambio di cadaveri per occultare i collegamenti tra l’omicidio e i delitti del Mostro di Firenze. Una ventina di persone sono finite sotto inchiesta per vari reati: omicidio, associazione a delinquere, soppressione di cadavere ecc. Sono stati tutti prosciolti dal gup Paolo Micheli con diverse formule. La Corte di Cassazione ha confermato per i maggiori imputati la non sussistenza del reato di associazione a delinquere, ha stabilito in molti casi l’estinzione di altri reati ( false dichiarazioni al pm, intralcio delle indagini ecc.) per prescrizione, prescrizione sussistente anche per pochi pachi rinviati all’esame del Tribunale di Perugia. Alfredo Brizioli che ha rinunciato alla prescrizione è stato definitivamente prosciolto da ogni accusa. Resta agli atti un’archiviazione nella quale la morte del medico è attribuito ad un omicidio ad opera di ignoti. Le nuove indagini, concluse senza colpevoli e per la gran parte delle ipotesi senza reati sono durate un decennio. Complessa vicenda giudiziaria ricostruita in “48 small- il dottore di Perugia e il mostro di Firenze ” di Alvaro Fiorucci.