La messa del “giusto” che ha sforato il secolo
Dice messa ogni giorno nella casa dove vive, ospite delle sorelle Baldicchi, Antonietta e Giovannina, laica e pia la prima, suora e ottima cuoca la seconda. Con loro commenta le Sacre Scritture, e, a volte, le notizie che ha ascoltato alla radio. Spesso c’ è Don Giancarlo Lepri , parroco del Duomo che gli fa compagnia . Se lo invitano celebra anche in Chiesa, ma ci deve essere una qualche occasione di riguardo. Come nel giugno scorso quando era sull’altare maggiore del Duomo con il giovane vescovo Domenico Cancian per una messa solenne. Quella officiata per il settantasettesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale . Monsignor Beniamino Schivo che di anni ne ha compiuti 100 , anche quel giorno, ha fatto ,spedito, la sua parte di prete servente e qualcosa di più: ha preso la parola per dieci minuti di omelia improvvisata , riversata a braccio nel microfono, scandita con chiarezza e determinazione:”chiudiamo sereni ogni nostra giornata con in testa gli impegni del giorno dopo”. Insomma la vostra missione continua, ma anche la mia :non è questione di età. Nato per caso nel 1910 a Gallio nel Veneto contadino e povero – Tanto povero che quando aveva introno a due anni la sua famiglia fu costretta ad emigrare insieme con tante altre altre famiglie. Per lavorare nei boschi e cavare carbone e metere insieme un po’ di pane e di companatico . Dopo l’attentato di Sarajevo , 1914 , gli Schivo come tanti altri italiani furono internati dagli astro-ungarici. Quattro anni dopo il ritorno a Gallio, provincia di Vicenza, diocesi di Padova. Ha 13 anni quando incontra un vescovo dai modi spicci, Carlo Liviero, che di quel paese tra la Longara e le Melette era stato parroco. <<Se vuoi farti prete trovati domani alla stazione di Rovigo per le otto, ti porto con me a Città di Castello, in Umbria>>. Gli occhi celesti di Beniamino Schiavo si illuminano quando ripete queste parole, perché è da questa frase che è cominciata la sua avventura di sacerdote che , varcato il secolo ,è ancora lì a dir messa, risoluto e deciso come sempre..<<Non ci sono segreti o ricette per battere il secolo, è un disegno di Dio e …..anche un po’ di fortuna>> dice sorridendo della sua longevità. <<Siamo stati fortunati anche nel 1944 quando ho sottratto alle caccia dei nazifascisti la famiglia di Paolo Korn che sono ebrei tedeschi. Lui l’ho mandato in una casa sull’Appennino a Bocca Serriola dentro una forra che anche i cani si sono arresi. La moglie e la figlia le ho nascoste prima dalla suore in alta montagna, poi quando le monache hanno avuto paura dei rastrellamenti, le ho fatte spostare in forno lì vicino, e in fine le ho messe in un altro convento, dagli Zoccolanti, travestite da suore . Abbiamo rischiato, è andata bene:qualche giorno dopo sono arrivati gli alleati>>. Per aver salvato queste tre vite Beniamino Schivo è dal 1986 “un Giusto tra le Nazioni” e nel “Giardino dei Giusti” in Israele ha piantato il suo albero.<<La piccola, Ursula, che ha fatto la modella sta in America, mi scrive e spesso viene qui a vedere come stò. Anch’ io sono andato a New York una volta.>>.Nel 2008 il presidente della repubblica Giorgio Napolitano gli ha consegnato la medaglia d’oro al valore civile. <<Che cosa ricordo con più piacere? Ricordo una lunga vita, è tutta la vita che è bella non solo un momento o l’altro. Non bisogna sprecarla, non tenersela per se, ma aprirla all’ascolto e ai bisogni degli altri. Così questo grande dono si apprezza di più. Questo ho insegnato e continuerei ad insegnare ai seminaristi >>. I Seminari,il suo campo d’azione prediletto,ne ha diretti due, ad Assisi e a Città di Castello, formando decine di sacerdoti, ritornano anche divagando sull’attualità. Per esempio la pedofilia. << E’ una grave ferita, una grande sofferenza. La chiesa, ce lo insegna la storia, è una nave che vince sempre il mare grosso perché ha una guida ferma e un approdo certo. Saprà anche stavolta trovare la rotta.>>. Suggerimenti? << Attenzione, prevenzione e più severità nei seminari>>.
Nota: la storia è stata pubblicata sul “Venerdì di “Repubblica” il 30 luglio 2010.