Umbrialibri e i panini con la porchetta
L’edificio di UmbriaLibri appare (non è detta che sia proprio così, ma, appunto, così appare) costruito su due piani senza una scala interna che li colleghi: due piani separati. C’è il piano nobile e c’è lo scantinato. Nel primo, va da sè, ci stanno i grandi nomi, i grandi libri, i grandi editori. E’ il piano dei fiori all’occhiello: c’è questo e c’è quello, c’è la fila, i teatri sono pieni. Fiore all’occhiello per i promotori, per gli organizzatori, per i finanziatori e gli amministratori pubblici e per gli sponsor privati. E’ il piano della passerella sulla quale a tutti piace stare ed è giusto che ci sia. Nell’altro piano, lo scantinato, ci sono i piccoli editori nostrani, gli scrittori nostri, i titoli di casa nostra che in libreria, se ci vanno, li trovi in genere nel posto più infame e meno transitato. E messi di costa che ingombrano meno, disturbano meno, poverini non si vendono neppure. Tanto chi li compra?Il piano nobile è il luogo dello spettacolo, per fortuna gratuito, della letteratura, degli scrittori da migliaia di copie, dell’incontro, del volano della cultura alta (?), dello scambio (?) degli ospiti nel qualificato parterre, in genere sempre quello e in genere sempre plaudente perché se non c’è il battimani per questi qui, allora buonanotte. Si può dire che l’offerta non è ricca con un programma come questo?. Non si può dire di fronte allo schieramento di partenza: Francesco Cordio, Andrea Camilleri, Daniele Silvestri, Loris Nadotti, Luciano Violante, Franco Cordelli, Arnaldo Colasanti, Andrea Pennacchi, Milena Agus, Alberto Asor Rosa, Chiara Valerio, Anna Maria Farabbi, Sandra Petrignani, Carlo De Amicis, Angelo Guglielmi, Rosa Matteucci, Filippo La Porta, Pietro Clemente, Carlo Donolo, Goffredo Fofi, Piergiorgio Giacchè, Carmine Donzelli, Ercole Sori, Renato Covino, Pino Aprile, Carlo Antonio Gnoli e Luigi Cimmino, Giuseppe Campos Venuti, Federico Oliva, Franco Marini, Catiuscia Marini, Roberto Esposito, Massimo Donà, Roberto Gatti, Sergio Givone, Toni Negri, Maurizio Franzini, Mauro Agostini, Massimo Mucchetti, Vincenzo Paglia, Riccardo Iacona, Paolo Rossi. No, non si può dire: tanto di cappello. Un problema però c’è: e la sinergia con la piccola editoria locale?. C’è, c’è, verrà spiegata con argomentazioni convincenti. Ma, dalle prime sbirciate dal buco della serratura del piano nobile, appare, se effettivamente c’è, coperta dalla nebbia delle logiche (giuste) di mercato. Sono autori ed editori di grandezza per lo più incommensurabile con gli autori e gli editori umbri (UmbriaLibri?) e pieni di ribalte alle fiere, nelle tv e nei giornali, che nella sostanza sono qui per regalarci momenti di intrattenimento più che per ragioni di cassetta. E mentre loro intrattengono, è ovvio, i titoli, che ne fanno personaggi globali. oscurano i titoletti locali: nell’informazione e nelle librerie. E’ giocoforza, le cose vanno così. Nello scantinato, sotto molto sotto, questo appare, ma forse non è proprio così, ci sono gli editori umbri che espongono la loro mercanzia in arnie di poco agevole accessibilità. E promuovono i loro titoli con varie iniziative, in genere costrette al sottotono e in genere frequentate da rari passanti che ci si imbattono. Perché la promozione costa e i costi sono una cosa seria, vanno contenuti e gli sponsor non si fanno sotto se il ritorno chissà se c’è. Allora manifesti per i nomi che non ne hanno bisogno, locandine per quelli che ne avrebbero bisogno eccome. Un altro mondo lo scantinato. Un mondo che sembra soffrire di immobilità pur nella ricca produzione che lo anima e nei fermenti che cercano di salire, se non al piano nobile almeno al mezzanino. Infatti resta fermo e si arrabatta per vivacchiare. Giocando, per dirne una, da una vita la stessa partita dei volumi a circuito chiuso (arte, monumenti, turismo, archivi, storia) che affrontano il mercato sperando nel gesto di grazia di enti, associazioni, banche e fondazioni: l’acquisto di un bel volume da regalare a destra e a manca per Natale non si nega a nessuno. E’ un business piccolo piccolo piccolo, sempre più piccolo per le condizioni pietose della finanza locale, ma è pur sempre un canale aperto per un qualche (necessario) profitto. Comunque è più un lavoro da stampatori eccelsi che da editori duri e puri. Con la letteratura nelle sue diverse declinazioni la distanza dal piano nobile appare ancor più incolmabile. C’è un ostacolo serio, oggettivo, forte che – c’è da augurarselo – UmbriaLibri saprà ben individuare e affrontare indicando soluzioni a chi di dovere. Di questo ostacolo sappiamo il nome. Si chiama distribuzione. La distribuzione, foss’anche per la sola Umbria (ma dovrebbe essere ovviamente nazionale) richiede investimenti davvero consistenti, dei veri e propri salassi economici. E da quando il governo ha deciso di togliere gli sconti per le spedizioni postali ancora di più, trapianti finanziari, altro che salassi. Allora la distribuzione è ridotta all’osso, a poche librerie, sottocasa, se possibile. E non si può farne una colpa agli editori. Se pubblicano un autore poco conosciuto nella città, fuori città, non andiamo oltre per carità di patria, che garanzie hanno di rientrare con le spese. Sono imprenditori, fanno bilanci, non possono svenarsi al buio. Ed è giusto che non si svenino. E’ giusto che tirino copie l’indispensabile atto di presenza. E’ meno giusto che questi editori e i loro autori siano costretti in questo recinto. Necessario appare, dunque, che eventuali finanziamenti pubblici o eventuali investimenti privati siano più orientati a rompere il muro che blocca la distribuzione e un vero cimento con il mercato che sarà difficile, in ritirata, in restringimento, ma mercato è. C’è bisogno di investire negli ospiti che popolano il piano nobile (per la cultura e per il fiore all’occhiello di cui si è detto), ma c’è, allo stato dell’arte, la necessità di contemperare gli investimenti (in particolare quelli pubblici) anche per chiudere lo scantinato. E’ una questione di distribuzione, scusate il bisticcio di parole, delle risorse. Almeno su questo battono alcuni dei più decisi a guardare che aria tira oltre il loro naso. Risorse per uscire dal recinto: un marketing meno timido, una presenza di titoli più diffusa, una promozione meno lasciata al fai da te, una cinghia di trasmissione che colleghi i due piani di UmbriaLibri, perché no? I primi passi?Passetti: si trovi un accordo con le librerie (intanto quelle umbre) perché l’editoria locale esca dal confino, con spazi più dignitosi e di maggiore visibilità; si salga sul treno delle Sagre (che pure ricevono finanziamenti pubblici) che sono centinaia. In ogni sagra uno stand dell’editoria umbra. Tra i panini con la porchetta? Sì, tra i panini della porchetta purché le acque siano più meno stagnanti. Aspettando che ci sia un travaso tra scantinato e piano nobile che è cosa necessaria, ma più complessa.