Riciclaggio:i bot della criminalità organizzata
Non solo dalle attività criminali all’ economia pulita. C’è un flusso di denaro pulito che va in direzione di affari sporchi di varia gradazione. L’inversione di rotta è il sospetto che muove un’inchiesta della Squadra Mobile di Perugia coordinata dal sostituto procuratore Manuela Comodi che vede tre imprenditori indagati e una serie di società immobiliari e del settore ricettivo, alcune banche e studi professionali, perquisiti armadio per armadio,cassetto per cassetto. E un malloppo di parecchi milioni di euro che le indagini hanno messo sotto il microscopio del codice penale. Gli affidatari del denaro-prodotto in Umbria e destinato a moltiplicatori criminali da classificare- sarebbero alcune famiglie della ‘ndragheta che a Perugia avrebbero terminali di fiducia. Terminali che hanno fatto fortuna dopo essere stati spediti nell’Italia Centrale a lavare capitali accumulati illegalmente infiltrandoli nell’economia legale. Buoni, adesso, per compiere l’operazione inversa: sporcare risorse economiche e finanziarie per far lievitare i profitti dei loro possessori, irreprensibili e rispettabili imprenditori dalla solida liquidità. Investimenti di tipo nuovo,dunque. Qualcosa tipo acquistare bot atipici emessi dalla criminalità organizzata che garantirebbero profitti più che accattivanti. Dietro a questa ipotesi investiga della Procura perugina gli agenti della Squadra Mobile, hanno percorso, nelle ultime settimane, parecchie centinaia di chilometri a caccia di documenti e altri riscontri. Da Napoli a Belluno, passando per Roma e insistendo su un paio di società umbre.Sulla scrivania del magistrato c’è un fascicolo nel quale si ipotizza a carico di una serie di personaggi il reato di riciclaggio e di frode fiscale. Tra i provvedimenti di perquisizione firmati da Manuela Comodi, uno ha riguardato la sede romana della ” Fondazione Italiani nel Mondo” che ha tra i soci fondatori Nicola Paolo Di Girolamo, ex senatore del Pdl che, il 17 settembre scorso, ha patteggiato una condanna a cinque anni di reclusione per riciclaggio e violazione della legge elettorale con aggravante mafiosa.Tutto questo avviene mentre è ormai storia che il riciclaggio di capitali sporchi è il passaggio attraverso il quale la criminalità organizzata costruisce i suoi insediamenti nell’economia pulita.L’Umbria- a secondo un recente rapporto dei servizi segreti- è tra le cinque regioni di convergenza degli interessi finanziari della ‘ndrangheta e delle altre mafie.Il 2010 è stato l’anno che ha chiuso il tempo del rischio e ha aperto quello della presenza stabile nei settori immobiliare-commerciale e turistico. C’erano infatti capitali della mafia in alcune abitazioni sequestrate dalla Dia di Palermo a Terni e della ‘ndragheta con il 50 per cento delle azioni in un complesso alberghiero di Amelia. Bene messi sotto sequestro dalla magistratura. In provincia di Perugia sono stati scoperti fabbricati e appezzamenti di terreno che dei prestanome controllavano per conto di una cosca di Agrigento che aveva investito in diverse zone più di un miliardo e mezzo.Alla camorra sono stati sequestrati invece alcuni distributori di carburanti:parte dei profitti del contrabbando del petrolio-un giro da 16 milioni-erano finiti anche questi in provincia di Perugia. A luglio al clan dei casalesi furono bloccati beni per un miliardo:in Umbria-una piccola parte- terreni in particolare.