Lavoro nero,morti bianche e la fame del crimine
La Uil ci dice che in Umbria il 59,4 per cento delle aziende prese in esame per un lungo periodo, cinque anni, utilizza (ricorre a man bassa) al lavoro nero. In altre parole allo sfruttamento,alla cancellazione dei diritti dei lavoratori, a una consistente evasione fiscale e contributiva. In altre parole: calpesta le regole e incamera lucrosi profitti illegali. E siamo in Umbria terra dove più che in altre regioni è evidente e purulenta la piaga degli infortuni sul lavoro (con un altissimo costo di vite umane) , dove –dicono coloro che tengono questi conti ai quali si presta troppo poca attenzione- è ricorrente e sempre più sospetto il ricorso agli appalti al massimo ribasso, soprattutto per le commesse di un pubblico sempre più anemico di diponibilità economiche. E siamo in Umbria terra che si apre, come una prateria invitante e poco difesa , alla marcia trionfante dei capitali che la malavita organizzata (mafie italiane e mafie straniere) trasloca da queste partita con i mezzi della finanza e dell’impresa apparentemente pulita e invece frequentemente sono mezzi che sanno di droga e di traffico e sfruttamento degli esseri umani, di pizzo riciclato. Cose che fanno notizia, ma non più di tanto. Che destano reazioni, ma non più di tanto. Che c’entra con il lavoro sommerso monitorato dalla Uil? Già non si sa che c’entra. Per il momento ce lo possiamo immaginare. La sorpresa per qualcosa di concreto forse ci sarebbe se si incrociassero dati di per se diversi e terra-terra:sommerso,evasione fiscale,appalti al ribasso,proprietà delle imprese. Ci si può scommettere:si troverebbero nomi o, meglio, prestanome, ricorrenti nei diversi capitoli di queste storie diverse. E se la scommessa venisse persa,pazienza, si sarebbe comunque alzato un argine. Si sarebbe fatta chiarezza in quei fenomeni di sospetta matrice criminogena che appaiono come una galassia di fatti di lettura non chiara che ogni tanto l decanta materiali solidi sottoforma di inchieste giudiziarie che ipotizzano il reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di quei reati che di certo portano ad arricchimenti senza spiegazioni evidenti, se non illeciti del tutto.Torniamo comunque ai dati della Uil che già da soli ci dicono molto sui tempi che corrono. Oltre 1,2 milioni di lavoratori risultati irregolari nelle aziende ispezionate negli ultimi 5 anni; di questi il 47,2% (pari a 581.360 lavoratori) e’ stato scovato completamente in nero. Mentre la percentuale di aziende irregolari sul totale di quelle ispezionate e’ risultata pari al 61,7%: in valori assoluti si tratta di 854.732 aziende. Sono i dati contenuti nel secondo rapporto della Uil sul lavoro sommerso elaborato dal Servizio politiche territoriali e del lavoro guidato dal segretario confederale Guglielmo Loy e realizzato sulla base dei risultati delle ispezioni condotte, da gennaio 2006 a ottobre 2010, da ministero del Lavoro, Inps, Inail ed Enpals. Dall’analisi delle ispezioni effettuate a livello territoriale – riferita alla sola attivita’ ispettiva condotta dal ministero del Lavoro – da gennaio ad ottobre 2010 emerge che, ”a differenza di diffusi luoghi comuni, questo fenomeno non e’ prevalentemente radicato nel Mezzogiorno”. Secondo lo studio, infatti, tra le Regioni con il piu’ alto tasso di aziende irregolari tra quelle ispezionate quattro su cinque sono presenti nel centro-nord: Liguria (73,1%), Lombardia (63,9%), Marche (62,9%), Campania (il 59,8%) e Umbria (il 59,4%). Cosi’ come la piu’ alta percentuale di lavoratori in nero rispetto all’occupazione irregolare trovata nelle aziende ispezionate e’ stata riscontrata prevalentemente nel nord. Oltre alla Campania dove si concentra la piu’ alta percentuale di lavoratori in nero (il 70,8%), si trovano, infatti, l’Emilia Romagna al 55%, il Friuli Venezia Giulia al 46,1%, il Molise al 44,7% e la Liguria al 44,2%. I dati ”confermano che il lavoro irregolare e’ una vera e propria metastasi del sistema economico e produttivo”, afferma Loy, ricordando che nel precedente rapporto si stimava che il ‘fatturato’ dell’economia sommersa, nel 2009, fosse arrivato a 154 miliardi. ”Ci sono le condizioni per far si’ che il 2011 possa essere l’anno della lotta al sommerso e all’evasione”, aggiunge Loy: ”Solo riportando a livelli fisiologici il tasso di lavoro irregolare sara’ possibile creare un contesto positivo al dibattito sulla quantita’ e qualita’ del lavoro, sul rapporto tra stabilita’ e flessibilita’, sulla necessita’ di incentivare le imprese a creare posti di lavoro stabili e utilizzare, senza abusarne, tipologie di lavoro non standard che, pur essendo forme ‘regolari’, cioe’ non illegittime di lavoro, non sempre rispondono alle regole.