La giustizia,il giustizialismo e i tempi correnti
Il <<giustizialismo>> c’è quando la giustizia diventa esercizio di parte di un potere senza regole e quindi senza rispetto dei doveri e dei diritti delle parti in causa. Meglio: solo una parte stabilisce e impone la norma. Una non-giustizia,in altri termini. Juan Peron è stato al potere in Argentina sorretto da un movimento politico che ha fatto del giustizialismo (l’eliminazione anche per una surrettizia via giudiziaria a senso unico degli oppositori e dei portatori di un pensiero diverso) la sua cifra storica tanto da guadagnarsi l’attribuzione del conio del termine. In Italia, recentemente, anni ’80 del secolo scorso, chi ha protestato per una giustizia che diventa giustizialismo lo ha fatto perchè i maxiprocessi contro i boss mafiosi e i loro fiancheggiatori politici gli sono apparsi creature giuridiche affette da un gigantismo insidioso e di difficile controllo con gli strumenti procedurali stabiliti per processi che maxi non sono. Chi,poi, ha parlato di giustizialismo ai tempi di <<mani pulite>>, anni ’90, lo ha fatto sia per il gigantismo dei procedimenti che per connotare comunque , e quindi sempre, negativamente l’esercizio dell’azione penale (e poi il giudizio terzo) rispetto ai reati propri della degenerazione politica. Ai giorni nostri l’accusa di giustizialismo è rivolta allo stesso modo ai quei magistrati che aprono fascicoli o emettono sentenze per reati commessi da esponenti politici o da soggetti ad essi prossimi. Accusa che coinvolge generalmente anche coloro che sostengono nelle sedi più diverse l’operato degli organismi giudiziari. E l’imputazione diventa sempre più personale e personalizzata fino a ricondurre l’incompalzione ( che qui è una categoria politica e sociologica) connotabile ad una sola persona, ad una sola parte altra : da oltre un quindicennio,per semplificare, è la questione Silvio Berlusconi, leader e indagato. Chi si oppone al giustizialismo e si astiene dall’emettere giudizi fino a quando la giustizia non ha fatto il suo corso si definisce <<garantista>>. Ossia sostiene che in ogni procedimento giudiziario ci sono fasi, momenti e situazioni con regole proprie. Queste regole, per restare in Italia, sono dettate dalla Costituzione e dai codici. La giustizia non trasmuta il giustizialismo ( e non c’è fondamento per i contrapposti partiti del giustizialimo e dell’antigiustizialismo) se vengono rispettate.Dagli amministratori di giustizia come da coloro che ricevono o chiedono giustizia.Tutti hanno strumenti e garanzie per farlo: le garanzie offerte dal bilanciamento dei potori autonomi previsto nel gioco democratico. La giusizia fa il suo corso.Punto. Un problema di sistema insorge quando chi utilizza il termine giustizialismo e definisce se stesso garantista esclusivamente per dare un pre-giudizio negativo sull’operato della magistratura. O per altro se si è giustizialisti e garantisti a corrente alternata: giustizialisti nei confronti dell’avversario,garantista nei confronti del sodale. E qui entra in ballo un’altra categoria di analisi che è quella del costume-malcostume o, se si vuole, del grado del sentire civile e/o della coerenza intellettuale e culturale. Questo strabismo complesso è una malattia che produce tossine nei meccanismi delle dinamiche della democrazia . In maniera tanto più pericolosa quanto più lo strabismo vede da una parte la magistratura e dall’altra la politica.Rompe (o si vuol rompere) l’equilibro tra i poteri costituzionali, un potere vuol togliere legittimità all’altro. Un paese è sano quando c’è giustizia e non giustizialismo, quando il ricorso all’aggettivo dispregiativo non ha ragione di essere e non viene preso a pretesto. Quando ha come bussola le regole che si è dato fa patrimonio anche culturale del rispetto condiviso delle stesse. E allora si torna alla Costituzione:<<La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva>>. E alla dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo:<< Ogni individuo ha diritto ,in posizione di piena uguaglianza , ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale ,al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri, nonché della fondatezza di ogni accusa penale che gli venga rivolta>>. Allora dov’è, che forma ha, con quali sintomi si manifesta il morbo che fa del giustizialismo un termine di uso comune in Italia? Giovanni Pellegrino e Giovanni Fasanella rispondono ne <<Il morbo giustizialista>> che verrà presentato alle 17,30 del 3 febbraio 2011 all’Università per Stranieri di Perugia.