Il motore spompato della giustizia
I grafici dell’andamento dei fenomeni criminali non registrano perturbazioni particolari rispetto ai tracciati dell’anno scorso. Non inficiano questa sorta di stagnazione dei valori con i quali si misura l’allarme sociale ,alcune tendenze che pure non sono tranquillizzanti , come l’aumento dei reati contro il patrimonio e contro la persona o come il sovraffollamento delle carceri dove i tentativi di suicidio sono stati ventinove . I grafici che tengono banco all’apertura dell’anno giudiziario sono quelli che si riferiscono al funzionamento della macchina. Una macchina che dovrebbe avere un motore che non perde colpi, che non s’imballa,che macina chilometri senza perdere pezzi e bruciare olio inutilmente. Una macchina che arriva puntuale a destinazione come pretendono coloro per conto dei quali la giustizia è amministrata e con integro il suo carico di diritti e doveri. Invece non è così:i grafici ci dicono che la macchina perde colpi e il servizio al quale è chiamata perde ,di conseguenza, consenso e fiducia principalmente per i difetti del suo funzionamento. C’è ad esempio un primo elemento numerico: il dimensionamento- ha ricordato il presidente della Corte D’Appello- Wladimiro De Nunzio- non regge più perché è vero che l’Umbria ha meno di un milione di abitanti ( è su questo parametro che si definiscono strutture e organici) ma è anche pur vero, per quanto riguarda Perugia, che il carico di lavoro extrapopolazione in arrivo con i fascicoli spediti da Roma per inchieste spesso complesse e delicate ( per un’antica competenza territoriale) cambia le carte in tavola , i conti non tornano e spesso il banco salta in termini di tempestività , di durata dei diversi procedimenti penali o civili che siano.<<Fanno sì- dice De Nunzio- che l’effettiva domanda di giustizia nel territorio sia nettamente superiore a quella prevedibile>>.Secondo dato numerico: sulla carta l’organico , è composto da 83 giudici mentre, in realtà, quelli che esercitano concretamente le funzioni sono soltanto 67.Ma i buchi di organico ci sono anche nelle cancellerie,nelle segreterie,nella Polizia Giudiziaria:sono vuoti che affaticano un motore sempre più spompato.Il procuratore Generale Castagliola ha fatto due conti:i nuovi procedimenti penali in un anno sono aumentati in media di 5000 unità così i procedimenti pendenti contro imputati noti sono diventati una montagna di 33.643 fascicoli. Ne sopravvengono più di 25.000; se ne definiscono meno di 22.000. Conclusione: se le cose restano così (negli uomini e nei mezzi ma anche nella legislazione) <<l’aumento tendenziale della criminalità non riesce ad essere contrastato efficacemente>>.Altri due conti: ogni anno i giudici di primo grado emettono 5.500 sentenze penali;un gran numero di queste sentenze( il 60 per cento) viene appellato e finiscono in una sezione ad organici dimezzati nonostante fosse previsto un solo presidente e cinque consiglieri.Commenta Castagliola:<< a undici anni dalla riforma de processo nulla è stato fatto per evitare …..l’avvilente fenomeno delle crescenti prescrizioni nella fase di appello>>.E la politica?<Gli interventi del legislatore non sono stati mai ispirati ad una razionalizzazione del sistema penale e di quello processuale,ma sono stati invece provocati dalle spinte emotive sostenute dai mezzi di comunicazione di massa o dalle emergenze sociali del momento>>.Molti reati andrebbero depenalizzati,suggerisce l’alto magistrato. Ma l’Italia-ha osservato a nome dell’Anm il sostituto Procuratore della Repubblica Manuela Comodi- è uno strano paese dove non si fanno le riforme ma si mettono i magistrati e la loro autonomia sul banco degli imputati facendo finta di non sapere che <<gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione>>. E il motore della macchina della giustizia resta lì imballato e ansimante. Si guarda allo specchio e vede riflesso lo stato di una democrazia.