<<48 small>>:il medico di Perugia e il Mostro di Firenze
Dopo un anno abbondante ,questione di giorni, dicono. Questione di giorni per conoscere le motivazioni con le quale l’allora giudice delle indagini preliminari Paolo Micheli ha fatto precipitare in un nulla di fatto,con un generale << non luogo a procedere >> ripetuto per una ventina di indagati ,tutte le accuse portate in aula dal pubblico ministero Giuliano Mignini.Con formule differenziate tra <<perché il fatto non sussiste >> e <<per non aver commesso il fatto>> ,cioè con formule che senza incertezze bocciano con il timbro dell’inconsistenza,almeno allo stato delle conoscenze , sei anni buoni di lavoro investigativo sui rapporti presunti tra la morte del medico perugino Francesco Narducci e i delitti del Mostro di Firenze.Meglio: su una delle due questioni centrali della vicenda che ha avuto inizio l’otto ottobre 1985 e che deve essere ancora conchiusa nel suo lungo iter giudiziario.La questione del presunto complotto ordito allora e –secondo l’accusa, attivo ancora per tanti anni successivi–per sviare le indagini e far emergere una verità di comodo che vede Francesco Narducci annegato nel Lago Trasimeno per disgrazia o per volontà suicidaria.Nessun mistero, niente Mostro, nessuna verità altra da tenere nascosta per il buon nome o per ragioni di cui non si ha contezza. Un complotto che per la Procura della Repubblica di Perugia organizzato e mantenuto in vita con la complicità di familiari, amici,pubblici ufficiali, vertici delle forze dell’ordine. L’altra questione centrale, quella delle cause della morte del medico, ha avuto con un altro procedimento -sul quale anche la Cassazione ha detto l’ultima parola-una sua definizione: c’è stato un omicidio, ma le persone indagate per quel delitto sono state prosciolte da ogni accusa- come ha chiesto lo stesso piemme- dal giudice preliminare Marina De Robertis perché su di loro non è stato possibili trovare prove valide da portare in un processo. Anzi la stessa accusa alla fine si è convinta che i sei indagati erano in effetti completamente estranei. Però l’omicidio c’è stato e prendendo per buono questo dato di fatto l’inchiesta è stata archiviata. E’ il dato di fatto deve essere preso per buono- da punto di vista delle carte,ovviamente- perché il ricorso in Cassazione contro quella archiviazione che contempla un delitto senza colpevoli è stato respinto. Dunque-al momento-omicidio e non disgrazia o suicidio. Omicidio perché? La risposa l’ha cercato il secondo procedimento quello che si è concluso con <<il non luogo a procedere>> di cui si è detto e del quale sono attese le motivazioni. Un’attesa di grande interesse. Primo:perché sarà interessante vedere come la decisione del Micheli si inserisce o confligge con quanto precedentemente stabilito dell’altro giudice che ha archiviato un omicidio e ha ritenuto valide alcune risultanze investigative che si sono travasate nel successivo procedimento che il dispositivo della sentenza sembra aver bocciato nel loro complesso. Secondo: perché sarà interessante l’interpretazione delle risultanze intorno al presunto scambio di cadaveri per avvalorare un annegamento per disgrazia o per suicidio sulle quale si sono confrontati,per le diverse parti processuali, grandi esperti di medicina legale,giungendo a conclusioni inconciliabili.Terzo: perché sarà interessante vedere poi come la pubblica accusa leggerà le ragioni della bocciatura del suo impianto nel ricorso che sicuramente-questo almeno è un accadimento prevedibile con cognizione di causa- il piemme Mignini presenterà in tempi rapidi .Dell’omicidio e del complotto per mascherarlo è convito come quando riaprì il fascicolo che nel 1985 era stato archiviato senza dubbi,sospetti o altro. La morte di Francesco Narducci, scrissero i magistrati di allora,era stata una disgrazia. E lo dissero con tanta convinzione che ritennero superflua l’autopsia. E’ quando l ’esame autoptico venne fatto, quindici anni dopo, che i consulenti dell’accusa dissero che il medico poteva essere stato ucciso per strangolamento perché trovarono l’osso ioide frantumato. E dissero ancora che il cadavere ripescato al largo di Sant’Arcangelo di Magione il 13 ottobre 1985 non poteva essere quello di Francesco Narducci. Perchè? Per tante ragioni scrissero. Una molto banale. Ma forse decisiva. Il cadavere ripescato descritto come irriconoscibile e gonfio con una circonferenza addominale che non poteva trovare spazio in un paio di pantaloni taglia 48 small, la taglia del giovane medico. La taglia dei pantaloni con il quale era stato vestito Francesco Narducci prima di essere adagiato nella bara. La cintura ben tirata sui suoi fianchi stretti e atletici. Da questo dato parte la ricostruzione dell’intera vicenda fatta da Alvaro Fiorucci nel libro da titolo provvisorio di <<48 Small>> che sarà nelle librerie il prossimo autunno.
Sarà di sicuro un libro molto interessante quello scritto dal dottor Fiorucci….spero solo ch ene sarà data la degna diffusione!!!!
Gentile dott.Fiorucci.Anni fa scrissi un libro-inchiesta sul cosidetto “Mostro di Firenze” che nessun editore volle perchè da pochi giorni era stato arrestato Mario Spezi. Il libro era imperniato su un medico di Perugia e un suo carissimo amico pittore che dipingeva i delitti del Mostro di Firenze, ma prima che questi avvenissero.E poi realizzava delle Mostre che si chiamavano “Notti rosse”. ??? Cordialmente Roberto Fiasconaro.Teste chiave nell’indagine Mostro-ter.
presto dovrei essere a firenze per presentare <>. Incontriamoci. Le faccio sapere la data per tempo. saluti.