Morti bianche: le belle parole e il codice penale
Le hanno provate tutte e tutte hanno portato ad una sconfitta:il lavoro continua ad uccidere. Un killer bastardo variamente mimetizzato, variamente favorito,variamente implacabile, beffardamente imprendibile,sconsolatamente inarrestabile. Una classifica via l’altra e il paesotto è sempre lì, primo in classifica. Primo per l’abbondante numero di morti in mezzo alla scarsa popolazione. Primo per le sequenze temporali: a volte anche uno al giorno. Eppure, si diceva,le hanno provate tutte: condoglianze sentite fino alla lacrime e solenni impegni per un futuro senza pianto, protocolli bilaterali,trilaterali, vincoli per gli appalti e per i subappalti dei subappalti, protocolli come cori polifonici,accordi come patti d’acciaio, conferenze stampa a raffica pur sul niente ma buone a marcare un patto, dotti convegni prodighi di consigli chissà se ascoltati, disegni di legge, proposte di legge, leggi discusse,leggi approvate. Talvolta addirittura all’unanimità. Talvolta seguite da tanti chissenefrega e da pochi o punto controlli sugli effetti del chissenefrega che,invece andrebbero controllati. Andrebbero controllati perché tra un chissenefrega e l’altro trova spazio il killer dei cantieri,dei campi,delle fabbriche. Però…Però i controlli sono pochi perché i controllori sono pochi. Hanno pochi mezzi,pochi uomini e pochi soldi da investire per andare a scovare chi fa il furbo con la morte bianca. E allora, giustamente,chissenefrega. Eppure ci sono gli ispettorati del lavoro, ci sono i carabinieri,ci sono i sindacati, ci sono gli stessi lavoratori. Eppure…. Eppure tra il poco che si può andare a vedere e il tanto che si declama o proclama tutto si sfarina. Per tutto si intende prevenzione e limitazione del danno. Le buone intenzioni non servono più. Gli incidi delle vittime sul lavoro sono sempre impressionanti. E non c’è prevenzione che tenga:le poche norme che ci sono appaiono, sono, troppo poche tenute da parte, ai margini del processo produttivo, un ingombro per un un ingranaggio che deve girare senza impicci e perdite di tempo. Chi dice che c’è una situazione dall’allarme e di emergenza dice anche che è una questione di repressione. Un buon controllo,una giusta sanzione,otterrebbero migliori risultati delle buone intenzioni di cui si fanno sfoggio,un gran parlare, un tanto promettere e sottoscrivere. Gli stessi che dicono questo dicono, rischiando di sembrare poco acculturati e poco garantisti, troppo sbirreschi e nientaffatto disposti alla costruzione culturale,dicono che per combattere le morti bianche ci vorrebbe una Procura Nazionale contro gli infortuni sul lavoro. Sul modello della Procura Nazionale Antimafia che nelle diverse realtà territoriali ha nelle procure dei capoluoghi le Direzioni Distrettuali Antimafia. Il procuratore di Torino Raffaele Guariniello sa bene come vanno certe cose e sa bene come questo tipo di novazione strutturale dovrebbe trovare attuazione. Per fare che? Per occuparsi di tutti quei reati che già stanno scritti nel Codice e magari per gli altri che il legislatore dovrebbe introdurre. Perché’ si può pensare all’omicidio volontario per chi uccide ubriaco alla guida di un auto e non si può prevedere per legge qualcosa di simile per un infortunio tombale ? Dall’inasprimento delle pene per gli omicidi colposi nei cantieri e nelle fabbriche alla riformulazione del reato di omicidio quando la morte arriva sul lavoro per responsabilità di altri, responsabilità accertate, ovviamente. Per farlo con chi? Con più magistrati specializzati (del resto la specializzazione nelle procure si ricerca già per le diverse tipologie di reato) che possono contare su Nuclei di Polizia giudiziaria più consistente e, ancora una volta,specializzati. Insomma bisogna andare a vedere, controllare,avvertire, sanzionare: altrimenti non se ne esce. L’autocoscienza e l’autodisciplina,purtroppo servono a poco. Anzi,lo abbiamo visto, servono a niente. Ma c’è la crisi. Ci sono i tagli. Lo Stato deve risparmiare. E’un esercizio perditempo ipotizzare organici rimpinguati nei palazzi di giustizia e tra carabinieri,poliziotti, guardie di finanza e forze dell’ordine variamente denominate. Certo è così. Per questo il lavoro continuerà ad uccidere. Il Killer è un serial killer. In quanto tale non si ferma. E se non c’è nessuno che gli da la caccia e se la deve vedere soltanto con le belle parole di una tavola rotonda colpirà sempre più spesso. Sempre più dolorosamente.