Ramazzano:una normale indagine ad alta professionalità
Ci saranno giudici che avranno tempo e modo per un giudizio compiuto. Perché sia espressa una verità giudiziaria sovrapponibile (senza varchi d’incertezza o, peggio, divaricazioni) con la verità dei fatti. Ci sono da attendere i tempi che sono tecnici e variabili. Comunque questione di tempi e non d’altro. Intanto si può dire che la caccia e la cattura dei presunti responsabili delle rapine perugine (in genere magri bottini e tanta violenza gratuita e sprezzante, uno stupro e un morto ammazzato) è stato un buon lavoro. Un buon lavoro: una normale indagine senza asprezze e senza clamori. Un buon lavoro: una normale indagine ad alta professionalità. Non esisteva un caso-Perugia quando hanno ammazzato Luca Rosi. Non esiste un caso Perugia per la cattura dei presunti responsabili dell’omicidio. I carabinieri non hanno costruito un teorema investigativo sul quale poi chiedere ai PM di mettere il bollo. Non è questa la prassi, ovviamente. Ma succede, può succedere. I PM, a loro volta, non hanno chiesto al giudice preliminare di dare il via alle manette mettendo sul tavolo pochi spiccioli di elementi indiziari, come talvolta avviene quando i delitti sono particolarmente efferati e la pressione dell’opinione pubblica è più forte della ragionevolezza. Non è questa la prassi, ovviamente. Ma succede, può succedere. Un buon lavoro, perché gli investigatori hanno saputo aspettare, valutare, studiare cose apparentemente slegate per trovare quel filo comune che, questo sì, era evidente che ci fosse, ma di una trama immateriale e scivolosa: la brutalità delle azioni criminose. Che non è un punto di partenza – ma è un elemento da profiler, e il lavoro del profiler richiede tempo. Ma è meglio aspettare che andare alla cieca: romeni, albanesi, gente di un Est troppo vasto, clandestini, precedenti… Trovare un punto fermo da cui partire e poi procedere, magari per cerchi concentrici.Mettiamo che, in questo caso, il punto fermo sia stato trovato in un’autovettura e nel suo possibile occupante. Neanche mezza prova contro, ma il fatto che degli operai dell’Anas l’abbiano vista andar dietro per qualche chilometro al ristoratore al quale poi hanno violentato la madre della compagna e rapinato quello che aveva da essere rapinato, vale tanto, in caso di vuoto indiziario iniziale.Questo primo, debole segnale andava interpretato ed è qui, a questo punto, che sono state fatte scelte felici. Non tutto Ris, non tutto Ros, non solo carabinieri dei comandi territoriali, a cominciare dal provinciale, guidato dal colonnello Angelo Cuneo; non solo analisti dei crimini cruenti. Ma tutti. Tutte le specializzazioni insieme, coordinate dai pubblici ministeri Antonella Duchini, Giuseppe Petrazzini e Mario Formisano. Tutte le tipologie di indagine e non una tipologia che prende il sopravvento sull’altra. Come è avvenuto, purtroppo, a Cogne o a Perugia per Meredith Kercher, soltanto per citare due casi: dove la scommessa sul fattore scientifico è stata la cifra che ha caratterizzato l’acquisizione degli elementi probatori. Acquisizione che ha suscitato più d’una perplessità e che comunque ha innescato discussioni e, talvolta, polemiche. Per restare a Perugia e all’omicidio di Meredith, molti osservatori sostengono – anche se è più facile col senno di poi – che se all’indagine scientifica (DNA, tracce telefoniche, file informatici) si fosse affiancata una maggiore e più incisiva indagine sul territorio (sul campo, per intenderci e del tipo tradizionale), la valutazione delle prove scientifiche portate in aula avrebbe potuto seguire altri percorsi, se non portare ad esiti diversi. Per Ramazzano ogni spunto tecnico aperto alle diverse indagini scientifiche ha trovato una conferma per altre vie. Un esempio. La suoneria del telefonino di Iulian Ghiorghita, secondo il racconto di un testimone, è «Love the way you live» di Eminem. Ora, non basta per farne una prova. La prima impressione diventa prova se c’è un riscontro: e in questo caso il riscontro l’ha dato la compagna dell’indagato, che ha indicato lo stesso brano musicale come suoneria del portatile del suo uomo. E comunque c’è anche una conferma in più. Tecnica, questa volta: l’aggancio alle celle telefoniche. Ovviamente questo è un piccolo tassello e nelle investigazioni di cui si parla di questi tasselli ce ne sono tanti. Ma diventano tali, diventano tasselli, perché ci sono i riscontri. I tasselli vengono riscontrati da un testimone (o più testimoni) che ricordano una certa macchina fare certi spostamenti collegabili ad altri spostamenti. E vengono confermati da chi alle ipotesi della prima ora ha saputo poi dare certezze di altra natura. Un esempio: descrizione della pistola, ipotesi sulla sua provenienza, conferma dal bossolo espulso. Bene dunque l’integrazione tra le diverse competenze, sempre più specializzate, che si trovano all’interno dell’Arma. Bene, si diceva, il giusto peso dato alle indagini tradizionali. E l’esito positivo di questo tipo di indagini, però, si basa su un dato di fatto che val la pena di considerare: la positiva risposta-collaborazione dei cittadini all’intrusione inevitabile del lavoro degli investigatori. In questo caso c’è stata sintonia: sintomo di un tessuto sociale sano, che tiene, che sa dare risposte di civiltà anche di fronte a ferite gravi. C’è poi un ultimo aspetto. Gli inquirenti hanno dato ai mezzi di comunicazione di massa poche notizie, è vero. Ma quelle poche notizie erano l’indispensabile per realizzare cronache decenti. Per tenere informata a sufficienza l’opinione pubblica sull’evoluzione di una storia che l’ha toccata nel profondo. L’indispensabile, si diceva: l’essenziale senza quelle ridondanze buone soltanto per alimentare il dibattito tra esperti da talk show. Non sempre sono necessarie, non sempre sono utili alle indagini. Non sempre è quello che serve a farsi un’opinione consapevole. Profilo basso, ma non censura. Anche questo, forse, è indizio di un buon lavoro.
Bravo Alvaro.
Grazie !
Esasperato dalle “ridondanze” che da troppo tempo riempiono ore ed ore di trasmissioni televisive, in bocca ad esperti di cosa ancora non si è ancora capito, farcite di scenografie d’effetto con tanto di plastici, leggere al termine di questo interessante articolo, che anche un giornalista predica un “profilo basso” è una piacevole sorpresa !
Grazie !