Piccole storie nere:mostro sbagliato,vittime vere
La telefonata arriva da Milano.E’ giovane senza arte e ne parte. Si chiama Stefano Spilotros ha 22 anni e dice di essere Il mostro di Foligno quello che domenica 4 ottobre 1992 ha rapito Simone Allegretti ,cinque anni da compiere, e che per essere certo di averlo ammazzato sull’orecchio gli ha fatto una bruciatura con la sigaretta. Gli credono,lo rintracciano per via delle telefonate che sono 11 ,lo catturano il 21,lo mettono in galera,riesumano il corpo della piccola vittima, ma non è Stefano Spilotros il Mostro di Foligno perché il ventenne di Milano si è inventato tutto per far colpo sulla fidanzata. Lo sbugiarda anche il vero assassino con un messaggio che fa ritrovare agli investigatori. Ricomincia la caccia e ritorna la paura. Gli inquirenti hanno solo un vago profilo dell’assassino: è un giovane:per le ferite inferte a Simone ha agito a sfondo sessuale, è un solitario per quello che scrive, prova piacere a sfidare polizia e carabinieri o forse con i messaggi che annunciano nuovi delitti, vuol farsi catturare . E’ un feticista perché è andato al cimitero di Maceratola per rubare la fotografia della sua piccola vittima . Se ci fosse stata una telecamera l’avrebbero individuato.Volevano mettercela ,ma non c’erano otto milioni di lire per l’acquisto. Il 17 agosto 1993 non è neanche mezzogiorno quando Lorenzo Paolucci che ha dieci anni gioca a briscola con Luigi Chiatti che è un geometra di ventitré anni, abita a Foligno,ma in collina a Casale c’è la villetta che la sua famiglia abita d’estate..Il geometra prende un forchettone, sgozza il bambino.e nasconde il cadavere in un bosco. Ma è la fine del Mostro di Foligno. Luigi Chiatti viene arrestato. Al pubblico Ministero Michele Renzo racconta la fine che ha fatto fare a Simone e perché ha fatto ritrovare il cadavere. Racconta come ha massacrato Lorenzo. Racconta del piano per fuggire con due bambini che lui avrebbe cresciuto per farsi voler bene. Vestiti e provviste sono nella sua camera . Il suo erotismo da pedofilo. C’e’ una lista di 500 sospetti e in quella lista c’era anche Luigi Chiatti,ma nessuno è andato a bussare alla sua porta. L’assassino racconta ancora:da bambino abbandonato le violenze in istituto a Narni, l’adozione mai accettata, la ricerca di affetto, l’omicidio come dimostrazione di forte amicizia. Il 28 dicembre 1994 la corte d’assise di Perugia condanna Luigi chiatti- che dice che una volta libero potrebbe tornare a colpire-a due ergastoli.L’11 aprile 1996 la corte d’assise d’appello gli riconosce la seminfermità mentale. La condanna scende a trenta anni. La cassazione conferma.
La vicenda è raccontata nel libro dossier<<Il cacciatore di bambini>> di Alvaro Fiorucci-Edizio0ni Morlacchi-Perugia-
é veramente uno stronzo senza cuore,voleva crescerli per farsi volere bene,ma perchè cavolo gli ha uccisi allora! Poi erano 2 bambini indifesi uno di 5 anni e l’altro di 10.