Piccole storie nere: pentiti veri e farlocchi
Le attività comuni e l’ora d’aria per socializzate le esperienze professionali di uomini della mafia, della camorra e della sacra corona unita. Le celle e le notti insonni per mettere a punto il progetto. Poi settimana dopo settima l’attuazione del piano per riavere una verginità spedibile, da persone pulite come nuove.La verginità di imprenditori seri e con il bollo di Stato che avrebbe aperto porte e conquistato nuova fiducia fiducia e nuovi affari. Erano stati criminali,ma si erano pentiti. Ora mostrano la rispettabile patente di collaboratori di giustizia. Insomma gente diventata seria, uscita rischiando la vita da un duro travaglio interiore.Tutto falso, tutta apparenza. I pentiti sono falsi pentiti; i nuovi affari sono quelli di una volta: traffico di droga, traffico di armi, rapine, riciclaggio di denaro sporco. Interessi diversificati: smaltimento rifiuti,immobiliare , edilizia, società estere attive nel comparto dei viaggi.Con cinque ex pentiti, una manovalanza di dieci persone. Basi operative in Umbria e in Toscana. Buoni affari da Milano a Palermo.Va tutto bene fino a quando uno dei soci fondatori , il napoletano Salvatore Conte,47 anni, comincia a non starci più con la testa per via della cocaina. Non è più affidabile .Bisogna farlo fuori-avrebbe ordinato il capo della holding – Roberto Salvatore Menzo da Caltanissetta. Sarebbero della partita-sempre secondo gli agenti della squadra mobile di Perugia- anche il pugliese Marcello Russo e il perugino Paolo Carpisassi.Salvatore Conte viene ammazzato in uno scantinato di Castel del Piano nel settembre del 2007; il cadavere lo nascondono in un bosco di Santa Cristina di Gubbio. Il ritrovamento avviene il 26 novembre . La dritta sarebbe arrivata con l’arresto dell’armiere del gruppo. L’ arsenale di pistole e fucili a canne mozze era a Corciano.L’azienda criminale è scoperta , non ha più storia, ecco lo prove, scrive negli atti il pubblico ministero Gabriele Paci che coordina l’inchiesta.Roberto Salvatore Menzo e gli altri vengono individuati,arrestati, rinviati a giudizio. Si difendono,respingono le accuse .Ma arrivano le prime condanne .Fine, comunque della terza vita. Quella da affaristi in doppiopetto.Nel 2012 c’è un prima pena da scontare. Tocca a Paolo Carpisassi .15 anni e otto mesi per omicidio e occultamento di cadavere. E’ un ritorno agli affari di carcere.