Il caso Narducci,la Cassazione, i fatti e le suggestioni.
Il passaggio in Cassazione dell’inchiesta bis sulla morte di Francesco Narducci (la prima in ordine di tempo è quella sull’omicidio del medico che ha avuto un altro corso e una conclusione) ha riportato a Perugia una nuova udienza preliminare che deve aver luogo per i fatti scampati alla prescrizione e che ad avviso dei giudici sono idonei per una valutazione in aula . E’ una piccola costellazione di ipotesi per reati certo minori rispetto alla madre di tutte le accuse e cioè a quella di associazione a delinquere,che prima il gup Paolo Micheli poi la Corte di Cassazione hanno frantumato ritenendola non suscettibile di sviluppi processuali, unico rigetto dei ricorsi presentati dal pubblico ministero Giuliano Mignini e dalla parte civile Francesca Spagnoli rappresentata dall’avvocato Francesco Crisi. E’ una piccola costellazione che però, a detta dell’accusa, sta anche essa nella stessa galassia del grande depistaggio supposto paravento dei collegamenti tra la morte del medico perugino e i delitti del mostro di Firenze dove sarebbe allocata anche l’improcessabile (insussistente?) associazione a delinquere. Caduto il binomio integrante e suggestivo-associazione a delinquere-grande depistaggio ora è soltanto dall’udienza preliminare di ritorno voluta dalla Cassazione, si concluda con proscioglimenti o con rinvii a giudizio, che potrebbero arrivare nuovi elementi di chiarezza. Sarebbe un buon approdo per una macchina giudiziaria in funzione da quattordici anni proprio per decespugliare luoghi comuni, sentito dire, sgambetti e non ricordo. Episodi satellite si diceva che il pubblico ministero Giuliano Mignini ha definito nel corso delle indagini indicativi del clima che ha accompagnato le infinite inchieste sulla morte di Francesco Narducci. E infatti torna tra l’altro in aula la vicenda della misteriosa lettera che l’otto ottobre 1985 Francesco Narducci avrebbe scritto prima di raggiungere il Trasimeno. Si discuterà di nuovo dei presunti tentativi di condizionare uno dei consulenti dell’accusa,dei presunti tentativi di ostacolare con interventi sul Ministero degli Interni l’attività del gruppo investigativo guidato da Michele Giuttari, dell’intralcio che indagini parallele avrebbero provocato sulla indagini ufficiali. Forse è troppo poco (niente?) quello che resta nella rete degli investigatori. Di certo è quello che la giustizia è stata in grado di catturare. Ad esempio:cade l’accusa di associazione a delinquere, ma formalmente perché con gli indizi raccolti dall’accusa un processo a carico delle sei persone individuate non avrebbe avuto storia. Non c’è stato (e non ci sarà) un pronunciamento di merito sull’esistenza o meno della stessa. Si possono fare deduzioni,ma queste , per loro natura ,non entrano nel racconto storico. Ancora un esempio: un giudice preliminare si occuperà ora di piccole cose che ,lo abbiamo detto, prese singolarmente , fanno sorridere per la loro apparente sproporzione rispetto alla grande trama ipotizzata all’avvio difficile,vischioso e scivoloso delle indagini con la storica telefonata dei satanisti burloni. Forse però si sorride meno e si riflette di più se osserviamo che la Corte a differenza del Gup, ritiene opportuno andarle a vedere da vicino e domandarsi , codice penale alla mano, perché sono successe. O meglio, se accadute realmente, perché ce n’era bisogno. Terzo esempio in questo affrettato tentativo di bilancio: è doveroso tener contestualmente presente come si è chiusa l’ inchiesta che ha cercato responsabili dell’omicidio di Francesco Narducci e del presunto scambio del suo cadavere. Scambio funzionale a tener lontano dalle vicende del Lago Trasimeno le vicende del Mostro di Firenze. Bene, in questo caso il lavoro investigativo è stato definito da un’ordinanza di archiviazione del 2009 (gip Marina De Robertis) che ha prosciolto cinque indagati per omicidio volontario (l’aveva chiesto il piemme non avendo trovato prove contro gli indagati) e ha ritenuto estinti dalla prescrizione- ovvero cancellati dal troppo tempo trascorso- i reati contestati a sei persone per la vicenda del presunto doppio cadavere. Non ha detto, per intenderci che il traffico di cadaveri non ci sia stato. Nel 1985 l’inchiesta sulla morte di Francesco Narducci era stata archiviata stabilendo (senza il supporto dell’autopsia) che il decesso era dovuto ad asfissia da annegamento. Una storia diversa, a quanto pare.Omicidio (presunto?) e doppio cadavere (è mai esistito?) non sono stati oggetto del più recente scandaglio della Cassazione . Formalmente queste due ipotesi sono state tenute disgiuntedall’ipotesi del grande depistaggio e della supposta associazione a delinquere. Se questi sono al momento gli effettivi esiti giudiziari si deve concordare con le ultime parole del libro <<48 small-il dottore di Perugia e il Mostro di Firenze>>: “qualunque cosa succeda nelle aule di giustizia ,la verità giudiziaria,cioè quella concreta,sarà sempre inseguita da quella immaginata,cioè suggestiva. E continuerà a sentirne i morsi”.
By Allan Fontevecchia