DNA:dell’integrazione criminale e di altri affari sporchi
Stazione terminale del traffico di droghe e di esseri umani,piazza favorevole al riciclaggio di ingenti somme di denaro sporco nell’economia pulita ancora più permeabile a causa della crisi, terreno di incontro e di integrazione tra i criminali stranieri e quelli delle mafie italiane con la ‘ndrangheta a fare da capofila. E’ questa l’Umbria raccontata dalla Direzione Nazionale Antimafia dopo aver analizzato i dato forniti dalla Corte d’Appello. Dati e fenomeni aggiornati al giugno 2013. <<Le strutture criminali, sia italiane che straniere, che agiscono sul territorio regionale spaziano dal traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, alla tratta di esseri umani (l’Umbria si contraddistingue da almeno un decennio per essere territorio di destinazione finale della tratta soprattutto di giovani donne provenienti dai paesi dell’Europa dell’Est destinate poi alla prostituzione su strada e/o nei numerosi locali notturni della regione), al riciclaggio e/o al reimpiego di capitali rivenienti da associazioni di tipo mafioso (in particolare dalla camorra e dalla ‘ndrangheta)>> Questa analisi si trova nella relazione che il consigliere della consigliere della corte d’appello di Perugia Leonida Primicerio, inserita nell’ultima relazione della DNA diffusa oggi dall’ANSA. <<Quanto alle organizzazioni dedite al compimento di una serie indeterminata di delitti di importazione, detenzione e successiva cessione a terzi di sostanze stupefacenti – sottolinea la relazione – le diverse attività di indagine hanno consentito di accertare la massiccia presenza sul territorio regionale (ed in particolare nel perugino) di compagini criminali composte prevalentemente da cittadini stranieri ed operanti in sinergia con singoli soggetti italiani residenti nella regione>>. Si tratta- è scritto nella relazione- di una sorta di <<integrazione criminale>> che si sta sempre più diffondendo, con un <<sostanziale mutamento nella struttura sociale radicata nel territorio>>. Si tratterebbe prevalentemente di organizzazioni alloctone : non ci sarebbe un’evidenza di una criminalità indigena. Questo come dato antropologico e sociologico. In particolare sono presenti in Umbria – spiega ancora la relazione della corte d’appello di Perugia alla Dna – organizzazioni composte in prevalenza da soggetti nordafricani, “generalmente dedite all’importazione ed alla cessione di rilevanti quantità di stupefacenti del tipo hashish; organizzazioni facenti capo a soggetti albanesi in buona parte dimoranti stabilmente nel territorio, dediti all’importazione ed alla successiva cessione a terzi di quantità,anche rilevanti di cocaina, che solitamente utilizzano quale attività di copertura imprese edili individuali; organizzazioni composte da cittadini rumeni e finalizzate, oltre che al compimento di delitti contro il patrimonio, al commercio al dettaglio di sostanze stupefacenti>>. Sul fronte della tratta delle ragazze dall’Est Europa- riferisce l’ANSA-sono moltissimi i locali notturni all’interno queste giovani donne <<vengono impiegate formalmente come intrattenitrici o figuranti di sala e delle quali viene sfruttata la prostituzione su vasta scala>>. Infine, sulla presenza in Umbria dei capitali delle organizzazioni di tipo mafioso, <<le attività di indagine condotte hanno consentito di accertare il reimpiego e/o il riciclaggio di detti capitali (provenienti dai casalesi di Villa Literno e da organizzazioni ‘ndranghetiste solitamente per il tramite di soggetti calabresi stabilmente dimoranti in Umbria) soprattutto in attività economiche ed imprenditoriali quali l’edilizia e la ristorazione e/o la gestione di locali di intrattenimento>>.