Intercettazioni: la caducità di uno strumento investigativo
Spesso sono la stampella con la quale muovono i primi passi le inchieste più difficili. Che non sono necessariamente quelle sui fatti attribuibili alla criminalità strutturata o alla malavita organizzata. Possono essere inchieste che nascono dal sospetto che questa o quella pubblica amministrazione possa essere affetta dal morbo del malaffare . Il morbo che coltiva negli uffici preposti al bene comune il bene del singolo, il bene riservato, il bene di parte. Il codice ci dice che se questo accade potrebbero esserci abuso d’ufficio, interesse previsto o, peggio , corruzione. Roba tosta. Roba che finisce sempre per intrufolarsi nelle tasche dei cittadini. La stampella che in questi casi sostiene con forza il lavoro dei piemme, dei poliziotti, dei carabinieri, dei finanzieri, nella fase investigativa delle indagini preliminari, si rivela di una fragilità accusatoria davanti ai giudici che – con il codice alla mano- spezzano frequentemente e facilmente questo sostegno che sembra per sua natura caduco. Eppure in genere per mesi e per anni, i tempi della giustizia italiana, reggono impalcature giudiziarie buone per iscrizioni nel registro degli indagati, misure cautelari, rinvii a giudizio.Intercettazioni telefoniche che sono costate soldi allo Stato e lavoro ai suoi funzionari si trasformano sempre più spesso in strumenti inutili / inutilizzabili per l’accusa e per chi giudica quando le inchieste arrivano al dunque processuale. Intercettazioni che non sono più’ stampelle ma voci destinate al macero.Succede ma se c’è un colpevole non sempre è facile trovarlo. O, meglio, le cadute di prove come queste nella maggior parte dei casi possono determinarsi proprio per la natura della strumento investigativo, per la sua invasività, per la complessità del suo libretto delle istruzioni per l’uso dettate da una legge che da anni E da più parti si vuol riformare e, puntualmente non si riforma. Un classico italiano. Come è un classico italiano parlarne soltanto quando la pubblicazione della trascrizione di una intercettazione telefonica fa male ai suoi protagonisti. Poco importa se comunque disvela certe forme di sporco che è bene che stia sotto il tappeto per vivere in pace e sereni. Tanto il dibattito s’infiamma su quello che devono/possono utilizzare i giornalisti. Non ce ne dovrebbe essere bisogno: si pubblica quello che serve a raccontare con correttezza come stanno le cose di cui si tratta. Non altro, non il gossip, per esempio, che non c’entra. Quando l’indizio telefonico che, per suo natura, ha quasi sempre un piede nel territorio della prova, svanisce per sua naturale esposizione allo scontro di correnti interpretative , il dibatto si spegne con l’unica validità che conta. Che è quella processuale. A Perugia due procedimenti recenti e rilevanti, se non altro per l’esposizione mediatica che hanno registrato, hanno perso per effetto di legge i rispettivi sostegni di intercettazioni telefoniche.Vi ricordate l’ormai vecchia (2007) quanto presunta appaltopoli della provincia dove funzionari e tecnici si sarebbero accordati con gli imprenditori ai quali venivano affidati lavori pubblici in cambio di mazzette provate?. Bene. Il processo è in corso è sembra destinato a sfociare in un generale libera-tutti dovuto dalla prescrizione della maggior parte dei reati. Ma questo è fuori tema. Il tema è che una serie di intercettazioni telefoniche , architrave dell’impianto accusatorio, è inservibile ovvero da mandare al macero. Perché? Perché le prime registrazioni in ordine di tempo furono disposte a seguito di un esposto anonimo. E con gli anonimi non si fanno i processi perché, secondo i giudici, quello che dice un anonimo non si può considerare un indizio grave da legittimare l’ intercettazione: Anche se quell’anonimo mette sulla buona strada gli inquirenti. E poi c’era stata una proroga non sufficiente motivata. Intercettazioni addio. E vi ricordate l’ormai vecchia (2009) sanitopoli folignate? Bene. Per i presunti abusi d’ufficio eventualmente commessi per sistemazioni addomesticate d’organico il processo è in corso. E anche qui ore e ore di colloqui telefonici documento di una situazione e suggestivi di possibili reati sono state mandate al macero. Perché?Semplice. Erano state autorizzate per un reato estorsivo e sono proseguite per altre ipotesi di reato ( abuso d’ufficio) e con altri protagonisti estranei ai sospetti iniziali. E quello che dice la legge. Ma fino all’aula quelle stesse intercettazioni erano servite per perquisizioni e interrogatori e per altri atti procedurali. La forza delle garanzie che ci dovrebbero dare una giustizia giusta sono indice del tasso di democrazia. Per l’affermazione di diritti e di doveri. Il problema sorge, lo si è visto, quando il piano che unisce il banco dell’accusa al cestino della cartastraccia è troppo inclinato. Forse perché a causa di quell’inclinazione le garanzie spesso possono andare a finire da una parte sola. Caducità di uno strumento investigativo?