Da Meredith a Yara: prova scientifica,pistola fumante?
Sarà il processo, se come tutto sembra suggerire “ Ignoto 1 “ andrà a processo con il nome di Massimo Giuseppe Bossetti,muratore uarantaquattrenne, l’esame più difficile ma al dunque esaustivo per la difficile e complessa inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio avvenuto il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra. Processo chiamato a stabilire innocenza o colpevolezza “ al li la di ogni ragionevole dubbio”. E ,ovviamente, al di là di ogni ragionevole congettura di esperti del ramo ,presentatori, giallisti , tuttologi pullulanti intorno a noir,gialli e misteri. E’ ovvio che sia così, ma spesso ce ne dimentichiamo .Il nostro è il paese dei processi al di fuori delle aule di giustizia. Fatte le dovute proporzione è un pò come il calcio exstrastadio nei bar. Il presunto assassino è stato individuato dopo quasi quattro anni di lavoro su una traccia di Dna rilevata, esaminata, confrontata, con tecniche che nel livello della loro scientificità e nella materialità della loro ampiezza non hanno termini di paragone.Arrivare ad una compatibilità attraverso il prelievo di migliaia di campioni, rintracciare una linea genetica che dal padre naturale (l’autista Giuseppe Guerinoni) di un figlio illegittimo porta alla madre Ester Arzuffi e dalla madre, quando ormai è soltanto discesa, al figlio stesso ( e quindi al momento unico fortemente indiziato) , è stata una operazione destinata a rimanere nella storia dell’Italia criminale. Gli inquirenti non hanno dubbi, il profilo è quello e si va oltre il novanta per cento ( una prova dicono gli esperti non è mai al 100 per 100) della sovrapponibilità. Quella traccia sugli indumenti di Yara è marcata da un Dna altamente compatibile con il profilo di Massimo Giuseppe Bossetti. I carabinieri in camice bianco e i carabinieri in divisa inoltre si sono incontrati più volte durante questi anni di caccia all’uomo. Mentre si prelevavano campioni, si confrontavano polveri di cantiere , venivano sentite persone e controllate tracce telefoniche. Ne sono emersi elementi che hanno completato il quadro indiziario. Se la cella più vicina al luogo del ritrovamento del cadavere ha captato il telefonino del muratore , se l’uomo andava in un centro estetico non distante, se il muratore può essere il portatore delle stesse polveri di cantiere trovate sugli abiti di Yara, se sono certe le testimonianze sulle relazioni extraconiugali del genitore di “ignoto 1”, e altri elementi circostanziali (ammissioni,confessioni, oggetti e altro materiale d’indagine) si aggiungeranno nelle prossime ore, l’indizio che l’accusa considera una sorta di pistola fumante , la sovrapposizione genetica, avrà pure un contesto a dargli quella consistenza necessaria per avere una lettura delle responsabilità “al di là di ogni ragionevole dubbio”.E’ sul “ragionevole dubbio”, per citare un caso recente, che si sta giocando il procedimento a carico di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, i presunti assassini di Meredith Kercher la studentessa inglese uccisa a Perugia. Le tracce di dna (in particolare quelle raccolte un mese dopo sul gancetto del reggiseno della vittima e quelle prelevate sul manico e sulla lama del coltello da cucina presunta arma del delitto con tutti gli scontri e le polemiche in aula sui tempi di campionatura e sulle contaminazioni possibili) come è noto non hanno avuto una lettura univoca. Anzi hanno avuto letture contrapposte da parte delle Corti giudicanti. Infatti è con e per la valutazione di quelle tracce che si è avuta un’alternanza di colpevolezza e di innocenza fino alla colpevolezza sentenziata dalla Corte d’Appello di Firenze sulla quale ora , a seguito dei ricorsi delle difese, deve pronunciarsi la Corte di Cassazione.Per la pubblica accusa la prova tecnica (supportata ,da non dimenticare ,da testimonianze ed altri accertamenti tecnici e tecnologici) è stata in ogni grado di giudizio l’elemento dirimente tra condanna e assoluzione. Ma se per l’accusa quella è una prova certa, la stessa è una prova che non può portare le convinzioni al di là di ogni ragionevole dubbio, secondo le difese. Difese che per sostenere le loro tesi si sono avvalsi ovviamente di consulenti di grande caratura scientifica. Consulenti che hanno percorso sentieri diversi,hanno usato tecniche all’avanguardia, si sono fatti forti delle maggiori ricerche internazionale. Hanno cercato di sgretolare le granitica convinzioni di scienziati altrettanto famosi e titolati che però hanno lavorato per i piemme . E una volta, in corte d’assise d’appello di Perugia, hanno convinto i giudici che la scienza con quelle risultante degli esami biologici non poteva portare ad un verdetto di colpevolezza la di là di ogni ragionevole dubbio.
Ecco perché anche le indagini scientifiche (e tradizionali) per il terribile scempio di Yara Gambirasio affronteranno l’esame più difficile in un’aula di giustizia, quando accusa e difesa si scontreranno , al momento appare è inevitabile che così sarà, sul valore scientifico degli elementi portati in laboratorio e trasformati per i necessari riscontri in una ordinanza di custodia cautelare. Le risultanze delle indagini tradizionali, al momento sembrano passare in secondo piano. Forse perchè hanno dato contributi di minor rilevanza. E’ successo, a fasi alterne, anche nei giudizio sull’omicidio di Meredith Kercher. Non sempre è possibile che scienza e tradizioni procedano di concerto raccogliendo frutti di pari importanza. Un pò per scelta e orientamento culturale, un pò perchè, può succedere, le investigazione, fuori dai laboratori non può oggettivamente raccogliere altro. Inevitabile dunque che per quello Yara si scateneranno le stesse battaglie scientifiche che hanno segnato i processi (ancora non definitivamente chiusi) per l’omicidio di Meredith Kercher.
E correranno ,se questa similitudine è appropriata, interrogativi sulla quantità del materiale genetico di partenza (è sufficiente per estrarre senza errori dna?), sulla esclusione o meno del fatto che la presenza di quella traccia sugli indumenti di Yara non possa avere una spiegazione diversa ( contatti dell’indagato con la vittima e con i luoghi per altre ragioni), sulla percentuale di probabile coincidenza del profilo estratto con il profilo del presunto assassino. sulla possibile- probabile contaminazione della traccia, sulla bontà della sua analisi ( le procedure di campionatura, le procedure di lettura ecc), sul valore di riscontro da dare al contesto.
In mancanza di novità sostanziali rispetto al quadro momentaneamente disponibile, il processo che verrà ci aiuterà tutti a saperne di più. Aiuterà tutti anche quelli si sentono esperti di Dna sol perché il talk show non parlano d’altro. Il Dna è una firma per condanne e assoluzioni. Ma non sempre anche la firma più marcata da sola può bastare