Caso Narducci : dopo trenta anni la giustizia è all’ultimo miglio
La Corte di Cassazione respingendo il ricorso del Pubblico Ministero Giuliano Mignini aveva chiuso il capitolo di più difficile lettura , quello dell’associazione a delinquere finalizzata a nascondere i presunti rapporti tra la morte del medico perugino Francesco Narducci e i delitti del Mostro di Firenze. Accogliendo la decisione del gup Paolo Micheli di prosciogliere ( per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste) i 22 indagati dal pubblico ministero Giuliano Mignini. Tra i 22 come è noto c’erano anche alcuni familiari di Francesco Narducci.La stessa Corte di Cassazione però aveva accolto il ricorso per tutta un’altra serie di reati. Soltanto la prescrizione (l’effetto cancellazione dovuta al trascorrere del tempo )in questo caso, ha impedito che il fascicolo tornasse per un nuovo esame a Perugia. A Perugia come è noto sono tornate invece per una seconda udienza preliminare valutata necessaria dalla Suprema Corte, le posizioni di alcuni indagati per presunti reati eventualmente commessi singolarmente non in forma associativa. Oggi, con la concessione di un rito abbreviato, con l’ammissione del capo del Gides e di alcuni suoi uomini tra le parti civili e con le richieste del pubblico ministero di proscioglimento per coloro che hanno inteso affrontare il rito ordinario il percorso della giustizia è all’ultimo miglio. Vediamo. Alfredo Brizioli , accusato di intralcio alle indagini e di minacce, processato con il rito abbreviato,deve essere assolto perché i fatti non sussistono. L’ex questore di Perugia Francesco Trio va prosciolto perché i reati relativi a presunti interventi per bloccare l’attività del Gides di Michele Giutttari, sono prescritti. Prescritta l’accusa di false dichiarazioni contestata alla domestica Emma Magara in relazione alla presunta ultima lettera di Francesco Narducci. Stessa sorte per il reato di calunnia mossa al giornalista Mario Spezi, all’ex poliziotto toscano Ferdinando Zaccaria e all’operaio Luigi Ruocco per la vicenda di Villa Bibbiani dove ,secondo l’accusa, gli indagati ritenevano di poter trovare conferme alla pista sarda. Sono le richieste del pubblico ministero Antonella Duchini all’udienza che sta concludendo a trenta anni dai fatti e a 14 dalla riapertura delle indagini, l’ultimo capitolo scritto intorno alla morte del medico perugino che nella fase iniziale delle indagini era ritenuta collegabile ai delitti del Mostro di Firenze .Ipotesi che una pur lunga, difficile, complicata e scomoda inchiesta non ha saputo o potuto provare. Probabilmente il 16 luglio la sentenza del giudice Carla Giangamboni. La richiesta di assoluzione piena per Alfredo Brizioli s’incastra in una scelta processuale particolare. L’amico di famiglia Narducci ha voluto affrontare il processo rinunciando ai benefici della prescrizione, per affermare – come ha più volte dichiarato- sia la sua innocenza, che ha l’inconsistenza di un teorema accusatorio senza prove. Per la parte ordinaria, che riguarda Magara,Spezi,Ruocco e Zaccaria, il piemme ha chiesto la verifica dell’applicazione immediata della norma che prevede il proscioglimento formale dell’indagato anche in caso di prescrizione. Come detto ammessi come parte civile e quindi come persone danneggiate anche dai reati eventualmente prescritti Michele Giuttari e cinque uomini del suo Gruppo Investigativoo Speciale sui delitti seriali di Perugia e Firenze a suo tempo istituito dal capo della Polizia di Stato. Presto seconda edizione di <<48 small-il dottore di perugia e il mostro di firenze>> con tutti gli aggiornamenti.