Omicidio-suicidio a Città di Castello: una tragedia dentro un film visto e rivisto. E domande fatte e rifatte.
Le sequenze della tragedia sembrano di quelle viste e riviste. Una sceneggiatura della normalità che diventa copione di dolore e di interrogativi. Il dolore di sempre, le domande fatte e rifatte intorno a qualcosa che ormai è prossimo, familiare. Abitudine. Il movente statisticamente evidente è nel controllo che è possesso della donna che magari si ama sopra ogni cosa . L’uomo uccide quando lo perde o semplicemente avverte il rischio di perderlo questo controllo. Non ha ( o non riesce a mobilitarle) risorse per gestire questo passaggio e affrontare altrimenti il problema che gli è comparso davanti anche se nella vita è stato capace di affrontarne tanti e altrettanto seri. Allora uccide perché eseguire l’omicidio è come cancellare il problema. Non uccide perché gli si pianta in testa qualcosa di imponderabile e improvviso. Non uccide perché cade sotto l’imperativo di un raptus. In genere uccide dove aver progettato quel gesto definitivo. Dopo averlo premeditato.IL copione maledetto avrebbe avuto la sua replica anche questa volta. E pure gli ultimi fotogrammi della stessa sequenza di Città di Castello non ci raccontano eventi dei quali non sappiamo. In generale l’uomo che uccide, sempre più spesso poi uccide se stesso. Difficile il pentimento. Difficile da ricercare se non è l’omicida-suicida a renderlo esplicito. Più probabile la paura delle conseguenze giudiziarie del massacro appena compiuto. Queste sequenze si trovano in molti dei casi indagati da <<Il sangue delle donne- trenta anni di femminicidi in Umbria>> edito da Morlacchi. Queste si possono vedere nella villetta dove una apparentemente bella storia d’amore è finita come è finita. Un altro otto marzo dove lo spazio per la retorica della mimosa non c’è. Come non c’era stato l’anno scorso quando a Gualdo Tadino un cutter impugnato dal fidanzato tolse la vita a una giovane rumena che voleva allontanarsi per spendere i suoi ani migliori in un’ altra maniera. Perdita di controllo insopportabile per lui. Problema da risolvere cancellandolo ovvero cancellando l’esistenza dell’oggetto dell’amore. Mimose fuori luogo anche tre anni fa perché, per tutte altre ragioni, un uomo uccise due impiegate della Regione, Daniela Crispolti e Margherita Peccati. Un altro otto marzo con le mimose messe da parte per far posto ad argomenti-dalla violenza di genere, al lavoro che non c’è, dalle pari opportunità alle politiche sociali- che se avranno conseguenze tanbili potranno ridare un senso anche ai fiori. Intanto dal ministero dell’Interno arrivano timidi segnali di luce. Segali che l’agenzia Ansa ha riepilogato in questa maniera.
– SONO TUTTI IN CALO NEGLI ULTIMI 12MESI I REATI DI VIOLENZA, STALKING O ABUSI CONTRO LE DONNE:
SECONDO I DATI DEL VIMINALE, AGGIORNATISSIMI AL 3 MARZO 2015,GLI OMICIDI CON VITTIME DI SESSO FEMMINILE SONO STATI 137
(-22,6%), DI CUI 102 IN AMBITO FAMILIARE (-16,3%). IN CALO ANCHEGLI ATTI PERSECUTORI (-24,8%) MENTRE AUMENTANO (+92,1%) GLI
ALLONTANAMENTI DEL PARTNER VIOLENTO E GLI AMMONIMENTI (+77,8%). I DATI DEL VIMINALE SEGNALANO CHE NELL’ULTIMO ANNO (4 MARZO
2014/3 MARZO 2015) SONO COMPLESSIVAMENTE IN CALO (-15,4%) GLI OMICIDI (PARI A 427 IN TOTALE). SONO 137 QUELLI CHE RIGUARDANO
LE DONNE, QUASI UNA OGNI TRE GIORNI; UN DATO CHE REGISTRA UN CALO DEL 22,6%. IN AMBITO FAMILIARE, NELL’ULTIMO ANNO GLI
OMICIDI SONO STATI 163 (-7,9%), DI CUI VITTIME DI SESSO FEMMINILE 102 (-16,3%). SEPPURE IN TOTALE SONO CALATE LE VIOLENZE SESSUALI (-22,3%), LE DONNE REGISTRANO UNA PERCENTUALE MOLTO ALTA: NEL 91,7% DEI CASI SONO LORO L’OGGETTO DI ABUSI SESSUALI. CALANO ANCHE LELESIONI DOLOSE (-13,80%), LE PERCOSSE (-17,04%), LE MINACCE (-17,04%), I MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA O VERSO I FANCIULLI (-14,79%).