La rapina di Terni e i bersagli fragili della brutalità assassina
C’è una brutalità agghiacciante, e terribilmente inutile, per i fini criminali che si ripromette, contro le persone anziane che vengono uccise quando sono ancora più indifese perché si sentono al sicuro nelle loro abitazioni. Brutalità per come viene data la morte( botte, immobilizzazioni, accoltellamenti, soffocamenti, rari colpi di arma da fuoco) terribilmente sproporzionata per la posta in gioco. Sproporzione che gli stessi malviventi quasi sempre conoscono. La conoscono ma l’esiguità del bottinino pare per loro non funzioni da deterrente. Questo è leggibile nella rapina di ieri a Terni. Un uomo ultranovantenne è stato immobilizzato e fatto morire soffocato con la testa contro il cuscino. Perchè? Che pericolo, quale intralcio poteva rappresentare un uomo di quell’età e dalla salute malferma come le sue gambe sulle quali deambulava con difficoltà ? E che ostacolo era la moglie ottantacinquenne che è stata percossa e fatta prigioniera con delle corde intorno ad una sedia? Perché accanirsi contro bersagli fragili e difficilmente, molto difficilmente ostacoli per l’azione delittuosa?Potrebbero entrarci la droga (magari cocaina)il carburante di tante azioni criminali nelle quali è necessario abbattere i residui diaframmi di inibizioni. O un altro propellente come l’alcol che viene ingurgitato con lo steso fine. Sono ipotesi. Se sono compatibili con l’omicidio di Terni ce lo diranno le indagini. In episodi del passato situazioni di questo tipo sono state riscontrate. In altre soltanto cercate. Oppure è, come dicono gli esperti, che il dna si è modificato e se si è modificato il dna delle società contemporanee anche quello delle forme di violenza non può essere immune da trasformazioni. In peggio.Il filo rosso della brutalità è comunque l’elemento più forte che tiene uniti i precedenti. Un gradino sotto, in una immaginaria classifica dei fattori ricorrenti, c’è il profilo criminale che mostrano gli autori delle rapine quando vengono presi: in prevalenza stranieri e in prevalenza con precedenti specifici. Sono pregiudicati i tre rumeni fermati ieri per l’assalto mortale alla palazzina di Giulio Moracci e della moglie Fioranna Fineschi. I precedenti dunque. E’ il 2004 e in una casa colonica di Ospedalicchio di Bastia Umbria i banditi si accaniscono per due ore contro Luigi Masciolini , pensionato,aggricoltore,85 anni e contro la moglie Maria ,75 anni. Vogliono i soldi. Da qualche parte ci devono essere le pensioni. Il basista è stato preciso. Succede qualcosa di molto simile alla replica di Cenerente nel 2002.Per farsi dare l’oro che sapevano essere in casa, è ucciso a martellate l’orafo in pensione Sergio Scoscia. La madre Maria Raffaelli, 74 anni, costretta ad assistere allo scempio del figlio muore di dolore. A Ramazzano, marzo 2012, i rapinatori non sanno che con i genitori c’è anche il figlio, il giovane Luca Rosi. Lo uccidono a colpi di pistola. I responsabile vengono individuati. Nella condanna c’è per tutti l’aggravante della crudeltà. Aggravante che ritroviamo anche in altri casi. La perugina Lina Scota aveva 75 anni quando viene ammazzata. E’ il 1999. Per qualche gioiello di famiglia l’omicida scoperto qualche tempo dopo ,prima la sbatte più volte contro il muro, poi nasconde il cadavere sotto un materasso al quale da fuoco. E’ un cold case la rapina – il precedente più prossimi all’attacco di via Andromeda -nel corso della quale è stata uccisa con un colpo di fucile Gabriella Listanti Zelli. Aveva settanta anni. E’ successo a Terni, primi giorni del 2015. Sempre a Terni, ma nel 1984 era stata uccisa con una pistolettata Maria Baccaille,vedova,86 anni. A pugni invece è stato ammazzato il parroco di Cordigliano, località del perugino, don Giuseppe Valigi , ultrasettantenne. Era il 1999. Ferocia inaudita per gli spiccioli nella cassetta dell’elemosina.