La ‘ndrangheta si espande all’estero mentre consolida la conquista dell’Italia, Umbria compresa.
La ‘ndrangheta opera da alcuni ani secondo un piano di “colonizzazione di vaste aree di territori stranieri” con insediamenti criminali che replicano i modelli calabresi. Lo afferma la Direzione Nazionale Antimafia nel rapporto reso noto oggi e che si riferisce al 2015. E anche all’estero- come in Italia- la ‘ndrangheta è sempre più una sorta di multinazionale che con grandi capacità imprenditoriali e un grande fiuto finanziario diversifica i suoi interessi con flessibilità e con perfetta scelta di tempo. Quindi il tradizionale traffico della droga e delle armi , l’altrettanto storico sfruttamento della prostituzione , l’estorsione in forme sempre più sofisticate. Ma sempre più riciclaggio, appalti pubblici , attività economiche ( turismo , commercio, giochi e scommesse on line in particolare) apparentemente di specchiata legalità. Attività che si estendono a macchi d’olio e con profitti enormi in Italia e oltreconfine. Per quanto riguarda l’Italia la DNA dice che è sempre più massiccia ed incisiva la presenza della ‘ndrangheta nelle regioni del centro-nord. Dopo la Lombardia (dato ormai storico) il Piemonte, l’Emilia Romagna, e il Lazio ecco la ‘ndrangheta risulta ben insediata con molti cellule operative in Liguria, Umbria, Veneto e Marche. Una mafia che diventata nazionale diventa transnazionale. Per quel che riguarda l’Umbria è bene trascrivere il virgolettato. “L’Umbria si colloca tra le regioni in cui si registra una forte presenza di cosche di ‘ndrangheta e l’analisi delle risultanze dell’ attività’ svolta dalla Dda di Perugia nel periodo di interesse evidenzia un pericoloso trend evolutivo nella dimensione quantitativa e qualitativa dei fenomeni criminali organizzati, con gruppi stabilmente insediatisi nel territorio ove hanno assunto caratteri di autonomi sodalizi, seppur sempre collegati all’organizzazione ‘madre’ calabrese”: è quanto emerge dalla Relazione annuale sulle attività’ svolte dal procuratore nazionale antimafia e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nel periodo 1 luglio 2014-30 giugno 2015, presentata oggi a Roma. La descrizione che viene fatta è quella di un “territorio ‘sano’, assediato in maniera sempre più’ pressante e visibile da criminalità’ organizzata che, purtroppo, si sta infiltrando in maniera stabile sul territorio, ormai suddiviso per talune attività’, prima fra tutte la gestione del mercato degli stupefacenti, in vere e proprie zone d’influenza”. “La tranquillità’ ambientale, la ricchezza derivante dalle floride attività’ produttive del territorio, la poca dimestichezza della popolazione a riconoscere i tipici segnali della presenza mafiosa – prosegue la relazione nella parte relativi all’Umbria – hanno favorito progressivi insediamenti personali ed economico-produttivi di interi nuclei di famiglie mafiose, in particolare proprio di ‘ndrangheta, che, stabilitesi in Umbria per avvicinarsi a familiari detenuti o sottoposti a soggiorni obbligati, ovvero attirati dal business della ricostruzione successiva al terremoto del 1997, hanno trovato in questo territorio le condizioni ambientali idonee per poter attuare in Umbria in maniera silente una progressiva infiltrazione criminale ed economica”. “Le indagini – trascrive una nota dell’ìAnsa– hanno in particolare evidenziato interesse di imprese edili calabrese al settore degli appalti pubblici ove, attraverso la pratica del massimo ribasso, si sono aggiudicate appalti soprattutto nel settore edilizio, della gestione dei servizi sanitari e del ciclo dei rifiuti. Grande attenzione e’ stata riservata anche ad investimenti effettuati ne settore agrituristico”. Nella relazione si ricorda – precisa ancora l’Ansa-che risalgono al 14 dicembre scorso le custodie cautelari eseguite a carico di 61 indagati ai quali è’ stata contestata l’associazione mafiosa.