Presidio del territorio,presidio del web contro la jihad
Che fare? Questa è una guerra che non si vince con le armi che si usano nelle guerre che conosciamo per un ricordo recente o perché le stanno combattendo adesso e le abbiamo ogni giorno davanti agli occhi. E non perché le armi di chi attacca siano non convenzionali e siano molto più semplicemente e tragicamente un fai da te altamente nocivo. Ma perché gli attacchi non vengono portati secondo tecniche militari apprese nelle accademi o nei campi di addestramento . Superato un breve e non sempre necessario tirocinio ,mitragliatori,razzi, bombe , si spostano in un non luogo dove questo esercito di nuova generazione non ha eretto fortificazioni ma ha dislocato le sue potenti armi nformatiche.
È un conflitto di tipo nuovo. Un’ondata di sangue 2.0. Del quale probabilmente bisogna ridefinire il fine ultimo viste le traballanti sorti del progetto e della marcia per la formazione del grande stato islamico Ci sono un fronte internazionale e un fronte intero sui quali combattere per ridurre il potenziale offensivo della jihad. Secondo molti osservatori gli Stati dovrebbero darsi strumenti condivisi di geopolitica per colpire gli interessi vitali dei paesi che sotto qualsiasi forma alimentino le centrali del terrorismo islamista dove si arruola in ogni angolo del mondo e si indottrina senza confini geografici e anagrafici.Si pensa a strumenti economici,politici, finanziari. Si pensa anche alla messa a punto di un arma comune per penetrare diretta le roccheforti delle fonti di questa folle ideologia radicale in grado di portare la morte ovunque e di localizzare i cosiddetti lupi solitari che sono sempre meno solitari e sempre più branco: l’intelligence. Ovvero: serve una sorta di fbi globale- o quanto meno europeo-per infiltrare,conoscere,informare,fermare.Interpretare il fine ultimo di chi decerebra con la predicazione della guerra santa e il movente di chi si lascia decerebrare nella lucida follia del martirio. E anche interpretare perché proprio il martirio comincia ad essere una finalità non necessariament prioritaria.
Gli stessi osservatori dicono che queste ed altre azioni dovrebbero essere approntate oggi. Non domani. Ma questo essere tempestivi è coniugabile con i tempi delle diplomazie? E’ un banco di prova per tutti gli stati che stanno dicendo basta .Il fronte interno suggerisce intanto di agire contemporaneamente con gli strumenti più antichi e con i mezzi più moderni. Ecco allora che appare urgente potenziare il controllo del territorio ( un mezzo antico) con la presenza palese e sotto copertura delle forze dell’ordine. Controllo del territorio non significa soltanto deterrenza: deve significare sempre più monitoraggio di ogni situazione a rischio. Di ogni segnale di rischio. Questo tipo di presidio comporta uomini,mezzi,investimenti : l’Italia ha risorse per percorrere fino in fondo questa strada che- a dire il vero- ha imboccato da tempo? La risposta c’è la daranno le scelte istituzionali che la politica saprà o vorrà fare. È sempre sul fronte interno che si combatte un’altra battaglia che potrà essere decisiva. Non sembri una contraddizione nell’era della globalizzazione ma questa battaglia deve essere combattuta proprio negli interstizi della rete ( un mezzo moderno) dove passano radicalizzazione,addestramento, indicazioni operative, ordini di sangue. La polizia delle comunicazioni è in campo da tempo: eventualmente è da accrescere il suo potenziale operativo nello sconfinato pianeta del web. Presidio del territorio (piazze,strade, luoghi d’incontro) e presidio delle galassie di internet che gli islamisti sanno utilizzare al meglio delle loro esigenze sanguinarie, sono due interventi urgenti. Ieri ce lo hanno detto i fatti di Spagna. Oggi quelli di Finlandia. E domani?