Rapporto Unicef sulla violenza minorile nel mondo
Un impressionante numero di bambini – a cominciare da neonati di pochi mesi – subiscono esperienze di violenza, spesso causate proprio da chi dovrebbe prendersi cura di loro. E’ l’allarmato commento di Iva Catarinelli, della presidente dell’Unicef dell’Umbria ai ai dati del rapporto 2017 del Fondo Mondiale per l’infanzia delle Nazioni Unite. «I danni inflitti ai bambini, in tutto il mondo, sono davvero preoccupanti» commenta Cornelius Williams, Responsabile dei programmi per la Protezione dell’infanzia dell’UNICEF.«Dai neonati che vengono schiaffeggiati sul viso ai ragazzi e alle ragazze costretti a subire abusi sessuali, agli adolescenti assassinati nelle loro comunità – la violenza contro i bambini non risparmia nessuno e non conosce limiti.» A livello globale, tre quarti dei bambini tra i 2 e i 4 anni – circa 300 milioni in tutto – subiscono in casa aggressioni psicologiche e/o fisiche da coloro che se ne dovrebbero prendere cura. Circa 60% dei bambini di un anno di età, nei 30 Stati per i quali sono disponibili tali statistiche, sono regolarmente vittime di un’educazione violenta: circa un quarto di essi viene abitualmente strattonato per punizione, e 1 su 10 viene schiaffeggiato o colpito sul volto, alla testa o sulle orecchie. Nel mondo, il 25% dei bambini sotto i 5 anni – 176 milioni in tutto – vivono insieme a una madre vittima di un partner violento. Nel mondo- è scritto nel rapporto Unicef- circa 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono state costrette a rapporti sessuali o altri tipi di violenza di natura sessuale nel corso della loro vitaSsolo l’1% delle adolescenti che hanno subito violenza sessuale ha dichiarato di aver chiesto l’aiuto di uno specialista. Nei 28 Stati in cui questi dati sono disponibili, mediamente il 90% delle adolescenti che hanno subito violenza sessuale ha dichiarato che a perpetrare il primo abuso era stata una persona che la vittima già conosceva. I dati raccolti in 6 paesi rilevano che amici, compagni di classe e partner sono tra coloro maggiormente indicati come autori di violenze sessuali su adolescenti maschi. A livello globale, ogni 7 minuti un adolescente viene ucciso a seguito di un atto di violenza. Negli Stati Uniti, i giovani neri (non ispanici) tra i 10 e i 19 anni hanno circa 19 volte più probabilità di finire uccisi rispetto a un coetaneo bianco. Se il tasso di omicidi tra gli adolescenti neri fosse esteso all’intera popolazione del paese, gli Stati Uniti risulterebbero fra i 10 Stati più pericolosi al mondo. secondo i dati del 2015, il rischio di cadere vittima di un omicidio per un adolescente nero degli Stati Uniti è pari a quello che si corre di rimanere ucciso in un paese dilaniato da una violenza diffusa come il Sud Sudan. L’America Latina e i Caraibi sono l’unica regione del mondo in cui il tasso di omicidi tra gli adolescenti è in aumento. È qui che nel 2015 è avvenuta circa metà di tutti gli omicidi mondiali che hanno avuto come vittima un adolescente. Un capitolo è dedicato alla violenza a scuola. Circa metà della popolazione in età scolare – 732 milioni in tutto – vive in paesi in cui le punizioni fisiche a scuola sono consentite o non sono totalmente proibite. Tre quarti delle sparatorie all’interno di edifici scolastici avvenute negli ultimi 25 anni si sono verificate negli Stati Uniti. Per l’Italia nel rapporto Unicef c’è un particolare studio sul bullismo.Per quanto riguarda gli adolescenti (11–15 anni) che hanno riferito di aver compiuto atti di bullismo a scuola almeno una volta, l’Italia si colloca tra i 10 Stati con la percentuale più bassa. Anche per quanto riguarda la percentuale di adolescenti (13–15 anni) che riferiscono di aver subito episodi di bullismo il nostro Paese si colloca nei posti più bassi della graduatoria. «Al di là delle classifiche il bullismo rappresenta comunque una realtà per molti adolescenti che vivono in Italia» commenta il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera. «Per questo è importante non abbassare la guardia. In tal senso è positivo che vengano poste in atto misure di contrasto al fenomeno quali la recente presentazione da parte del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, del Piano nazionale per l’educazione al rispetto e delle relative Linee guida, nonché delle Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.». Ed ecco le raccomandazioni per contrastare tutti quesi fenomeni riconducibili a diverse forme di violenze e di abusi.L’UNICEF considera prioritari gli sforzi per porre fine alle violenze sui minori, supportando gli sforzi dei governi per migliorare i servizi per i bambini vittime di queste forme di abuso, sviluppare politiche e leggi che tutelino i bambini e aiutare le comunità, i genitori e i bambini stessi a prevenire la violenza, attraverso programmi concreti quali i corsi sulla genitorialità e le iniziative contro la violenza domestica.A questo fine l’UNICEF chiede agli Stati di sostenere la strategia INSPIRE, concordata e promossa dalla nostra organizzazione insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e alla Global Partnership to End Violence Against Children. Queste sono alcune azioni concrete che l’UNICEF suggerisce agli Stati di intraprendere: 1) adottare piani nazionali coordinati per porre fine alla violenza contro i minori, che uniscano istruzione, assistenza sociale, giustizia, sistemi sanitari, ma anche le comunità e i bambini stessi 2) modificare le abitudini degli adulti e identificare i fattori che contribuiscono alla violenza contro i bambini, che comprendono: diseguaglianze economiche e sociali, norme sociali e culturali che tollerano la violenza, leggi e politiche non adeguate, servizi per le vittime non adeguati e investimenti limitati in sistemi concreti per prevenire e rispondere alla violenza 3) concentrare le politiche nazionali sulla riduzione dei comportamenti violenti, delle disuguaglianze e sulla limitazione dell’accesso ad armi da fuoco o di altro tipo 4) costruire sistemi di servizi sociali e formare operatori sociali per garantire servizi di sostegno e terapeutici per i bambini che hanno subito violenza 5) insegnare a bambini, genitori, insegnanti e membri delle comunità a riconoscere la violenza in tutte le sue forme e dare loro maggiore forza e possibilità per parlare e denunciare la violenza in modo sicuro 6) raccogliere dati disaggregati migliori sulla violenza contro i bambini e tenere traccia dei progressi raggiunti attraverso un forte lavoro di monitoraggio e valutazione.