25 marzo 1976 : con il sequestro dei miniassegni finisce la guerra degli spiccioli.
L’idea balzana di sostituire gli spiccioli di metallo con assegni circolari di dimensioni ridotte e di piccolo taglio viene demolita dalla Procura della Repubblica la mattina del 25 marzo 1976 quando ormai ne sono stati emessi, da banche,aziende e grandi magazzini, per 200 miliardi di lire in 835 fogge diverse. Il sostituto procuratore della repubblica Alfredo Arioti quel giorno firma il provvedimento di sequestro di questi curiosi titoli bancari su tutto il territorio nazionale. D’improvviso perdono valore e altrettanto rapidamente scompaiono tra le polemiche . Se ne perderà la memoria quando le lire metalliche torneranno ad affiancare le banconote. Le cose andarono così. Primi anni settanta del secolo scorso,l’inflazione è a livelli altissimi, la lira vale sempre meno,le monete non si trovano, Zecca e Poligrafico non ne producono. Non c’è una spiegazione univoca. Se ne dicono tante:i cinesi le ne hanno fatto incetta per le casse degli orologi, l’industria della moda le mette nei bottoni, s’è esaurito il mercato di certe leghe. C’è il sentore di una colossale speculazione . Cambiare un biglietto o dare il resto diventa impossibile. Per un anno a partire dal 1975 invece degli spiccioli metti in tasca caramelle, cioccolatini, gettoni del telefono. Trenta banche optano poi per un fai da te di altra natura. Diciamo più professionale. Non potendo battere moneta aggirano l’ostacolo emettendo miniassegni circolari con valori facciali che vanno da 50 a 350 lire. Tra l’altro, sono un ottimo veicolo pubblicitario. E anche la macchina dei falsi gira a pieno ritmo. E’ un’invasione perché non solo gli istituti di credito ma anche altri soggetti privati cominciano a stamparsi i propri titoli: insomma un arrangiamento all’italiana. Il sostituto perugino Alfredo Arioti si consulta con il collega Nicolò Restivo: nelle tasche degli italiani non ci sono curiosi titoli al portatore ; c’è il corpo del reato stampato su carta di pessima qualità in migliaia di esemplari; tutto questo fiorire di stamperie è una violazione delle leggi bancarie; i miniassegni , a partire da quelli da 50 e 150 lire, contrastano con le norme sugli assegni circolari; c’è chi ci ricava un ingiusto profitto . Il magistrato dispone il sequestro e l’ ordine viene spedito a tutti i comandi della guardia dei finanza , dei carabinieri e della polizia. Quei biglietti che fino al giorno prima valevano miliardi diventano carta straccia. C’è ovviamente chi la pensa diversamente : le banche coinvolte e quanti si sono ritrovati con le tasche piene di foglietti senza valore. E, neanche a dirlo, italianamente, nessuno li vuole indietro per riconvertirli in lire. Mentre la giustizia fa il suo corso tra perizie, accertamenti e interrogatori arriva il 1977: la Zecca e il Poligrafico di Stato hanno di nuovo il metallo per coniare gli spiccioli. La polemica finisce. L’inchiesta trova una sua conclusione senza troppi clamori. I miniassegni diventano oggetto di culto per i collezionisti. Dicono che certi pezzi in qualche modo sopravvissuti recentemente sono stati quotati anche 900.000 euro. Scherzi della storia.
(da Il messaggero)