I targets delle mafie per allargare il controllo sui pezzi pregiati dell’economia Umbra
PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE – LA SITUAZIONE IN UMBRIA- Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia.
La posizione centrale nel territorio nazionale, l’assenza di una forte criminalità locale, la presenza di importanti vie di comunicazione e di numerose aziende, sono tutti fattori che hanno favorito la presenza, specie nella provincia di Perugia, di famiglie calabresi e campane. Tale fenomeno può essere ragionevolmente correlato alla presenza, a Spoleto e a Terni, degli Istituti penitenziari che accolgono i detenuti sottoposti al carcere duro (41 bis) ovvero alla sorveglianza ad alta sicurezza. Fisiologico, quindi, prima l’insediamento nella regione dei parenti dei detenuti in questione e il successivo interesse delle organizzazioni criminali delle regioni d’origine rivolto all’economia locale, vista come l’ennesima opportunità per reinvestire i proventi illeciti nell’acquisto di possedimenti rurali e nelle attività economiche connesse. Al riguardo, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Presidente della Corte d’Appello di Perugia ha sottolineato come “…l’insediamento di nuclei familiari di “soggiornanti obbligati” e di familiari di detenuti in regime di carcere duro presso la Casa di Reclusione di Spoleto ha nel tempo determinato una significativa presenza di soggetti collegati a gruppi di criminalità organizzata. Varie indagini confermano l’accresciuta vitalità in Umbria della criminalità organizzata. Le mafie in Umbria si insinuano prevalentemente in maniera insidiosa con le attività tipiche che non allarmano la popolazione.” Nell’occasione è stato anche evidenziato come la presenza sul territorio di soggetti collegati a famiglie della ‘ndrangheta sia risalente nel tempo e, sostanzialmente, riconducibile già alle attività di ricostruzione successive al terremoto del 1997. Per quanto attiene alla criminalità operante nel territorio, essa, almeno per i più gravi reati di criminalità organizzata, è infatti costituita da proiezioni, anche temporanee, di organizzazioni di tipo mafioso, che si insinuano in maniera silente nel territorio, ove hanno assunto carattere autonomo, pur rimanendo collegate all’organizzazione d’origine, di matrice camorristica, ndranghetista868 o a cosa nostra. Per la particolare posizione geografica e la peculiare conformazione territoriale, nella Regione hanno trovato rifugio, in passato, alcuni latitanti. La camorra è presente con cellule operative specializzate nel reimpiego di capitali di provenienza illecita in attività legali. La ‘ndrangheta emerge nel settore delle estorsioni, delle infiltrazioni nel tessuto socio-economico (in particolare, come detto, nell’ambito dei lavori di ricostruzione post-sisma) e nel campo del narcotraffico, conservando uno stretto legame con le cosche di origine e stringendo accordi con la criminalità albanese e romena. 869 La presenza di elementi riconducibili a cosa nostra è desumibile da alcuni sequestri operati nella provincia di Perugia, relativi ad appezzamenti di terreno riconducibili ad affiliati dell’organizzazione. 870 Nel giugno 2011, ad esempio, venne tratto in arresto dalla Polizia di Stato, a Montone (PG), un affiliato al cartello FARINA-MARTINO-MICILLO, legato ai BELFORTE di Marcianise (CE); nel novembre 2015 è stato catturato a Terni il capo del gruppo napoletano SIBILLO. Per quanto concerne i settori economici interessati da attività di riciclaggio, si segnala l’acquisto e la gestione di locali notturni, funzionali anche al traffico e allo spaccio di stupefacenti, nonché allo sfruttamento della prostituzione. Altro settore appetibile per la criminalità è quello edile, con la costituzione di imprese controllate da referenti o soggetti legati ai citati sodalizi mafiosi campani, calabresi e siciliani. In quest’ultimo ambito vengono svolti costanti accertamenti, e continua ad essere viva l’attenzione sulle attività di ricostruzione dei numerosi centri abitati siti nel “cratere” interessato dall’evento sismico del 2016, con particolare riferimento alle imprese operanti in regime di appalto e subappalto. Quanto sopra trova conferma in alcune operazioni degli scorsi anni, che hanno riguardato i clan napoletani FABBROCINO, TERRACCIANO ed il cartello casertano dei CASALESI. Riguardo al primo gruppo, l’operazione “Fulcro”, conclusa dalla DIA nel 2012, nel mettere in luce la poliedricità degli interessi illeciti del sodalizio, ne ha evidenziato investimenti in aziende agricole, supermercati, fabbriche tessili e relativi punti vendita, in diverse regioni della Penisola, tra le quali l’Umbria. A carico del clan TERRACCIANO, originario della provincia di Napoli, da tempo operativo in Toscana, a conclusione dell’operazione “Ronzinante”872 sono stati confiscate dalla Guardia di finanza, nel maggio 2013, diverse unità immobiliari, alcune delle quali situate nelle province di Perugia e Terni. Infine, per quanto concerne i CASALESI, l’operazione “Doma” della DIA, conclusa nel settembre 2015, ha condotto ad un sequestro di beni riconducibili alla famiglia RUSSO, organica al citato cartello, alcuni dei quali ubicati nella provincia di Perugia. Il territorio è risultato, inoltre, soggetto ad incursioni finalizzate alla commissione di reati predatori da varie regioni, prevalentemente ad opera di personaggi di origine siciliana e nomadi provenienti dal Lazio. Per ciò che concerne i sodalizi di matrice ‘ndranghetista, nella provincia di Perugia si è evidenziata la presenza di soggetti contigui alle ‘ndrine GIGLIO, FARAO-MARINCOLA, MAESANO-PANGALLO-FAVASULI e SCUMACI. Prosieguo dell’Operazione “Lapdance” (procedimenti penali nn. 4480/06, n. 6890/08 e n. 4790/09 del Tribunale di Lucca, poi riuniti nell’unico fascicolo del p.p. 5969/07 DDA di Firenze). OCCC emessa il 1° settembre 2015 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9274/10 RGNR e 367/14 RG GIP) nei confronti di 44 persone, fra cui numerosi commercianti, imprenditori e titolari di esercizi ricettivi, e contestuale decreto di sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p., per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro, che ha riguardato 5 aziende attive nel settore della distribuzione dei giochi elettronici da intrattenimento. Inchiesta “Quarto passo” (OCC emessa il 25 novembre 2014 dal Tribunale di Perugia nell’ambito del p.p. 3906/12 RGNR DDA e 5665/123 RG GIP, ed eseguita il 10 dicembre 2014), che ha consentito di accertare la presenza di un sodalizio composto principalmente da soggetti calabresi residenti da oltre un decennio in territorio umbro, dedito a estorsioni, intimidazioni poste in essere anche mediante incendio delle attività . La criminalità organizzata pugliese e lucana, seppur in assenza di evidenti segnali di infiltrazione criminale, viene alla luce nell’ambito della complessa indagine “’Ndrangames”, che ha colpito l’operatività del clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI, individuandone le connessioni operative con la ‘ndrangheta del crotonese nel settore del gioco illegale. A seguito dell’attività investigativa è stato disposto il sequestro preventivo di macchinette elettroniche installate da società riconducibili agli indagati, tra l’altro, presso alcuni esercizi commerciali in provincia di Perugia. Il capoluogo è anche considerato una importante piazza per il mercato della droga del centro Italia. Dalle attività investigative si evince come, in genere, l’eroina arrivi a Perugia attraverso soggetti di origine nigeriana, mentre la cocaina venga trasportata dagli albanesi; lo spaccio al dettaglio sarebbe effettuato a sua volta da tunisini. Altra attività criminosa molto diffusa nel capoluogo è rappresentata dallo sfruttamento della prostituzione, anche mediante la tratta di giovani donne, per lo più immigrate clandestinamente da paesi dell’Est Europa. Per quanto riguarda il restante territorio regionale, l’operazione “Montana” della Polizia di Stato di Terni ha fatto luce su un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti composta da italiani, albanesi, tunisini e peruviani. Pregiudicati dell’Est Europa sono attivi nella commissione di reati contro il patrimonio, mentre, a fattor comune con altre aree territoriali italiane, è stata registrata l’operatività di citati cittadini nigeriani, oltre che nel narcotraffico, anche nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della prostituzione. commerciali, usura e traffico di stupefacenti. Si ricorda anche l’inchiesta “Trolley-sottotraccia” ( naturale prosecuzione dell’operazione “Quarto passo”), che ha coinvolto soggetti originari delle province di Crotone, Catanzaro, Roma, Bari, Firenze, Perugia, Monza e della Brianza, nonché persone provenienti dall’Albania, dalla Tunisia e dalla Romania, a conferma delle proiezioni dei cirotani FARAO-MARINCOLA nel territorio. Si segnala, altresì, il sequestro eseguito dai Carabinieri nel febbraio 2016, in provincia di Perugia ed a Cirò Marina (KR), di beni immobili per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, nei confronti di un soggetto collegato alle cosche crotonesi e già imputato nel processo conseguente alla citata operazione “Quarto passo”. Gli indagati, a vario titolo ed avvalendosi del metodo mafioso, fino al mese di luglio 2015 avevano agevolato la cosca GRANDE ARACRI di Cutro (KR) ed il clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI nell’illecita raccolta delle scommesse on line attraverso apparecchiature elettroniche collegate in rete a siti esteri oltre che attraverso videogiochi e apparati elettronici del tipo “New slot” e “Totem” sprovvisti delle necessarie concessioni dell’AAMS. Già segnalata nel paragrafo dedicato alle altre organizzazioni criminali italiane e straniere (p.p. 214017 del Tribunale di Terni). L’8 marzo 2018, la Polizia di Stato del citato capoluogo di provincia ha dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di 14 componenti di sodalizio criminale multietnico, composto da soggetti di nazionalità italiana, albanese, tunisina e peruviana, dedito alla spaccio di cocaina, eroina, hashish, marijuana e droghe sintetiche.