Un uomo nello specchio di un fenomeno criminale: l’anonima sarda.
Lussorio Salaris : Borore , 1945 – Città della Pieve, 1986. La carriera criminale e la morte violenta di questo giovane allevatore di pecore sono il paradigma della diffusione reticolare e della capacità operativa della cosiddetta “anonima sarda” tra la Toscana e l’Umbria nel ventennio terribile dei sequestri di persona. Lussorio Salaris è stato ucciso il 10 ottobre da due suoi compagni di avventura, Pietrino Mongile di Ghilarza e Antonio Soru di Paulilatino che si sono detti innocenti ma sono stati condannati a 29 anni di carcere. Il movente : i due sospettavano che il pastore li avesse venduti alle forze dell’ordine dopo che insieme avevano rapito Marzio Ostini (San Casciano, 31 gennaio 1977 ) e che avesse fatto la cresta sul miliardo e duecento milioni di lire del riscatto. Per questo gli mozzarono le mani prima di metterlo sottoterra dopo averlo massacrato con quattro fucilate a pallettoni. Marzio Ostini invece sarebbe stato eliminato a picconate ( fallito un tentativo di avvelenamento con la stricnina) da Lussorio Salaris e poi sepolto nella stessa podere del quarantunenne, a San Donnino, non lontano da Allerona. E’la ricostruzione più recente ( metà degli anni ’90) attribuita a Mongile. Nella biografia di Lussorio Salaris scritta dalle procure italiane c’è un avvicinamento precoce all’industria dei rapimenti nell’isola. Con il trasferimento in Umbria aveva cercato un salto di qualità.Frequentazioni importanti le sue. Mongile, appunto, anche lui residente a Città della Pieve , arrestato a Milano il 13 ottobre 1989,coinvolto nei sequestri di Enrica Marelli (Cortona 1980), Esteranne Ricca (Grosseto 1987), Dante Belardinelli (Firenze 1989). E Soru che condannato all’ergastolo per la scomparsa di Ostini aveva trovato rifugio a Ospedaletti di San Venanzo, in casa di Francesco Goddi originario di Orune . La cattura è del 20 febbraio 1988, quattro anni prima era evaso dal carcere di Oristano. Dunque Francesco Goddi: al processo per il sequestro di Augusto De Megni (Perugia 1990) è sul banco degli imputati come presunto basista. Il bambino, allora aveva 10 anni, fu liberato dalla polizia con il contributo di un’imbeccata di Mario Giau, servo pastore di Bachisio Goddi , un allevatore di Viterbo che sarà condannato all’ergastolo per il rapimento e l’uccisione di Mirella Silocchi (Collecchio 1989) E, ancora: Lussorio Salaris , conosce un palermitano Croce Simonetta che (Terni 1989)verrà condannato a cinque anni per associazione a delinquere proprio per l’omicidio di San Donnino. Morirà(luglio 1989) a seguito di uno scontro a fuoco con i Nocs che davano la caccia a sequestratori dell’industriale del Jolly Caffè. Infine un lutto in famiglia (1979), aveva fatto segnare il nome dell’uomo di Borore tra gli appunti dei carabinieri. Mario Buttafuoco, perugino, trentenne, impiegato dell’Associazione Provinciale degli Allevatori, viene ucciso con nove colpi di fucile davanti alla sua abitazione di Madonna Alta. Mario Buttafuoco era il cognato di Lussorio Salaris. Gli investigatori ipotizzarono l’eliminazione di un testimone scomodo: il caso è irrisolto.
(da Il Messaggero)