Umbria: le mafie ci sono e non fanno rumore
E’ una lenta ma costante penetrazione nel tessuto economico quella che da almeno mezzo secolo, con un’accelerazione nell’ultimo ventennio, attuano anche in Umbria le mafie italiane e straniere attraverso varie forme di riciclaggio del denaro proveniente da diversi profitti illeciti ,a cominciare da quelli del traffico della droga e degli esseri umani . Una penetrazione che genera le condizioni per insediamenti di natura sempre più stabile e per infiltrazioni sempre è più a vasto spettro nei mondi della finanza e dell’impresa. Anche se i legami con i territori d’origine non vengono recisi, anzi c’è una sorta di osmosi e di autorinforzo. Le mafie non fanno rumore e hanno bisogno di silenzio: raramente entrano in collisione tra loro , come è successo negli anni’90 dello scorso secolo, per evitare pubblicità e clamore . Al bisogno si accordano. La ‘ndrangheta tra le italiane, e la nigeriana e l’albanese tra le straniere, sono le mafie più attive in Umbria, come risulta dal rapporto della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre del 2020 che pubblichiamo qui sotto.
UMBRIA
Provincia di Perugia
Il capoluogo di Regione ha fatto rilevare nel tempo la presenza di soggetti contigui inizialmente alle ‘ndrine calabresi GIGLIO, FARAO-MARINCOLA, MAESANO-PANGALLO-FAVASULI e SCUMACI, risultati attivi nell’infiltrazione del settore economico e nel campo del traffico delle sostanze stupefacenti. Ulteriori proiezioni della criminalità mafiosa calabrese sono state messe in luce dalle operazioni “Infectio” (derivazione dell’operazione “Malapianta” La presenza di soggetti criminali calabresi emerge anche nella già citata operazione “Eyphemos”. La forma di criminalità più evidente nel Capoluogo è comunque quella inerente alla “filiera degli stupefacenti”. In tale ambito si sono progressivamente affermati con ruoli diversi, gruppi di origine straniera. Si tratta in particolare di quelli nigeriani, albanesi e della regione del Maghreb, i quali curano talora in collaborazione con sodalizi o elementi italiani l’approvvigionamento, la gestione dei canali di rifornimento e delle reti di distribuzione dello stupefacente mediante costanti contatti con i referenti delle rispettive nazionalità attivi sia in altre città italiane sia nei Paesi d’origine o di transito delle droghe. Tra le diverse matrici esiste una ripartizione delle zone territoriali di influenza e dei ruoli svolti. Gli albanesi ed i nigeriani curano l’arrivo a Perugia dei narcotici per lo più eroina, cocaina e marijuana, mentre il commercio al dettaglio viene gestito principalmente da maghrebini. La situazione è stata tratteggiata anche dal Presidente della Corte di Appello di Perugia il quale ha posto in risalto che: “La diffusione di reati in materia di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti è riconducibile a sodalizi di matrice nigeriana, tunisina e albanese, che operano in aree differenziate del territorio cittadino, anche se la zona maggiormente interessata dal fenomeno delittuoso è quella circostante la Stazione FS Fontivegge”. Segnatamente la comunità nigeriana335 quasi interamente integrata nel locale contesto sociale, annovera soggetti che si dedicano non solo a Perugia ma anche nella provincia alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di sostanze stupefacenti. all’approvvigionamento ed allo spaccio di eroina. La droga veniva trasportato da Perugia in Sardegna ad opera di una donna che al momento dell’arresto al porto di Cagliari veniva trovata con 11 ovuli ingeriti. Contestualmente sono stati sequestrati complessivamente gr. 350 di eroina. Anche la criminalità albanese è operativa nei traffici di droga potendo contare su un’importante struttura organizzativa che le consente di gestire l’intera filiera, a partire dall’approvvigionamento in Albania339, alla lavorazione e allo spaccio. Di recente infine, è stato rilevato il tentativo di inserirsi nelle piazze di spaccio perugine da parte di tanzaniani e di cittadini originari del Burundi. Nell’ambito del traffico illecito dei rifiuti significativi sono i risultati dell’operazione “Black Channel”, con la quale il 18 febbraio 2019 i Carabinieri di Perugia hanno dato esecuzione ad un’OCC emessa dal GIP della stessa città nei confronti di n. 14 immigrati clandestini di etnia nigeriana, resisi responsabili, in concorso tra loro, di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti. Nel febbraio 2020, la Guardia di Finanza ha tratto in arresto, a Perugia un cittadino nigeriano che è risultato, a seguito di esame radiografico, trattenere, in corpore 7 ovuli contenenti complessivamente 90 gr. di cocaina. Operazione “Arachide”, conclusa dei Carabinieri di Perugia il 20 febbraio 2019 con l’esecuzione di ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di n. 10 immigrati clandestini – tutti di etnia nigeriana – responsabili di spaccio di stupefacenti del tipo marjuana nelle città di Gubbio e Gualdo Tadino (PG). E poi l’operazione “sun”, conclusa dai Carabinieri nel gennaio 2020 con l’esecuzione di un’ordinanza dicustodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Perugia nei confronti di un’organizzazione criminale, dedita al traffico illegale di pannelli fotovoltaici in disuso, rottami di vetro, imballaggi e contenitori di plastica per prodotti chimici e fitofarmacologici. Le investigazioni hanno permesso di documentare come il sodalizio con base nella provincia di Perugia ma con operatività anche in altre città italiane, rigenerasse i pannelli fotovoltaici ritirati come rifiuti speciali poiché dismessi dai numerosi parchi solari del territorio nazionale, per poi rivenderli, con documenti d’accompagnamento falsi, nei Paesi del Nord Africa come il Senegal, il Burkina Faso, la Nigeria, il Marocco, la Mauritania, la Turchia e la Siria, ove venivano spediti via mare. Nel corso delle attività sono state sequestrate numerose aziende per un valore di circa 40 milioni di euro. Nel semestre in esame il territorio di Perugia non è inoltre risultato immune da attività illecite connesse con il riciclaggio e l’autoriciclaggio. Nel merito si cita l’operazione “Grifo Fuel” conclusa dalla Guardia di finanza di Perugia il 27 febbraio 2020 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di n. 3 italiani, ritenuti responsabili dei reati di riciclaggio ed autoriciclaggio nel settore dell’importazione e della distribuzione di prodotti petroliferi ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. I tre arrestati considerati i promotori ed organizzatori dell’associazione avrebbero costituito e utilizzato “società cartiere” con sede in Campania, Lazio, Lombardia e Molise, al solo scopo di interporsi in seno alla filiera di distribuzione del carburante tra i fornitori esteri ed i reali cessionari nazionali, con l’unico fine di non versare l’IVA disattendendo così agli obblighi fiscali e incamerando le somme dovute all’erario. Ciò con evidente alterazione della leale concorrenza nel mercato dei carburanti in quanto il prodotto alla pompa veniva proposto ad un prezzo inferiore. Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati beni immobili, mobili registrati e conti correnti bancari e postali, per un importo di circa 110 milioni di euro. Il territorio della provincia è del resto periodicamente caratterizzato dalla commissione di reati predatori, quali le rapine e i furti perpetrati da bande ben organizzate talvolta anche di origine straniera ovvero provenienti da aree extraregionali, sia ai danni di attività commerciali (banche, sale da gioco, agenzie di scommesse, laboratori orafi) sia di abitazioni private. Nel merito si ricorda l’indagine del dicembre 2018 che ha consentito di sgominare due “bande” specializzate in tali reati, coordinate tra loro e con analoghe modalità esecutive: una con base ad Assisi (PG), l’altra a Prato. I predetti sodalizi, composti da criminali di nazionalità italiana (tra cui n. 3 soggetti di etnia rom nati e residenti in Umbria), attuavano una “collaborazione criminale” e potevano contare su basisti che segnalavano gli obiettivi da colpire, i siti presso cui collocare la refurtiva e le armi da utilizzare per le rapine (armi da fuoco, spray urticante, taglierini, taser, etc.), avvalendosi di ricetrasmittenti ed altri strumenti idonei ad intercettare le comunicazioni delle Forze dell’ordine.
Provincia di Terni
Recenti indagini hanno permesso di colpire organizzazioni criminali (anche a composizione multietnica) dedite nella città di Terni al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti. Nel periodo si richiama in tema l’operazione “White Bridge”, con la quale il 7 maggio 2020 la Polizia di Stato ha disarticolato un’organizzazione operativa nella provincia di Terni e composta da n. 17 soggetti (di cui tre donne, due italiane e una tunisina) di nazionalità italiana, tunisina, marocchina e gambiana, dedita allo spaccio di hashish, marijuana, cocaina ed eroina nonché di droghe sintetiche quali le anfetamine e la caffeina. Il sodalizio attuava anche estorsioni – attraverso minacce, aggressioni, atti di vandalismo e danneggiamenti (pure a mezzo di esplosivi) – ai danni degli acquirenti in ritardo con i pagamenti della droga che era stata ceduta “a credito”. Inoltre nel luglio 2020, i Carabinieri hanno dato esecuzione nell’ambito dell’operazione “Quarantena”, ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Terni nei confronti di cinque albanesi, ritenuti responsabili di spaccio di cocaina. Gli indagati erano soliti acquistare lo stupefacente nel Nord-Italia per trasportarlo successivamente nella provincia umbra. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati complessivamente circa 1 kg. di cocaina e quasi cinquemila euro frutto di proventi illeciti.