L’ultima battaglia del comandante Diavolo
Quarantotto anni dopo è la Corte d’Appello di Perugia a cambiare la storia di un proiettile sparato il 18 giugno 1946 vicino a Correggio, provincia di Reggio Emila, il colpo di una pistola che ha ammazzato don Umberto Pessina, parroco di san Martino Piccolo. Un delitto spietato che provocò una forte spaccatura anche all’interno del gruppo di partigiani all’interno del quale c’è l’arma che ha sparato. Si cerca il colpevole, le indagini sono affidate al generale dei carabinieri Pasquale vesce , la fretta spinge la giustizia ad infrangersi su un clamoroso errore giudiziario.Sono indagati Germano Nicolini, comunista ex sindaco di Correggio, nome di battaglia “Comandante Diavolo”, “Antonio Prodi detto “Negus” e Ello Ferretti conosciuto come “Fanfulla”. Gli inquirenti dicono che il “comandante Diavolo “ ha ordinato, e gli altri due hanno eseguito. Una brutta pagina, gratuità della morte inflitta, indignazione e paura tra la gente. Un capitolo di terrore che vede partigiani, nazisti e fascisti, uccidere nella stessa zona e in pochi giorni altri undici sacerdoti; senza un motivo, senza l’attribuzione di una qualche colpa specifica.
Per incompatibilità territoriale il processo per l’omicidio di don Pessina viene celebrato a Perugia. Febbraio 1949, tutti gli imputati sono condannati : Nicolini a 22 anni, Ferretti a 21 e Prodi a 20. Due ex partigiani che si erano presentati al dibattimento accusandosi dei fatti di san Martino Piccolo non vengono creduti. Anzi Euro Righi e Cesarino Castellani finiscono subito sotto inchiesta per autocalunnia. Nicolini resta in carcere per 10 anni, Ferretti e Prodi per 7: gli sconti di un indulto. La trama però è un’altra e la conclusione non può essere questa. La conclusione la scrive un altro partigiano Otello Montanari che nel 1990 è pubblica un libro che è un po’ storia dell’immediato dopoguerra e un po’ ricerca della verità. Perché anche per Otello Montanari la verità è un’altra e con la determinazione dell’anziano combattente grida un accorato “ chi sa parli”. Il partigiano “G” raccoglie l’appello e consigliato dal figlio si fa avanti e, appunto, parla. Si chiama William Gaiti e dice: “sono stato io ad uccidere don Umberto Pessina”. È il 1991, la Procura non è convinta , sospetta una replica delle testimonianze di Righi e Castellani, vuole archiviare. Il gip invece riapre il processo. Dal quale escono per l’amnistia dei reati politici commessi dal 25 luglio 1943 al 18 giugno 1948. 18 giugno 1948: lo sparo mortale contro il sacerdote emiliano è di due giorni prima.L’8 giugno 1994, alla fine del secondo processo, la Corte d’appello non ha dubbi: Nicolini, Prodi e Ferretti sono innocenti. Dopo quasi mezzo secolo . il “Comandante Diavolo ha 75 anni, l’errore giudiziario è stato riconosciuto e riparato -Prodi e Ferretti , non ne beneficeranno direttamente: sono deceduti mentre aspettavano che la giustizia riscrivesse un pezzo delle loro vite. A Germano Nicolini viene restituita la medaglia d’argento al valor militare che gli era stata conferita perché tra i migliori combattenti della resistenza emiliana. L’ultima battaglia l’ha combattuta in un’ aula di giustizia perugina. Il comandante partigiano è morto a Correggio il 24 ottobre. Aveva 100 anni. Al compleanno, qualche mese prima gli avevano fatto una gran festa.