Supertestimone di tre delitti : l’insolita storia di un clochard.
È morto a 56 anni una mattina di agosto del 2012 nel carcere di Spoleto. Doveva scontare un anno di residuo di pena per una faccenda di droga. A dispetto dell’anonimato della sua vita randagia era molto conosciuto negli ambienti giudiziari. Non solo per l’attività di spacciatore di eroina, che era limitata all’acquisto di un tozzo di pane; in tre mesi, un cliente. Lo conoscevano, gli inquirenti, perché gli era capitata una cosa da primato: di trovarsi ad un passo dalla scena del crimine di tre diversi feroci delitti avvenuti a Perugia in un tempo relativamente breve. E lui, Antonio “Totò” Curatolo da Avellino, un senzatetto, una sorta di re dei clochard del centro storico, non si è mai sottratto ai suoi doveri di testimone o presunto tale. A volte impersonando anche un ruolo primario, quello di “supertestimone”, almeno le volte che non è stato bollato di inattendibilità. Il primo verbale nel quale c’è una sua deposizione è dell’autunno del 1999. Il 3 ottobre l’affittacamere Lina Tortoioli di 74 anni viene ammazzata nel suo appartamento di via delle Cantine, un vicolo appena sotto il Duomo. Qualcuno l’ha presa per la testa e l’ha sbattuta contro il muro. Più volte. Due giorni dopo l’assassino torna nell’abitazione e tenta di cancellare le sue tracce bruciando il cadavere. Rashid Kamassi, tunisino, trentenne, precedenti per spaccio, viene arrestato e condannato a 28 anni di carcere. Tra i riscontri scientifici e le testimonianze disponibili, compresa quella del giramondo avellinese, le indagini si chiudono in pochi giorni. C’è ancora il fuoco nel delitto della piscina di via Pellini, scoperto il 28 febbraio 2001. Qualcuno ha ucciso una Najla Dridi, una ventenne tunisina prigioniera del giuro che controlla droga e prostituzione. L’ha colpita alla testa con un mattone poi l’ha bruciata nei sotterranei dell’impianto natatorio. Da quelle parti c’è passato, in ore importanti, anche Antonio Curatolo che dice di aver cose da raccontare. Cose che gli investigatori valutano utili. C’è chi riferisce che la vittima ha un fidanzato, il venticinquenne Jamil AbDrabo. Il ragazzo grida la sua innocenza, ma troppi elementi lo incastrano. Al processo con l’abbreviato viene condannato a 18 anni di carcere. Successivamente, qualche tempo dopo l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, la notte del 1 novembre 2007 e l’arresto di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, l’immagine barbuta del clochard è sulle prime pagine e nei titoli dei telegiornali di tutto il mondo. Totò Curatolo mette nei guai l’americana e il pugliese. Momentaneamente assurto al ruolo di “supertestimone” dice di averli visti dal suo rifugio di cartoni di piazza Grimana ad un passo dalla casa di Meredith la sera dell’omicidio. Racconta però di autobus in partenza per le discoteche e di giovani mascherati come vampiri. Potrebbe essere quello che è successo un giorno prima, il 31 ottobre, la sera di Halloween. In aula precisa: era la sera prima dell’arrivo delle tute bianche della scientifica”. Per l’accusa non si sbaglia. Per la difesa è inattendibile. Ininfluente il suo racconto nelle sentenze che hanno condannato a 16 anni Rudy Guede e assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Poi esce di scena. Nel carcere di Spoleto dove la giustizia gli ha assegnato l’ultima tappa del suo vagabondare se ne sta solo e in disparte. Se gli capita di scambiare quale parole dalla sua bocca nascosta dalla barbara escono parole di uno che è più vecchio degli anni che ha: acciacchi, dolori, bisogno di cure. Niente sui delitti, ma tanto nessuno sarebbe stato più di un minuto ad ascoltare. E’ solo come in solitudine ha vissuto. In solitudine, senza far rumore se n’è andato. Il suo nome chi se lo ricorda più ?
(da il messaggero)