Archivio: le teste rotte del Duomo di Orvieto.
Il giorno dopo fu un giorno di polemiche e di pensieri in libertà sugli alti rischi di attacco e sui bassi livelli di difesa. Sulle ridotte occasioni di commercio anche nella illegalità che aprono alla speranza di un recupero possibile. Sul grande bene perduto e sulle recriminazioni sul danno patito. Su quello che non era stato fatto e su quello che bisognava fare; subito perché quello scempio non avesse repliche . Il 22 dicembre 1981 una città va verso il Natale costernata, indignata, preoccupata. Stati d’animo e reazioni che presto si propagano per tutto il paese quando la notizia si propaga sulle onde dei telegiornali. La notizia non è da poco: di notte cinque figure scolpite nel marmo dei pilastri della facciata del Duomo di Orvieto sono state decapitate e le teste portate via. Sono angeli, demoni e profeti, citazioni del Vecchio e del Nuovo Testamento, bassorilievi delle tavole che abbelliscono la parte bassa della facciata dal 1330. Le piccole sculture sono state staccate dal loro basamento a martellate o a colpi di pietra. L’arma del delitto non è tra i frammenti marmorei finiti sul sagrato dell’ opera di Lorenzo Maitani e Arnolfo di Cambio avviata nel 1290. Non la trovano neppure nei dintorni: i ladri se la sono portata via con la refurtiva. Ladri? Probabilmente no; più verosimile l’opzione di un atto vandalico. E’ quello che, a caldo, ipotizzano gli esperti e gli inquirenti. Per un paio di ragioni: non è un furto su commissione perché sembra l’opera grossolana di uno o più inesperti; le teste mancanti difficilmente avranno un mercato e se lo troveranno sarà comunque un mercato povero. Più avanti si scoprirà che le cose sono andate diversamente. Ma non è il gioco a guardie e ladri che , al momento, la questione centrale. Nell’opinione pubblica, nelle istituzioni, nell’accademia, ci si accapiglia su un interrogativo: come è possibile che abbiano potuto agire indisturbati ? Come è possibile che il duomo di Orvieto , come tanta altra parte del patrimonio artistico e culturale , sia così facilmente aggredibile ? Che fare per porre rimedio a questo stato di cose ? Insomma il dibattito sulla tutela e sulla prevenzione. Puntualmente ricorrente ogni qualvolta c’è da commentare un attacco subito perché tra un colpo e l’altro nulla è stato fatto. Intanto passano gli anni. Ne trascorrono quattro e da Roma arriva una notizia, questa volta buona. Le testine sono state ritrovate. Sono quattro. La quinta forse s’è disintegrata durante il colpo o è andata persa. Sono state ritrovate a Castel di Leva, periferia romana, in un casolare abbandonato. Non era stato un raid di scriteriati fine a se stesso . Angeli e demoni decollati erano stati portati via da gente di malavita che poi non riuscendo a piazzarle aveva nascosto le sculture in un mucchio di calcinacci in attesa di tempi migliori. Il ritrovamento infatti è avvenuto durante un’operazione anticrimine non mirata a quel recupero. Il 22 ottobre 1985 le piccole sculture sono state riconsegnate e da allora, dopo il restauro, hanno ripreso la loro secolare opera di impreziosimento di una delle chiese più belle, conosciute e visitate del mondo. Con un accorgimento: tutte i bassorilievi dei quattro pilastri della facciata sono protetti da improfanabili lastre di cristallo antisfondamento.