Caso Adinolfi: nuove indagini dopo 27 anni?
La possibilità della riapertura dell’inchiesta sulla scomparsa del magistrato Paolo Adinolfi avvenuta a Roma il 2 luglio 1994 dipende dal verificarsi di almeno due condizioni . La prima: che si decida a parlare senza reticenze chi sa, testimone o pentito che sia. La seconda: che ci sia la possibilità di compiere accertamenti con tecniche e mezzi più avanzati di quelli impiegati, ad esempio, per cercare il cadavere nei sotterranei di villa Osio appartenuta ad Enrico Nicoletti, il finanziere legato alla banda della Magliana. Con questi presupposti il passo successivo potrebbe essere quello di affidare all’Unità Crimini Irrisolti e alla Scientifica della Polizia di Stato i risultati dell’inchiesta archiviata nel 2005. È un’ipotesi avanzata come una suggestione da non escludere dal procuratore della repubblica di Spoleto Alessandro Cannevale che quando era sostituto a Perugia, ha coordinato le indagini più recenti, ipotizzando un omicidio dopo aver ricostruito una serie di intrecci tra affari e criminalità, tra giustizia e interessi incoffessabili, contro i quali il giudice di tanti fallimenti eccellenti ha combattuto con determinazione, forte senso dello Stato ma isolato nel suo stesso ambiente di lavoro. Il procuratore Cannevale ha ricordato la figura di Paolo Adinolfi in occasione della pubblicazione del libro “ La scomparsa di Adinolfi” di Alvaro Fiorucci e Raffaele Guadagno pubblicato da Castelvecchi Editore, sottilineando anche come la magistratura italiana dovrebbe recuperare la memoria di un collega lasciato nell’oblio degli scomparsi mentre è da considerare tra le vittime del dovere, della difesa della legalità e del senso dello Stato.