Il falso brasiliano di Foligno, il volo con il procuratore e la strage di Bologna
Fecero finta di niente anche la notte del 16 febbraio 1981, quando lo arrestarono per un furto di mobili antichi e di una pala d’altare. Eppure, il nome, Roberto Da Silva, 24 anni, nato a Rio De Janeiro, e l’attività, commerciante di oggetti d’antiquariato, erano coperture della quale almeno tre dirigenti della polizia furono sospettati di sapere che un’altra persona, ricercata per tentato omicidio. Forse sapevano e lo favorirono dandogli anche il porto d’armi. Sotto inchiesta giurarono di essere all’oscuro del taroccamento e le indagini si arenarono sui loro dinieghi. Come più avanti negli anni per due preti, una suora e un militare, fu solo una brutta parentesi l’arresto per averlo aiutato a Reggio Emilia , sua città natale. Nel 1976 aveva lasciato il Brasile ed era arrivato in Italia. Si era stabilito a Foligno, con quella identità di fantasia, protetto dallo schermo di complicità impensabili. Furono infatti anni di assoluta tranquillità quelli trascorsi all’Albergo La Nunziatella. Roberto Da Silva, il brasiliano, in realtà era l’italianissimo estremista di destra Paolo Bellini che la Procura Generale ora considera il quinto uomo della strage di Bologna, 2 agosto 1980, 85 vittime tra le quali il giovane ternano Sergio Secci, il padre e la madre, Torquato e Lidia, a chiedere, per anni, verità a nome di tutti. Secondo le accuse- alle quali si dichiara estraneo- l’ex militante di Avanguardia Nazionale sarebbe nel gruppo degli esecutori con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (già condannati in via definitiva) e Gilberto Cavallini (colpevole in primo grado) foraggiati da Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto d’Amato e Mario Tedeschi. Presunti mandanti, da tempo deceduti. Nelle carte dell’accusa c’è anche l’ipotesi che proprio con la falsa identità brasiliana costruita a Foligno e con un complice delle ruberie antiquarie abbia pernottato vicino alla stazione nei giorni precedenti il massacro. La presenza di Paolo Bellini nella zona dello scalo bolognese è testimoniata inoltre dal riconoscimento fatto dalla ex moglie in un fotogramma impresso dalla telecamera di un turista poco prima dell’eccidio. Indagato per la strage, nel 1992 era stato prosciolto. L’ex avanguardista nero a Foligno non aveva destato sospetti. Chi conosceva la sua identità taceva su tutto, anche sulla latitanza per un tentato omicidio. Chi non la conosceva si trovava davanti un giovane, appunto, insospettabile. Aveva regolarizzato la sua posizione di immigrato. Si era fidanzato e alla ragazza prometteva il matrimonio. Iscritto all’aeroclub aveva facilmente conseguito due brevetti da pilota. E nei cieli dell’Umbria ha volato in compagnia del procuratore di Bologna Ugo Sisti, il magistrato delle prime indagini sulla bomba del 2 agosto. Una volta furono costretti ad un atterraggio di fortuna. Ugo Sisti accusato di favoreggiamento per questa amicizia otterrà il proscioglimento. La vera identità del finto brasiliano verrà scoperta attraverso le impronte digitali nel 1982 durante un processo d’appello per 13 furti. Una decina di anni dopo sarà, secondo alcune fonti d’accusa, tra i protagonisti della trattiva Stato- mafia. Un uomo che entra ed esce dai misteri italiani come un avventore dalla porta girevole di un albergo. Che non è La Nunziatella di Foligno.
( da Il messaggero)
usciranno infuturo nuovi libri sulla strage di Bologna?
ssbv8yot