Un fucile da sub, un suicidio impossibile e tanti interrogativi
La sua vita è finita in uno sbuffo di aria compressa. Attraverso l’occhio destro l’arpione sparato dal fucile da sub ha raggiunto il cervello e l’ha spento . La morte è arrivata veloce . Il ragazzo non ha sofferto. Questa è l’unica certezza. Il pendolo delle ipotesi invece oscilla intorno a un dubbio : omicidio o suicidio? È successo tanti anni fa e il pendolo, nonostante la giustizia sia arrivata all’ultima stazione , non si è ancora fermato. Sono le 2, forse le 3, del 13 febbraio 1995. Mario Impastato, 25 anni, pasticcere di Civitavecchia, è un cadavere raggomitolato sul suo sangue in una stretta area di sosta del raccordo Terni-Orte. Storia triste, brutta storia: si è ammazzato, la scena che hanno davanti non offre alternative agli investigatori della Polizia. Devastati dal dolore i genitori invece sono convinti che è proprio la ricerca di una qualsiasi alternativa la strada da battere perché suicidio non è. Perché ? Read more…