La Beretta 22 del Mostro di Firenze e il fascicolo di Perugia
Il 1982 è l’anno in cui gli investigatori cercano a Perugia la svolta decisiva per braccare il mostro di Firenze che ha già ucciso cinque coppie di ragazzi. La cercano e la trovano nell’ufficio dei corpi di reato del Tribunale in una busta di plastica spillata al fascicolo dell’agguato di Castelletti di Signa ,dove furono ammazzati a pistolettate la trentenne Barbara Locci e il suo amante Antonio Lo Bianco, di qualche anno più giovane . Forse il primo della terribile serie di duplici omicidi. O una storia brutale di gelosia all’interno di una comunità di persone imparentate tra loro. Nei processi che verranno , quando le vittime saranno sedici, e gli imputati Pietro Pacciani e i compagni di merende , quegli otto colpi sparati contro un’auto ferma in un viottolo appena dopo un ponte, non verranno presi in considerazione. Non addebitati a loro. Ma c’è una questione non da poco che sembra collegare tutto dal ’68 all’85: ad esplodere i colpi mortali potrebbe stata sempre la stessa pistola , una Beretta calibro 22 long rifle. Le munizioni hanno tutte la lettera H impressa sul fondello della cartuccia e le striature prodotte dallo sparo e dall’espulsione sono sovrapponibili. Il fascicolo di Perugia toglie il condizionale : anche cinque bossoli del 1968 hanno l’H incisa e appaiono esplosi dalla stessa pistola. In questo momento la cosiddetta ipotesi sarda (la mattanza è opera di uno o più soggetti che fanno riferimento ad una comunità di immigrati dall’isola) appare la più convincente. Appartengono ad un unico ambiente , legati da rapporti di parentela come Salvatore e Francesco Vinci. Stefano Mele, il marito di Barbara Locci , accusa, poi ritratta, quindi coinvolge altre persone che di volta in volta saranno scagionate perché mentre sono in carcere, il mostro colpisce ancora con una terrificante puntualità. Per la morte di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco alla fine sarà lui, Stefano Mele, ad essere condannato in via definitiva a 14 anni di reclusione , marzo 1970, dalla Corte d’Appello dopo il rinvio a Perugia stabilito dalla Cassazione. Il giudice istruttore fiorentino Mario Rotella il 13 dicembre 1989 intanto mette fine alla pista sarda. Sono trascorsi quattro anni dall’ultimo attacco del mostro, via degli Scopeti, San Casciano Val di Pesa. I reperti balistici relativi ai fatti di Castelletti di Signa sono stati conservati per un tempo lungo oltre la media . Che intriga uno dei consulenti della procura, Tommaso D’Altilia, che a domanda risponde: se depistaggio c’è stato scambiando i bossoli affinché quelle della serie del ’74 coincidessero con quelli del ’68 questo non può non essere avvenuto che nell’ultimo Tribunale che l’ha conservati. Sospetto che non ha avuto seguito. Come c’è più di una versione su come e da chi il processo perugino e suoi corpi del reato sia stato riportato in primo piano: il ricordo di un maresciallo dei carabinieri ? Un anonimo? Di per sé la storia della Beretta calibro 22 che non è stata mai ritrovata, potrebbe venire da lontano. Da Villacidro in Sardegna dove ad un parente era stata rubata poco prima che Salvatore Vinci partisse per la Toscana. Negli ambienti investigativi si sospettò che potesse essere stato lui a portarsi dietro l’arma che poi sarebbe passata di mano, forse dopo un furto. Ipotesi suggestiva ma senza prove. L’uomo aveva avuto guai con la giustizia nel 1960 per la morte della moglie Barbarina Steri asfissiata dal gas di casa . Un suicidio, si disse. Ma nel 1986 lo arrestano. Viene poi prosciolto. E sparisce.
( da Il Messaggero)
Gentile dottor Fiorucci usciranno quest’anno nuovi libri sul mostro di Firenze? Mi risponda la prego , sono molto interessato!!grazie!!
Per Danilo Migliore.
Stefano Brogioni ha pubblicato recentemente con Intermedia Il Mostro Nero; nei prossimi mesi uscirà un libro di Giuliano Mignini, il magistrato che ha indagato sul caso Narducci sempre sul Mostro di Firenze. Per il momento non ho altre notizie
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