Una pistola nell’uovo per l’evasione di Pasqua
Dovevano evadere il giorno prima di Pasqua , ma l’involucro lanciato dall’esterno non fu raccolto al volo, si frantumò come un uovo di cioccolato che cade a terra, sul cemento dell’ora d’aria. La sorpresa che era dentro, una pistola con il caricatore pieno, per la botta si ruppe. Quando la puntarono contro la guardia che stava per fermarli non sparò, inceppata; sparò la guardia che senza centrarli comunque li fermò. Seguirono momenti di terrore. Con tre agenti, uno ferito, presi in ostaggio , per trattare con la direzione le conseguenze di quella fuga non riuscita. È la settimana santa del 1977, il nucleo genovese delle Brigate Rosse, decide di liberare due compagni incarcerati a Perugia, Emilio Quadrelli e Massimo Maraschi. La spedizione è affidata ad Antonio Marocco che fa parte del gruppo di fuoco torinese. Secondo la procura della repubblica ai dettagli dell’azione parteciparono almeno una decina di persone e le indagini finirono per coinvolgere anche Autonomia Operaia e il suo leader , il professore padovano Tony Negri. Dunque, Antonio Marocco raggiunge Perugia e studia dall’esterno le possibilità che ha di superare il muro di cinta dell’imponente carcere di piazza Partigiani. Individuato un punto adatto a quello che deve fare , la vigilia della festa , si avvia per via Fiorenzo di Lorenzo con sottobraccio il pacco che nasconde una 7.65 con le munizioni. Sa che deve lanciarlo verso una certa area del cortile interno e c’è un accordo di sincronia con chi, come un portiere del football, lo prenderà praticamente al volo. Con l’arma in pugno i due potranno andarsene ; forse anche per la porta principale. Tutto procede secondo il piano, per il momento . Il lancio è forte, meta. Il cartoccio è oltre la muraglia e ha a scavalcato pure il camminamento del poliziotto di ronda. Ma è a questo punto che si materializza l’inghippo. Non c’è nessuno a raccogliere quell’oggetto prima che cada a terra . Infatti, finisce al suolo e l’impatto è violento. Un agente della penitenziaria, intuisce quello che sta per accadere e si avvicina al detenuto che ha visto correre verso il cortile . Il detenuto gli punta la pistola quasi in faccia e fa per sparare: l’arma nella caduta però si è inceppata. L’agente è rapido e spara un colpo per dare l’allarme e costringere i due che dovevano fuggire a ripararsi all’interno. Intanto sono diventati un gruppo e riescono a trascinarsi dietro tre guardie che sono disarmate. Una è ferita , forse da un bastone. Poi tutto questo paragrafo perugino verrà trasferito a Milano e inserito nei fascicoli del processo a carico del collettivo “Rosso” considerato un incubatore della lotta armata . Con un aspetto in più da chiarire. Un altro pentito raccolta che un agente di custodia avrebbe fornito i mezzi per segare le sbarre di una finestra attraverso la quale è stato raggiunto il cortile dove era atterrato quel particolare uovo di Pasqua. Di più tra i fuggiaschi che hanno sequestrato gli agenti girava anche una seconda pistola , questa volta funzionante. Un particolare che non ha trovato riscontri. Antonio Marocco , già Corrado Alunni nelle Formazioni Comuniste Combattenti, viene arrestato poco dopo, ma nel 1981 evade dal carcere di San Vittore. Poi si pente e parla anche dei fatti di Perugia. Emilio Quadrelli , laura in lettere, storico del movimento operaio e delle lotte di liberazione, saldati i conti con la giustizia si è dedicato alla ricerca sociale. È stato riabilitato. Massimo Maraschi che in carcere c’è stato per lungo tempo una volta in libertà ha trovato lavoro in una cooperativa sociale. Per molti dei personaggi che la procura mise sotto inchiesta ci sarebbe da scrivere una storia a parte: quella del terrorismo rosso con le sue vittime e i suoi buchi neri.
(da Il messaggero)