Archivio: l’Uomo Ragno e l’ ambo criminale col morto
In otto per un ambo criminale da parecchie centinaia di milioni di lire. Con il primo numero puntano ai gioielli: gioielli, 600 milioni di lire , da prendere nella cassaforte e portar via. Con il secondo vogliono tirarsi dietro anche il gioielliere :ostaggio per un riscatto di almeno un miliardo. Esce però solo il numero degli anelli e delle collane ; l’altro rimane imprigionato nella ruota, tra i ritardatari. Un brutto segno per i giorni a venire. Tempo una settimana, infatti, quasi tutti gli scommettitori sono in carcere dopo una serie di arresti rocamboleschi: chi, all’arrivo dei carabinieri ha cercato la fuga per i tetti, chi è rimasto a penzolare nel vuoto per un brutto quarto d’ora, chi nella tromba dell’ascensore è stato quasi schiacciato dalla cabina. Reati che, beninteso, nulla hanno a che fare con le estrazioni del lotto : rapina, tentato sequestro di persona, furto aggravato, danneggiamento e altro ancora. Manette, ma con un elemento di sostanziosa consolazione per gli ammanettati: il bottino pare già avviato alla conversione illegale in contanti. Qualcuno aspetta per spartirseli, chissà. Siamo ad Umbertide, ottobre 1983. Roma, dicembre 1991:in un appartamento vicino a piazzale Tiburtino ci sono tre cadaveri , due uomini e una donna, le mani legate dietro la schiena, colpi di pistola in più parti del corpo. Un regolamento di conti all’interno della mala romana, secondo la Criminalpol. Nel ricordo degli agenti un ponte con l’Umbria : uno dei due uomini uccisi era nel gruppo degli arrestati per la rapina di Umbertide. Casualità? Forse. Dunque, Umbertide. I malviventi sono ben in formati e vanno sul sicuro. Sanno che quella sera con Fausto Dragoni c’è solo la moglie e un rotolo di gioielli, il campionario della ditta fiorentina per la quale lavora. Evidentemente l’imbeccata è arrivata da un basista. Entrano nella villa con uno stratagemma. Sono in tre e sono armati. Immobilizzano i coniugi, li minacciano, si fanno consegnare i preziosi , parecchi chili stimati molto più di mezzo miliardo. Il raid è finito. Anzi no. Adesso vogliono passare alla seconda parte e se lo dicono a mezza voce scambiandosi le poche informazioni operative necessarie per fuggire con l’ostaggio. Parlano piano, ma la moglie della vittima designata intuisce. Reagisce d’istinto. Grida, vuol attirare l’attenzione dei vicini, di un passante, di qualcuno che li liberi da quella brutta situazione. I banditi sono sorpresi dalla mossa della donna . Si rendono conto che il rischio si è fatto troppo alto ; non hanno più il tempo per fare prigionieri. Se ne vanno con i gioielli fiorentini di quel ricco campionario che farà ricchi anche loro. Ma se, come sembra, hanno potuto contare su un basista, i carabinieri dalla loro potrebbero aver avuto un informatore. La settimana successiva infatti vengono ammanettati un commerciante di Castiglione del Lago, una ballerina di Potenza , due pregiudicati romani e un complice che gli ha messo a disposizione un appartamento nella capitale. I due pregiudicati che con la donna avrebbero materialmente compiuto la rapina hanno cercato di scappare per i tetti, e , sentendosi come l’Uomo Ragno, si sono appesi ad un cornicione del quarto piano, sospesi nel vuoto per quasi venti minuti rischiando di precipitare. Poi si sono fatti aiutare dai carabinieri. Uno dei due sarà ucciso otto anni più avanti. Si chiamava Leonardo Nobili e aveva trentasette anni, Il 12 marzo 1984 si viene a sapere che della banda facevano parte altri due pregiudicati romani. Accusati di altre rapine e del tentativo di sequestro di persona furono scovati in una abitazione di un amico arrestato pure lui. L’amico non aveva aperto la porta all’arrivo dei carabinieri per consentire agli ospiti di andarsene e calarsi nel vano ascensore dove sono stati bloccati. Tutti rapinatori , tutti convinti di essere come l’Uomo Ragno.