archivio: il vescovo che chiuse le chiese per fermare i ladri
Lucio Decio Grandoni non sa più a che santo appellarsi per mettere un freno ai ladri che imperversano per le chiese della sua diocesi, quella Todi. Dopo aver bussato a più porte , insoddisfatto delle consultazioni, chiude tutti insieme venti luoghi di culto considerati a rischio, una sorta di allerta gialla. Sbarra porte e finestre per salvare il salvabile. Decisione drastiche così pare non ce ne siano state prima. Da un paio di mesi dell’estate di quest’anno i telefoni della sacrestia e della canonica squillano per notizie preoccupanti. Chiamano i parroci e dicono che, sì è toccato anche a loro: sono arrivati di notte, hanno sfondato quando una porta, quando una finestra, per portar via ora una scultura, ora dei candelabri, una tela di buona fattura , un pezzo di affresco e se, sono antichi per davvero, anche panche e pezzi di confessionale. Il vescovo le ha provate tutte: omelie, lettere ai parroci, contatti con il comune, i carabinieri la polizia, ma il suo telefono continua a squillare per una insopportabile ragione : c’è da fare l’inventario dei danni e del patrimonio storico- culturale da depennare dai registri dei beni culturali ecclesiastici. Ma negli anni ’80 tutto o quasi è nella memoria dei prelati o dei fedeli più assidui: non c’è una schedatura informatica, ovviamente, non ci sono telecamere efficaci e sistemi di allarme avanzati. La sicurezza è più che scarsa , il mercato parallelo degli oggetti di pregio prospera. Subiscono spoliazioni analoghe e a volte peggiori, una lenta i musei piccoli e privati e poco tutelati, a collezioni domestiche che hanno la chiave sulla toppa, raccolte senza occhi a circuito chiuso. Il vescovo Grandoni che è un prete del fare, contro l’usura, per dire, istituirà una forma di prestito di comunità, chiede aiuto ai fedeli con una serie di omelie forti e toccanti. Per dire: aprite gli occhi anche voi, collaborate. Invita i mascalzoni peccatori a cambiare strada. Bussa, nello stesso tempo, alle caserme della polizia e dei carabinieri, al portone del municipio, perché ci vuole oltre alla buona volontà di tutti, anche vigilanza e all’occorrenza repressione. Teme che succeda di nuovo un fatto brutto, il più grave degli ultimi tempi, come quello capitato a santa Maria in Camuccia il 4 dicembre 1989, con i ladri che- certamente su commissione- hanno portato via una preziosa scultura lignea del XII secolo conosciuta come la Madonna di Jacopone. E una serie di reperti archeologici ; un bottino di valore inestimabile. Il parroco, l’ottantenne don Mario Pericoli, quella volta si improvvisò detective . Cercò informazioni, distribuì volantini; lanciò appelli al pentimento. La recuperarono dopo qualche tempo i carabinieri. Ma il fenomeno delle chiese nel mirino , a Todi, come altrove, non certamente non finì con la bella operazione dell’Arma; ancora adesso fa buoni fatturati nonostante le numerose operazioni di contrasto, i sequestri, i recuperi da parte del nucleo per la tutela dei beni culturali. Tornando a don Lucio Decio è seriamente preoccupato e si fa sentire: chiede l’istituzione di forme di vigilanza volontaria , invita alla partecipazione e a fare di più. “Altrimenti che senso ha stracciarsi le vesti” quando si deve contare un’altra perdita? Vuol far scendere in campo i volontari “ come fanno gli anziani davanti alle scuole o ai giardini” perché sa che le istituzioni hanno i loro problemi di organico e non ce la farebbero nemmeno se li raddoppiassero a proteggere un patrimonio così diffuso , un bene non solo per l’evangelizzazione. Intanto chiude chiave le chiese dove non c’è una presenza continua del parroco, per riaprirle soltanto per particolari funzioni religiose. Lo stesso vale per chi abita la canonica ma non può controllare l’edificio ecclesiastico. Non solo il vescovo di Todi ha messo nero su bianco anche alcune norme che vanno osservate per proteggere gli ex voto: innanzi tutto un inventario dettagliato , e poi la custodia in un luogo difficilmente accessibile. E ancora: ogni cosa di valore delle chiese dei borghi di montagna dovrà essere portata via ; è don Lucio Decio che si incarica personalmente della custodia non rivendicando nessun diritto di proprietà. Sono svincolate dai diktat antifurto il Duomo, il tempo della Consolazione, il santuario della Madonna DEL Campione, l’oratorio Veralli- Cortesi. Sono luoghi molto conosciuti e molto frequentati. Scelte operative che, se non hanno cancellano il fenomeno lo hanno tamponano. Almeno a Todi. E sono scelte che ancora nel 2013 sono buone per l’intero paese. Dal vademecum dei carabinieri: associazioni e volontariato per la vigilanza; che nessuno resti all’interno, alla fine delle funzioni; che i portoni siano rinforzati se non blindati ; mettere delle copie al posto degli originali di pregio; le telecamere abbiano occhi per ogni spazio intorno, C’è qualcosa in più, è stato monsignor Lucio Decio Grandoni a dettare la linea. (da Il Messaggero)