Quando è lecito dire “non mi rompete i… cabasisi”
Il commissario Salvo Montalbano avrebbe detto “Non mi rompete i cabasisi” e, come nei libri di Andrea Camilleri nessuno si sarebbe offeso. Un ragioniere perugino che invece andò giù diretto senza eufemismi “ Non mi rompete i co…” finì sotto processo, accusato di oltraggio a pubblico ufficiale, perché i destinatari del suo invito erano quattro agenti dell’Ispettorato Antifrodi del ministero dell’Agricoltura che non gradirono. C’è differenza, oggettivamente con l’invito a non rompere, a non scocciare, alludendo a quei tuberi molto diffusi in Sicilia, i cabasisi appunto, per evitare di citare direttamente certe del corpo umano che può risultare sgradevole. C’è differenza , ma , l’imputato fu assolto lo stesso con una motivazione che, se non fece giurisprudenza, fece da miccia ad un infiammato scambio di opinioni e di quesiti tra i linguisti che se ne occuparono: l’espressione è da vocabolario ora che, pur inelegante, è diventata di uso comune ? È un innocuo modo di dire o, peggio è Succede alla fine di ottobre del 1994. Il ragioniere, che è un imprenditore delle assicurazioni ed è stato tra i primi a intuire il business dell’ emittenza privata, non ha mai abbandonato la passione per la terra e i suoi prodotti, tanto da aver messo su anche un’ azienda agricola che si è fatta un nome con la del vino. Per completare il ritratto: quando il mercato divenne più che favorevole le frequenze che aveva nel suo portafoglio le cede alle sue condizioni alla Fininvest di Silvio Berlusconi a caccia di spazi dell’etere nei quali far rimbalzare il segnale delle sue tv che presto sarebbero diventati canali nazionali. Dunque, il ragioniere riceve la visita dei messi ministeriali nel suo quartier generale alla periferia della città. Gli ispettori fanno i controlli di routine , spulciano certe carte, fanno domande a raffica , svolgono il loro lavoro. Insistono anche se non trovano motivi di contestare chissà che. Sarebbe accaduto a questo punto che l’imprenditore spazientito avrebbe perso l’ aplomb doveroso di fronte a dei pubblici ufficiali. “ Avvocato qui ci sono delle persone che sono venuto solo per rompermi i co…” grida al telefono dopo aver chiamato il suo legale. E, rivolto agli ispettori: “ non mi dovete rompere i co… è tutto in regola ”. A questo punto la verifica di fatti e di presunti misfatti agricoli diventa una questione da codice penale. C’è , immediata, una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale e, in Pretura una condanna di un certo peso: sette mesi di reclusione. Ma non è finita perché l’imputato ricorre ed è in corte d’appello che il dibattito diventa non solo uno scontro di interpretazioni giuridiche, ma anche una dotta disquisizione linguistica intorno alla frase incriminata . I giudici D’Ovidio, Verrina e Goretti ascoltano l’arringa appassionata dell’avvocato Umberto Palumbo, un’ora e più di rimandi alla letteratura, alla grammatica, alla filologia, alla semantica , al mutamento dei costumi. La camera di consiglio dura più della media del tempo impiegato per definire un qualsiasi caso di oltraggio a pubblico ufficiale. C’è stato, evidentemente dibattito acceso anche tra i membri del collegio. La lettura della sentenza regala ai media un inatteso colpo di scena perché ribalta del tutto la decisione pretorile : il ragioniere con la passione per i campi e le tv è assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, “ non mi rompete i co… “ nella situazione in cui la frase è stata pronunciata non è oltraggiosa e quindi non costituisce reato. In sostanza è come se avesse detto: ” Lasciatemi in pace, non mi infastidite”. Come la corte è pervenuta a questa definizione del caso è spiegato nelle motivazioni . I giudici scrivono che la frase “ pur potendosi classificare volgare , non ha la capacità di offendere sia perché è frequentemente usata ad ogni livello sociale sia perché non rappresenta una manifestazione di disistima”. Vuol dire che l’espressione entrerà nel lessico passabile delle frasi fatte ? Nei modi di dire che il bon ton non segnerà con la matita blu? Nessuno rispose, allora. L’essere pubblici ufficiali non incide ? Per i giudici non cambia la sostanza della loro determinazione. Affermano infatti che, se una volta quell’ invito a non rompere i co… poteva avere la valenza offensiva adesso, 1994, quel carattere l’ha perso perché è cambiato il costume gergale degli italiani, certe trasformazioni culturali hanno mutato pure l’effetto sul ricevente di queste ed altre parole sboccate. In conclusione gli agenti del ministero dell’agricoltura che fino a poco tempo prima avrebbero potuto ritenersi colpiti da una volgarità, ora possono pure lasciar correre perché quello che l’ha raggiunti , in fondo, in fondo, è un inoffensivo modo di dire che, chi più chi meno, usano tutti. Proprio così- pare sia stato il commento a caldo dell’imprenditore- io non volevo offendere , ho soltanto usato un’espressione colorita per informare il mio avvocato e far valere i miei diritti. E la giustizia gli ha dato ragione. (da Il Messaggero)