Piccole storie nere: 35 morti dimenticati in fretta
La morte si fa largo in un inferno di fiamme, fumo, calore alla fine di una bella mattina soleggiata. Una bella mattina di festa,il 25 aprile 1982. Alla mostra dell’antiquariato di Todi- al secondo piano dello storico palazzo del Vignola – c’è qualcosa che non funziona. Un corto circuito, una banale scarica elettrica incendia tendaggi,mobili, arredi. La combustione è strisciante e vigliacca. Quando si manifesta è troppo tardi.Bruciano o soffocano o muoiono dopo il salto nel vuoto trentacinque persone.60 sono i ricoverati: molti si sono salvati saltando sul telone di un camion. Una casuale via dio fuga, l’unica disponibile. E’ una tragedia che fa accortacciare su se stessa la città,la regione, l’intero paese.Ci sono i funerali con il presidente Sandro Pertini; ci sono le indagini coordinate dal sostituto Giacomo Fumu. Sottoinchiesta la mancata prevenzione, l’insicurezza complessiva,una normativa inadeguata entrata in vigore venti giorni prima.A processo ci vanno soltanto due persone: l’organizzatore che verrà condannato a tre anni e sei mesi e il presidente dell’azienda di turismo che viene assolto. Il ricordo di quel giorno terribile svanisce in poco tempo;è una brutta pagina è meglio girarla alla svelta. Ci vogliono invece anni per chiarire chi e quanto dovrà rimborsare i familiari delle vittime del rogo di Todi. L’ultima ripartenza della causa civile è datata febbraio 2005, 23 anni dopo quella soleggiata mattina di un giorno di festa.