Piccole storie nere:correre con la morte
Ci sono le storie di una bambina mai nata, di una mamma morta a trentanni e di un giovane abbattuto come un birillo e lasciato senza vita sull’asfalto nella genesi del movimento di opinione che chiede parole nuove nel codice penale per gli omicidi commessi con le automobili. Sono storie e tragedie umbre datate 1997. Il 15 marzo- a metà pomeriggio- Cristina Profili ha trenta anni ed è al settimo mese di gravidanza. Aspetta una bambina,la chiameranno Valeria. Cristina cammina lungo la Spoleto-Acquarta. Il marito è lì vicino in bicicletta. Arrivano sparate due macchine , due Golf. I ventenni ai comandi sono impegnati in una gara di velocità. Un gioco, una scommessa.Una macchina travolge Cristina,l’altra fugge. Cristina Muore e muore anche Valeria la bimba che ha in grembo: duplice omicidio. Una sfida notturna tra una clio e una renault 5 – sempre nello spoletino-tra San Brizio e La Bruna- mette fine alla giovane vita di Omar Cialucco,ventiquattro anni,gestore di una paninoteca. Una delle auto in gara va contro mano e prende in pieno la sua utilitaria.E’ il lunedì di pasqua. Quindici giorni dopo la morte della donna incinta.Ci sono due processi e ogni processo ha due imputati che respingono le accuse di omicidio colposo e omissione di soccorso. Patteggiano la pena: meno di due anni ciascuno con i benefici di legge. Legge che non funziona,che non ha l’effetto educazione-deterrenza che serve. Che non condanna il gioco con la vita e con la morte, dicono Giampiero Cialucco e Mario Profili i padri che hanno perso i figli. Lo dicono ancora oggi, dopo tanti anni. Hanno raccolto settemila firme. Chiedono la revisione dei processi perché queste storie maledette abbiano una giustizia più giusta.