Piccole storie nere: le due vite di Peppino Pes
E’ nel carcere di Spoleto che la vita di Peppino Pes, bandito di riguardo nelle gerarchie dell’anonima sarda degli anni sessanta, ha percorso l’ ultimo miglio dell’abbandono di quell’essere criminale da ergastolo che l’ha portato alla maturità. Delitti spietati quelli per i quali è condannato a due ergastoli e a 158 anni di carcere; il primo quello del killer che a Sedilo gli ha ucciso il padre e poi una serie di altre dieci . Una mattanza tra il 1956 e il 1962. Peppino Pes è un uomo d’onore,è latitante ma giura che quei delitti non li ha commessi lui. Un balente non avrebbe mai detto il falso; è un fatto storico,secondo gli esperti di fatti criminali. La giustizia,però da la caccia a lui e ha prove per metterlo in galera.Il bandito di Sedilo nel 1979 è il primo ergastolano che in Italia ottiene- per buona condotta e per aver convinto i detenuti in rivolta a Faviognana di liberare i giudici Giavanni Falcone e Ciaccio Montaldo che erano st6ati presi in ostaggio- il beneficio della semilibertà. Il giudice Massimo Albanese gli consente di fare il giardiniere a villa redenta, residenza storica del comune di Spoleto. E quando per un disguido il provvedimento viene revocato, 30.000 umbri firmano una petizione per avere Peppino Pes in semilibertà, dalle 7 alle 21. L’ergastolano vive a Spoleto. Nel 1987 sposa una delle psicologhe del carcere. E’ finalmente una vita normale la sua.L’11 luglio 2004 ad Oristano l’ultimo protagonista del banditismo sardo muore , ucciso da un tumore a 76 anni.