Piccole storie nere: il poliziotto che fermò le nuove Brigate Rosse
Emanuele Petri ha dei dubbi. I documenti di due passeggeri non lo convincono . Dalla centrale operativa della Polizia Ferroviaria stanno per dare il via libera. Negativo. Controllo finito. I due dello scompartimento quattro l’avrebbero fatta franca con le loro tranquille false identità- signor Domenico Marozzi e signora Rita Bizzarri- se Emanuele Petri non avesse chiesto di approfondire e se non si fossero sentiti in trappola in quel vagone poco affollato,fermo alla stazione di Terentola,il 2 marzo 2003 alle 8,40, con tre poliziotti saliti a bordo per fare il loro mestiere.Domenico Marozzi e Rita Bizzarri hanno paura di essere scoperti perché fanno parte del gruppo di fuoco delle nuove Brigate Rosse. Si chiamano in realtà Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, sono quarantenni e da quindici anni sono clandestini. Non sono ricercati perché sono dei fantasmi e come tutti i fantasmi del terrorismo sono armati e addestrati. Mario Galesi impugna una 7,65 e la punta alla testa del sovrintendente Emanuele Petri. Nadia Desdomona Lioce si avventa sul’agente Giovanni di Fronzo- tenuto sotto tiro dal complice- per disarmarlo. Il poliziotto nasconde la pistola tra i sedili; la donna la prende, tenta di sparare, ma non ci riesce. Spara Mario Galesi e ammazza Emanuele Petri. Spara ancora e finisce il caricatore contro il terzo agente,Bruno Fortunato che è moribondo per un colpo ai polmoni. Bruno Fortunato cade sparando e centra il brigatista che muore poco dopo. Giovanni di Fronzo blocca Nadia Desdemona Lioce, ammanettata sui binari. Nei suoi computer indirizzi,covi,complicità, tutta la struttura organizzativa .L’aspetta l’ergastolo,condanna definitiva dal 2006. I dubbi di Emanuele Petri,poliziotto quarantottenne di Tuoro, il suo scrupolo investigativo,il suo omicidio sono storia dell’antiterrorismo. Il 2 marzo 2003 alla stazione di Terontola è finita infatti la corsa delle Nuove Brigate Rosse, quelle che avevano gia ucciso Massimo d’Antona e Marco Biagi.