L’annuario economico e l’umbritudine che non c’è
Se l’Umbria avesse un Dna invece di grumi di acido nucleico dispersi con casualità impertinente sulla sua geografia dalle tante monadi con differenti usi, costumi e caratteri , forse si potrebbe esprimere una qualche forma di orgoglio umbro. Al massimo,invece, da queste parti , si prende atto, si è contenti, ci si rallegra,si esprimono soddisfazione e congratulazioni. L’orgoglio è un sentimento che può appartenere, eventualmente, a chi riceve il plauso del nostro compiacimento. Ovvero:certi successi, Angelantoni come Novamont, Pierangelo Falini come Angelo Vescovi, Terni-Ena come Umbria Cuscinetti, Novelli come Spagnoli e via sgranando il rosario delle eccellenze ( ora si definiscono così), sono successi di coloro che li hanno pensati e realizzati. Il fatto che si siano determinati in Umbria qualcosa vorrà pur dire , è ovvio. Ma è qualcosa che non ha a che fare con una supposta umbritudine della quale eventualmente andar fieri. In Umbria l’orgoglio non può essere un fatto collettivo, di popolo,di un comune sentire e di una comune appartenenza. Inutile scomodare “Chi l’ha visto?”,pesano secoli di storia. Figuriamoci : non c’è stato verso di trovare in una bandiera la rappresentazione dello spirito di una identità fossanche presunta. S’è dovuto ricorrere al prestito di un emblema che è sentire profondo di una città ( e non di altre). E il parlare ? Un Ballaro’di dialetti,o forse di lingue, che si cambia sintonia ogni decina di chilometri. Luoghi comuni ? Non direi: è una regione che vede alla specchio le sue peculiarità diffuse che mai diventano unica amalgama. Amalgama resistente alla corrente (ricorrente?) crisi ciclopica che con le sue catapulte scaglia macigni di tagli e tasse e con i sui arcieri avvelena i pozzi del credito. Se ne duole e chiede aiuto,ma non riesce a cambiare di una virgola l’immagine riflessa . Brunello Cucinelli, mentre andava in Borsa, è stato capace di portarsi a braccetto, come due buoni amici, Francesco e Benedetto. Due Santi che se fossero stati coevi se le sarebbero date di santa (a prescindere dalla loro santità) ragione, con o senza Cucinelli . Ecco, nella terra dei grandi santi e dei mistici eruditi , questa di coniugare con sapienza e intelligenza imprenditoriale le tante (troppe?) diversità di una regione che ha la stessa popolazione di un piccolo quartiere romano, potrebbe essere la via sulla quale ricevere la grazia di sentirsi –in caso di accidente propizio -orgogliosi di essere umbri.
Alvaro Fiorucci ( da Annuario Economico dell’Umbria ,edizioni esg89-