venerdì, Febbraio 8, 2013 Categoria: Cronache

La Cassazione dice no a Firenze:quel processo è da rifare.

Un punto a favore di Perugia nel conflitto ultradecennale  tra I palazzi di giustizia che hanno avuto a che fare con le  indagini sulla  strana morte del medico Francesco Narducci per un lungo periodo collegate a quelle sui delitti del mostro di Firenze. La corte di Cassazione ha infatti  giudicato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale Adolfo Sgambaro contro la sentenza della Corte d’Appello di Firenze  che ha annullato per incompetenza territoriale  il processo e il giudizio di primo grado  nei confronti del pubblico ministero perugino Giuliano Mignini e dell’ex  dirigente della Polizia di Stato Michele Giuttari. Giuliano Mignini è il magistrato che ha  coordinato le indagini sulla morte del medico perugino annegato nelle acque del lago Trasimeno  nell’ottobre del 1985 . Morte archiviata come annegamento pur in assenza di un’autopsia che certificasse la causa. Michele Giuttari  da vicequestore, capo della Squadra Mobile della Questura di Firenze e quindi da capo del Gides (un gruppo investigativo sui delitti seriali istituito dal Ministero degli Interni) ha lavorato  sia sulla morte di Francesco  Narducci (è stato ipotizzato un omicidio occultato con uno scambio di cadaveri)  che sui mandanti del Mostro di Firenze.Approfondita una  serie di elementi ,per  gli investigatori  si sarebbero potute aprire  piste buone per arrivare alle prove di un ipotetico stretto legame tra le due  vicende.  Perche, a loro avviso sono , in realtà, una sola vicenda. La stessa vicenda. Giuliano Mignini è stato condannato dal Tribunale fiorentino a un anno e 4 mesi ,mentre Michele Giuttari è stato condannato  a un anno e sei mesi. Entrabi per   abuso d’ufficio. Avrebbero   disposto intercettazioni illegittime sui telefoni di  funzionari di polizia, giornalisti , avvocati, altri personaggi altolocati,  che secondo Mignini e Giuttari erano, a vario titolo, da tenere sotto controllo investigativo. Magistrato e poliziotto si sono difesi sostenendo che tutti gli atti d’indagine incriminati  sono stati autorizzati dal  giudice per le indagini preliminari di Perugia. Che non sono dunque abusi.Sono – dicono- regolari attività di polizia giudiziaria.  La Corte d’Appello di  Firenze ha bocciato (novembre 2011) l’operato del Tribunale (gennaio 2010)  dichiarando che quel processo non poteva essere  celebrato nel capoluogo toscano perché tra le parti coinvolte ci sono dei  magistrati  fiorentini. La loro presenza addirittura avrebbe dovuto far scattare fin dall’inizio delle indagini l’incompetenza territoriale. Ovvero dovevano essere i magistrati di un’altra sede giudiziaria ad occuparsi della vicenda. A quel processo di primo grado ci si era arrivati dopo uno scontro aperto tra le due procure che fino ad allora avevano lavorato con grande determinazione e collaborazione alle indagini-. Uno scontro – come ricorda Alvaro Fiorucci nel recente <<48 small- il dottore di Perugia e il Mostro di Firenze>>- senza precedenti con i piemme fiorentini che perquisiscono gli uffici del piemme perugino e poi vanno perquisirgli l’abitazione privata e il computer personale. Scintille. Riunioni febbrili nelle stanze del capo della procura per tenere a freno i sostituti più sorpresi dal lavorio dei colleghi toscani che con atti giudiziari volevano fermare i colleghi toscani. Comunque, come detto,  le carte arrivano in Tribunale e c’è il processo con una requisitoria durissima nei confronti del magistrato  e del poliziotto e dei loro metodi d’indagine. Una censura a 360 gradi che si traduce nelle pene inflitte e in altrettanto durissime motivazioni della sentenza. La Corte d’Appello ha fermato la corsa: alt, Firenze non avrebbe dovuto imbastire il processo per incompatibilità, se non altro per incompetenza territoriale. Il procuratore generale Adolfo Sgambaro è di parere opposto:no,l’operato del Tribunale di Firenze è stato corretto, è piena la sua competenza .Si è appellato di conseguenza alla Suprema Corte di Cassazione. La Corte di Cassazione oggi ha stabilito definitivamente l’incompetenza territoriale di Firenze. Il fascicolo  presto si metterà in viaggio per Torino competente per territorio. Senza dubbi,questa volta. La partita ricomincia dunque  con un altro piemme di un’altra città, di un’altra Procura,che studierà da capo le carte e trarrà le sue conclusioni. Se la prescrizione nel frattempo non avrà cancellato pagina dopo pagina l’attualità dei reati ipotizzati. Ma  dopo 27 anni un’altra inchiesta,l’ultima inchiesta sulla morte di Francesco Narducci potrebbe arrivare a destinazione il prossimo 21 marzo. Oppure anche questa ricominciare da capo, tornare all’udienza di partenza. La Corte di Cassazione si pronuncerà infatti sul ricorso presentato dal sostituto Giuliano Mignini e dall’avvocato di parte civile Francesco Crisi, legale della vedova Francesca Spagnoli, contro il proscioglimento  di venti persone accusate di associazione a delinquere per il presunto grande depistaggio che avrebbe mascherato da disgrazia il presunto omicidio di Francesco Narducci. Con il proscioglimento,la sentenza del Gup Paolo Micheli  ha, nelle motivazioni, smantellato pezzo per pezzo l’intero impianto accusatorio. Un  suicidio è parsa al gup l’ipotesi più probabile per spiegare la morte del gastroenterologo affogato al lago Trasimeno . Senza escludere del tutto possibili riferimenti agli omicidi del Mostro di Firenze. Manca la parola fine.

ALLAN FONTEVECCHIA

Un commento to “La Cassazione dice no a Firenze:quel processo è da rifare.”

  1. Massimiano da Caserta ha detto:

    Giustizia è fatta per i nostri amici…..

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