Caso Narducci,l’ultima parola della Corte di Cassazione
La fine giudiziaria di un’inchiesta durata sedici anni,oppure un nuovo inizio che cancella gli ultimi cinque anni e un’udienza preliminare durata due anni. Decidono questo i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione che stanno affrontando il ricorso del pubblico ministero Giuliano Mignini e della parte civile Francesca Spagnoli, rappresentata dall’avvocato Francesco Crisi, contro la sentenza del giudice Paolo Micheli che il 20 aprile 2010 ha prosciolto con varie formule tutti i venti indagati per la presunta associazione a delinquere che avrebbe nascostoi collegamenti della morte di Francesco Narducci con i delitti del mostro di Firenze. Il gup Paolo Micheli ha nella sostanza smantellato l’intero impianto accusatorio ritenendo non sussistenti alcuni reati e altri non attribuibili comunque agli indagati tra i quali i familiari del medico, un ex questore di Perugia e altri personaggi di spicco. In altre parole Francesco Narducci non è stato ucciso,non sono provati i legami con Firenze, probabilmente si è suicidato. Anche se una precedente ordinanza di un altro giudice ha archiviato come omicidio a opera di ignoti quella morte del 1985 nelle acque del lago Trasimeno. Il piemme Giuliano Mignini e il legale della vedova- con accenti diversi- sostengono non sufficientemente motivati i proscioglimenti e invece superati i confini preliminari essendo la sentenza sconfinata in un giudizio di merito che si ha alla fine di un processo. Cioè secondo i ricorrenti il gup non spiega se gli indizi prodotti dall’accusa possono avere o meno uno sviluppo nel confronto procesuale tra le parti. A questo-stando ai ricorsi di Mignini e Crisi-dove attenersi il giudice dell’udienza preliminare Paolo Micheli.
by allan fontevecchia