La ragazza che disse no al Regno della Birra
Ci sono momenti in cui certe tragedie individuali che dovrebbero consumarsi in un tempo breve e nel dolore privato, si caricano o vengono caricate, di una forza pubblica capace di aprire parentesi anche nelle cronache di tragedie nazionali. Anche di quelli più gravi e mentre si consumano un epilogo di morte sotto gli occhi allarmati del mondo. Uno di questi momenti si è verificato il Umbria il 3 maggio 1978. Aldo Moro era nella prigione del popolo da 49 giorni e la sentenza di morte pronunciata dalle Brigate Rosse era a 6 giorni dall’esecuzione. I giornali e le televisioni che seguivano con tutti gli spazi a disposizione l’evoluzione del sequestro che stava cambiando l’Italia,il 4 maggio però si privarono di parte dello spazio destinato alle cronache sugli sbocchi che stava per avere il sequestro dello statista del compromesso storico, per cederlo al racconto dell’infelice esistenza di Henriette Guinness che poche ore prima si era tolta la vita lasciandosi cadere dagli ottanta metri del Ponte delle Torri di Spoleto. Le ragioni spiegate non sono andate oltre l’ipotesi una forte depressione nonostante le tante indagini comprese quelle patrimoniali. Henriette Guinnes aveva 36 anni ed era la nipote del re della birra irlandese, Lord Guinness. Era ricchissima. Ma la ricchezza di famiglia la inquietava e ripeteva spesso che non le era utile per quello che voleva sopra ogni cosa: la felicità. Henriette Guinnes una decina di anni prima era arrivata a Spoleto per assistere agli spettacoli del Festival dei Due Mondi , la creatura internazionale di Giancarlo Menotti. La giovane miliardaria si innamorò di uno studente di medicina che durante la rassegna faceva il cameriere. L’aveva incrociato in un bar del centro. Si sposarono poco dopo. Aveva da poco ereditato 5 milioni di sterline. Dieci anni prima era finita sui tabloid inglesi per l’annuncio del suo possibile matrimonio con uno chef italiano che lavorava in un ristorante di Chelsea. Per questo obiettivo aveva lasciato la religione Prima c’era stato un progetto di fuga con il principale esponente della cultura beatnik londinese , Michael Beeby. Una giovane irrequieta, come tanti giovani di quegli anni di nuovi fermenti culturali. Un incidente automobilistico avvenuto in Francia nel 1963 l’aveva profondamente segnata. Il 3 maggio 1978 si allontana dall’abitazione di Spoleto. Si allontana solitaria e corrucciata. Da tempo e in terapia. Raggiunge il ponte delle Torri che è metà mattina. Ha deciso di farla finita e vola giù sotto lo sguardo dei passanti che danno l’allarme. In attesa dei famigliari le autorità britanniche inviano a Spoleto il console di Firenze per svolgere accertamenti . Il console scrive a Londra un primo rapporto con la frase che Henriette ripeteva spesso : “ se fossi stata povera, sarei stata felice”. E la notizia della per un giorno rubò spazio alle cronache delle ultime ore di Aldo Moro.
(da Il Messaggero)