sabato, Febbraio 1, 2020 Categoria: Senza categoria

Criminalità e giustizia: sintesi dell’intervento del procuratore generale Fausto Cardella all’inaugurazione dell’anno giudiziario

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

La presenza di organizzazioni criminali, essenzialmente di matrice ‘ndranghetista, nel distretto dell’Umbria trova conferma nelle indagini della Procura distrettuale di Perugia e in quelle di altre procure.L’allarme lanciato dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, ogni qual volta se ne presentava l’occasione, non era fuori luogo né eccessivo. Se le mafie, la ‘ndrangheta in particolare, hanno una insopprimibile tendenza ad espandersi, ad occupare territori, se ne è stata drammaticamente accertata la presenza inquinante in Lombardia, in Emilia Romagna e in altre nobilissime regioni, diverse e lontane dal luogo di origine, perché mai in Umbria no? Perché mai l’Umbria sarebbe dovuta restare indenne?La ricchezza della regione, anzi, unitamente ad una crisi economica generale ha costituito una indubbia attrattiva per le forze criminali, che speculano e traggono guadagni da questi fattori. La ricostruzione delle zone terremotate – ai cui abitanti porgo un solidale saluto – con il notevole giro di denaro che, prima o poi comporterà, resta un settore ad alto rischio di attività mafiosa. Tuttavia, pur con tutte le cautele del caso, sembra che l’infiltrazione criminale sia avvenuta, per il momento, con l’immissione di capitali nell’economia della regione, propaggini, ramificazioni di un centro criminale che ancora resta nelle zone di provenienza, come recenti indagini sembrano confermare. Mancano, infatti, chiari e costanti segni di radicamento sul territorio, quali le estorsioni, il pizzo ai negozi, i danneggiamenti. E mancano i segni di contaminazione al livello dei centri decisionali della Regione. Quando tali segni si sono manifestati, i responsabili sono stati individuati e neutralizzati dalle forze dell’ordine. Manca, soprattutto, l’omertà, manca la paura della gente a denunciare, manca la rassegnazione o la convenienza a subire le imposizioni mafiose da parte della sana e laboriosa gente umbra, che mostra di aver fiducia nello stato.

TERRORISMO

Per quanto concerne la criminalità di matrice eversiva e terroristica si registra il consueto attivismo dell’ala più radicale della sinistra antagonista e dell’area anarchica, con componenti di quest’ultima che hanno preso parte alle iniziative di controinformazione e manifestazioni pubbliche in chiave anti-sistema. Il quadro della destra radicale ha continuato ad evidenziare una divisione interna, presentandosi nel complesso frammentata, priva di una progettualità condivisa e caratterizzata da una marcata competizione, tutti fattori questi che hanno precluso una più incisiva azione comune, nonostante l’esistenza di alcuni condivisi orientamenti sul-le tematiche di maggiore attualità. Nell’ ultimo periodo, nel territorio del distretto, non si sono verificati significativi episodi delittuosi ascrivibili alle suddette aree, anche in ragione di un’attività di prevenzione e contrasto delle forze dell’ordine. Con riferimento, infine, alla minaccia rappresentata dal terrorismo collegato all’estremismo islamico di ispirazione jihadista, la progressione del conflitto in atto nell’area siro-irakena incrementa il pericolo rappresentato dalle attività di propaganda e proselitismo, di indottrinamento ideologico e addestramento operativo. La capacità attrattiva del messaggio jihadista, infatti, si pone anche in una prospettiva di forte valenza identitaria per quanti, specie tra gli immigrati di seconda e terza generazione, vivono situazioni di disagio e disorientamento sociale e culturale. Nell’ambito della comunità islamica in Umbria, dove si contano 22 associazioni culturali e luoghi di culto, non si registrano ambiti di diffusione di messaggi radicali e di rifiuto all’integrazione, né la presenza di zone, quartieri enclave ad esclusività etnica, che rappresenterebbero terreno fertile per il messaggio radicale islamico. Permane, tuttavia, il rischio legato a presenze di soggetti attestati su posizioni radicali, potenzialmente in grado di creare cellule di reclutamento, supporto ed instradamento di volontari verso il teatro di guerra siro-irakeno, non escludendo – in tale contesto – anche la possibilità di progettare azioni delittuose sul territorio nazionale, fino a oggi sostanzialmente scongiurate da attività di natura preventiva, e all’occorrenza repressiva, adeguate e tempestive.

STUPEFACENTI

 

Il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti nel distretto costituisce l’attività principale di differenti e numerosi gruppi criminali che agiscono su entrambe le Province.L’importanza assunta nel narcotraffico dalla criminalità albanese e delle organizzazioni magrebine ha permesso alle organizzazioni, stabilmente insediate in Italia, di adottare modalità operative tipicamente transnazionali, commercializzando con i gruppi locali, ma mantenendo consolidati legami con formazioni balcaniche e altri pericolosi gruppi stranieri, principalmente di origine marocchina. Si evidenzia da parte dei gruppi criminali stranieri presenti ed attivi in questo capoluogo la modalità, ormai consolidata, di richiedere la manodopera per i singoli “viaggi” di approvvigionamento o per la vendita al dettaglio, di soggetti fatti arrivare direttamente dall’Albania ed utilizzati ad hoc per le attività illecite; soggetti non noti alle polizie e così più difficili da identificare. Inoltre sono stati documentati, grazie a specifiche attività con numerosi e ingenti sequestri di stupefacente eroina, cocaina e marijuana, in seno a procedimenti penali coordinati dalla locale DDA, alcuni dei quali ancora in atto, i canali di approvvigionamento dello stupefacente che arriva ai sodalizi criminali stranieri a Perugia sulle rotte del nord Europa, dall’Olanda, Germania, Milano fino a Perugia, per ciò che attiene alla cocaina; ovvero i canali albanesi relativi al traffico internazionale di eroina e marijuana; altra eroina, che arriva dal centro e dal Sud Africa, va verso il nord Europa e fino ai centri italiani, come Perugia. La marjuana segue il canale della rotta balcanica, ma anche la rotta Spagna, Roma, Terni, Spoleto, Perugia. Sporadiche le coltivazioni locali e di esigua entità. Gli spacciatori, presenti anche nei centri storici, di Perugia come di altre città nel distretto, sono oggetto di costante intervento delle forze dell’ordine. Ma l’attività di repressione da sola, non basta a contrastare un fenomeno, che ha cause profonde e richiederebbe una pluralità di interventi, come più volte segnalato. Tuttavia, benché lo spaccio di stupefacenti sia il principale fenomeno criminale del distretto, l’attività di prevenzione e repressione, combinate, sembrano aver sortito almeno il benefico effetto di ridurre le morti per overdose, potendosi registrare 5 decessi nel periodo 1/7/2018 – 30/6/2019, a fronte dei 13 decessi nel periodo 1/7/2017 – 30/6/2018.

REATI CONTO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

La vigilanza giudiziaria sui reati contro la Pubblica Amministrazione ha ricevuto impulso grazie all’utilizzabilità di sofisticati strumenti di captazione, che hanno permesso di disvelare vere e proprie manifestazioni di grave malcostume amministrativo, non trasmodante però -allo stato- in forme di corruzione particolarmente diffuse.

AMBIENTE

In questo settore, la problematica maggiormente impegnativa, a livello di implicazioni in materia di sicurezza ambientale, è quella connessa alla gestione dei rifiuti speciali, anche pericolosi, di origine industriale. Talune imprese, mosse dal bisogno di ridurre i costi, connessi al regolare smaltimento dei rifiuti, danno vita a circuiti illeciti. In tali settori è possibile che si verifichi l’infiltrazione di soggetti coinvolti in organizzazioni malavitose, anche mafiose. Un importante riscontro investigativo è emerso dalla recente operazione del NOE Carabinieri dell’Umbria.

PATRIMONIO ARTISTICO

Si registra un incremento dei furti di beni di natura ecclesiastica, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ancorché legato a un unico autore. I beni erano custoditi all’interno di Chiese, Cimiteri, piccoli Santuari, come sovente accade totalmente privi di particolari protezioni. L’attività investigativa dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha portato in molti casi alla individuazione dei colpevoli e al recupero della preziosa refurtiva. Non si riscontrano aree con maggiore presenza criminale rispetto ad altre, anche se, il territorio posto ai confini con la Regione Lazio e, ovviamente, i parchi o aree archeologiche più conosciuti, sono le zone più soggette al fenomeno del cd. “scavo clandestino”.Non si sono riscontrate, ad oggi, attività riconducibili a soggetti appartenenti ad associazioni criminali organizzate. Altresì, la problematica relativa al commercio di opere d’arte d’illecita provenienza, non risulta avere particolare incidenza sull’andamento delle azioni delinquenziali condotte dalla c.d. “criminalità diffusa” in ambito regionale.

LE ATTIVITA’ DELLA PROCURA GENERALE

La Procura generale, accanto alle tipiche funzioni requirenti, svolge un compito di vigilanza e controllo sull’attività degli uffici requirenti del distretto, “…al fine di verificare il corretto e uniforme esercizio dell’azione penale ed il rispetto delle norme del giusto processo, nonché il puntuale esercizio da parte dei Procuratori della Repubblica dei poteri di direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali sono preposti, acquisisce dati e notizie dalle procure della Repubblica del distretto ed invia al Procuratore generale presso la Corte di cassazione una relazione almeno annuale” (art. 6, D.L.vo 20.2.2006, n° 106). Questi compiti, non assistiti da un reale potere, sono stati declinati con l’obiettivo principale di sostenere, di agevolare il lavoro delle procure del distretto, oltre che dei magistrati della stessa Procura generale.L’art. 6 del D. L.gs 2006, invero, trova puntuale applicazione nei limiti della cortese collaborazione dei colleghi Procuratori, in virtù dei buoni rapporti personali; del resto, la norma in questione è affatto priva di una concreta possibilità di attuazione, senza una piena e convinta reciproca collaborazione. L’esercizio dei poteri sostitutivi nei diversi casi di inerzia o di non esercizio dell’azione penale delle procure, è stato limitato a pochissimi, sporadici casi e sempre preceduto da interlocuzione con il relativo ufficio.stata completata la messa in sicurezza di tutti i principali edifici giudiziari del distretto, che sono stati dotati di strumenti idonei e di personale, in particolare la sede del tribunale civile di Perugia, che era stato teatro di un grave episodio delittuoso. Numerosi sono stati gli interventi che hanno consentito di evitare l’introduzione di oggetti vietati nei palazzi di giustizia.Si ringraziano le Prefetture di Perugia e Terni per il costante e determinante supporto che esse offrono per il mantenimento di un elevato livello di sicurezza, sia degli edifici, sia dei magistrati, nel contesto di una collaborazione istituzionale senza riserve. Gratitudine e ammirazione ai militari dell’Esercito Italiano, per il presidio agli uffici di Perugia e Spoleto, in particolare al 185° Reggimento Artiglieria Paracadutisti, “Folgore”, cui si devono gran parte dei risultati di cui s’è detto; al tempo stesso do il benvenuto al 132° Reggimento Artiglieria “Ariete”, subentrato. Un ringraziamento all’Avvocatura del libero foro per aver saputo sopportare gli inevitabili disagi, connessi ai servizi di controllo e sicurezza, con comprensione e ai Consigli dell’Ordine di Perugia, Terni e Spoleto, i cui rispettivi presidenti saluto, anche per la costante disponibilità e attenzione, in tutte le sedi, a riprova che la collaborazione tra la magistratura e l’avvocatura non solo è auspicabile ma è concretamente possibile. La sicurezza, per tacere dell’efficienza del servizio, aumenterà, peraltro con consistenti risparmi di spesa, se andrà in porto, come da molti auspicato, il progetto della cosiddetta Cittadella Giudiziaria di Perugia, progetto che ha visto e vede impegnati: il Sindaco, le altre istituzioni territoriali, sostenuto anche dai rappresentanti sul territorio delle forze politiche. Proficua la collaborazione con la Regione dell’Umbria, anche nella sua articolazione della Scuola di Amministrazione Pubblica e si può confidare in una soluzione al problema delle REMS, che ha risvolti non secondari sulla sicurezza. Parimenti con il Comune di Perugia, col quale è stata appena rinnovata la convenzione che permette la veloce manutenzione dei nostri numerosi edifici. E’stato istituito in Procura generale un servizio di intercettazioni telefoniche, in collegamento remoto, per le ricerche di latitanti. Dal mese di maggio del c.a., inoltre, la Procura generale fornisce al Tribunale di Sorveglianza di Perugia un determinante apporto in ordine all’affidabilità dei richiedenti i benefici previsti dall’ordinamento penitenziario. In particolare, l’attività investigativa svolta da militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Perugia, ma in servizio alla Procura generale, verifica l’attendibilità di quanti offrono la loro disponibilità ad assumere detenuti, allo scopo di scongiurare in tal modo false assunzioni, strumentali. I risultati sono assai soddisfacenti. E’ stato attivato servizio di supporto al PM di udienza per la organizzazione del cosiddetto “concordato in appello”. Per la sicurezza e per gli altri servizi di cui s’è detto, ma anche per l’analisi del flusso di informazioni proveniente dalle procure del distretto, per le avocazioni e le esecuzioni è determinante, e meritevole di elogio, l’attività degli ufficiali di polizia giudiziaria della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, anche di provenienza Forestale, della Guardia di Finanza, che prestano servizio alla Procura generale, del che sono grato all’intelligente sensibilità istituzionale del signor Questore, del signor Comandante la Legione Umbria dei Carabinieri, del signor generale Comandante la regione Umbria della Guardia di Finanza. Il supporto della polizia giudiziaria, che affianca il personale amministrativo, pur svolgendo compiti consoni a chi ha una preparazione giuridico-investigativa, allevia ma certo non risolve – né lo potrebbe – le difficoltà, che originano dalla drammatica carenza di personale amministrativo, in tutti gli uffici del distretto ed anche nella generale, difficoltà che di giorno in giorno si aggravano. In verità, su 605, tra dirigenti, funzionari, commessi, ausiliari giudiziari ed autisti, in organico nel distretto, risultano solo 485 effettivi. Questo il risultato dell’inconcepibile blocco delle assunzioni protrattosi per oltre venti anni, che ha stremato l’amministrazione della giustizia, e che la timida ripresa delle assunzioni non riesce nemmeno ad alleviare. Il mondo è cambiato e con esso anche l’amministrazione della Giustizia, che non ha solo bisogno di cancellieri, funzionari e dirigenti, che comunque mancano, ma anche di altre specialità, di ingegneri, di economi, di ragionieri, di legali esperti negli appalti, essendo oggi possibile orientarsi in tale complesso settore, talvolta, solo grazie alla collaborazione dell’Avvocatura dello Stato, cui va il mio ringraziamento. Per tacere di una propria, dedicata forza di polizia, che non può che essere la Polizia penitenziaria – cui va il mio riconoscente saluto – alla quale affidare parte dei compiti che oggi svolgono le altre forze di polizia, e anche la sicurezza passiva, con doppio vantaggio: nuovi posti di lavoro e risparmio di spesa.

Con specifico riguardo a talune questioni rilevanti, si osserva:

Avocazioni

Nel periodo in esame non sono pervenute richieste di avocazione, rispetto alle n. 10 del periodo precedente e n. 26 del periodo 2016/2017. L’unica rimasta pendente, concernente la Procura di Spoleto, è stata definita.

Ufficio Esecuzioni

Per quanto riguarda l’attività dell’ufficio esecuzioni penali, la pendenza all’inizio del periodo era di n. 821 fascicoli, con n. 299 sopravvenuti e n. 196 definiti, con una pendenza finale di n. 924.

Concordato in appello

L’istituto dà buoni risultati, in termini di deflazione dei processi, grazie anche alla disponibilità del Foro, con il quale sono state raggiunte, preventivamente, intese di massima e sottoscritto un protocollo. Nel periodo 1° luglio 2018 – 30 giugno 2019, su n. 97 processi per i quali, su sollecitazione di questa Procura, è stato proposto il concordato, quelli ammessi sono stati n. 84.

Aggressione patrimoni illeciti

Lo strumento normativo di cui all’art. 240 bis c.p., applicato nei confronti dei soggetti

condannati dalla Corte di Appello di Perugia, per i reati che lo consentono, si propone l’obiettivo di aggredire le ricchezze illecitamente accumulate e prevede la confisca dei beni, o di qualsiasi altra utilità, di cui non si possa giustificare la legittima provenienza. L’azione combinata tra la polizia giudiziaria stabilmente distaccata in Procura generale, in special modo la Guardia di Finanza, e i reparti territoriali, attraverso mirate investigazioni economiche, patrimoniali e finanziarie, ha reso possibile ottenere ottimi risultati nella lotta all’illecito accumulo di capitali, recuperando allo Stato, finora, oltre 3,5 milioni di euro.

STAMPA

La Stampa ha esercitato il suo doveroso controllo sul buon andamento della giustizia nel distretto, informando delle principali indagini e processi in modo corretto.Il diritto di cronaca va declinato come ‘diritto’ per i cittadini, che tramite l’informazione hanno modo di formarsi un’opinione sul funzionamento e anche sul comportamento di chi esercita funzioni pubbliche tanto rilevanti, come il magistrato. Ma è un vero e proprio ‘dovere’ per i giornalisti i quali, accanto al compito di informare, hanno proprio quello di esercitare un controllo sull’operato della pubblica amministrazione, in genere, e della magistratura, in particolare, per la grande incidenza sociale del suo operato. Si diceva una volta che il magistrato deve parlare solo per sentenze. Oggi tale principio  è superato dalle pressanti esigenze della informazione e del controllo sociale, nel senso sopra precisato, e il magistrato con sobrietà e con compostezza deve collaborare, offrendo una informazione tecnica e obiettiva, scevra da personali valutazioni ed enfasi, usando un linguaggio appropriato ma comprensibile per tutti. Comunicare, subito dopo la lettura del dispositivo, i motivi principali della decisione, che saranno noti, sostenuti da dotte argomentazioni, dopo un tempo sideralmente lontano dalle esigenze dell’informazione, è possibile. Lo ha fatto, di recente, la Corte Costituzionale, dimostrando di essere sensibile alle giuste esigenze di questo tempo. La segretezza delle investigazioni va tutelata, ma va tutelata finché serve ed è compito del Pubblico Ministero individuarne il limite. Cessata questa esigenza, però, occorre consentire a tutti, dico a tutta la stampa, un disciplinato ed equo accesso agli atti, come ha saggiamente deciso un autorevole Procuratore.

LE NOVITÀ LEGISLATIVE

Riguardano, essenzialmente, la legge 19 luglio 2019, n° 69, cosiddetta “codice rosso” e il nuovo regime della prescrizione del reato. La prima, complessivamente, è una buona legge, che ha potenziato il livello di tutela della donna e dei soggetti più deboli, ha introdotto nuove e necessarie fattispecie di reato, anche se ha perseverato, talvolta, nella discutibile tecnica legislativa di estrapolare una circostanza aggravante per farne una fattispecie autonoma di reato. Ma ciò che si giudica negativa è proprio la norma che dà mediaticamente il nome alla legge, ossia quella norma che obbliga il PM a escutere la persona offesa entro tre giorni, con l’intento di velocizzare l’indagine e il procedimento. Ci sono stati, è vero, casi di tempi inammissibilmente lunghi di processi per violenza sessuale, che hanno portato alla prescrizione di quei gravi delitti, ma è frutto di strabismo legislativo ritenere che la lunghezza sia stata causata da un ritardo iniziale nell’ascoltare la persona offesa. Se, poi, ratio della norma fosse quella di rassicurare la vittima di quegli odiosi delitti sull’interesse e attenzione di chi è chiamato a perseguirli, si sappia che ogni esame, ogni testimonianza è fonte di stress e di dolore per chi già ha subito e che il nostro rito prevede che la persona offesa debba ripetere il suo angosciante racconto almeno tre o quattro volte nel corso del processo, per cui non era proprio il caso di aggiungerne una, se non strettamente necessaria. Il dibattito sulla prescrizione del reato sembra datato, fuori tempo massimo. Sia chiaro, ogni soluzione che possa incidere favorevolmente sui tempi di durata del processo, in questo caso scoraggiando impugnazioni infondate, presentate al solo scopo di dilazionare quanto possibile l’esecuzione; che possa accorciare quella “corsa a ostacoli” al termine della quale c’è l’impunità per i colpevoli abbienti, mentre si è consumato giorno per giorno il massacro morale e fisico di eventuali innocenti, è la benvenuta. Ma se questo è l’obiettivo, il contenimento dei tempi processuali, temo che ci sarà delusione, perché le impugnazioni pretestuose hanno altri moventi, oltre a quello della prescrizione, moventi che rimangono intatti. Se poi sarà normata la cosiddetta prescrizione processuale, che realizza gli stessi effetti solo più confusamente, l’intento deflattivo sarà inevitabilmente frustrato. Ma davvero la prescrizione è questa tagliola nella quale finiscono le indagini? Questo era vero quando i reati ambientali erano contravvenzioni, sanzionate con pena irrisoria; era vero quando la cosiddetta legge “ex Cirielli” falcidiava i tempi; ma oggi è diverso: il reato di disastro ambientale, di cui all’art. 452 quaterp. si prescrive in 30 anni, la violenza sessuale in non meno di 24 anni, i maltrattamenti in famiglia possono superare i 20 anni, il furto in appartamento, aggravato, in 20 anni, la corruzione in 15 anni, la corruzione in atti giudiziari in 18 anni e può arrivare a 30 anni nei casi più gravi. Se in questi tempi non si riuscisse a pervenire ad una decisione definitiva, forse occorrerebbe trovare altre soluzioni, diverse dall’abolizione della prescrizione. In ogni caso, la questione uscirebbe dalla competenza del giudice per entrare in quella dello storico.

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