Archivio: le grandi fughe degli albanesi volanti
Nella particolare classifica che vede ai primi posti, per il numero e per la spettacolarità delle evasioni, gente dello spessore criminale di Graziano Mesina (banditismo sardo) o di Renato Vallanzasca (banda della Comasina), si segnalano le buone posizioni di due detenuti che hanno fatto più volte scacco matto alle carceri italiane, a cominciare da quelle di Perugia e di Terni. Sono due albanesi, Ilir Paja, 33 anni, e Toulant Toma, 29 anni. Il primo è a Capanne, in attesa di estradizione per l’omicidio di un connazionale in Germania, a Duisburg, quando la mattina dell’11 giugno 2006 approfitta di una falla del sistema di sicurezza e fugge per i campi che circondano la struttura penitenziaria fresca di inaugurazione. Ilir Paja si beve, in quei pochi minuti che gli servono, ogni tipo di sorveglianza, gli agenti, i visori elettronici, gli altri sistemi di allarme. Lo fa alla maniera più antica ma evidentemente sempre efficace: con una corda di abiti e coperte dal cortile dell’ora d’aria arriva, dopo una discesa di dieci metri, a un primo camminamento, ripete la stessa operazione con la stessa strumentazione e con la stessa temerarietà rocambolica altre due volte per scavalcare due muri di cinta alti otto metri. Poi si arrampica sulla recinzione esterna e da lì spicca il salto verso la campagna sorvolando il filo spinato che sovrasta il tutto, è in questo momento che una delle telecamere lo inquadra; con l’altoparlante gli intimano di fermarsi. Troppo tardi, è già scomparso. La fuga finisce a Milano il 4 settembre. Cattura difficile: inseguimento, sirene, armi in pugno. Ma in carcere Ilir Paja ci resta poco, fugge di nuovo il 14 agosto del 2007; corre via scalzo e in pigiama dall’ambulanza che dal carcere di Livorno lo sta portando a quello di Carinola in provincia di Caserta, gli danno dietro sei agenti. Sparano in aria, tentano di agguantarlo, vogliono circondarlo; sguscia via, scala una parete. E da lassù, a dodici metri, si tuffa nel bosco e diventa un fantasma. Lo riprendono a Tirana il 6 marzo 2008, per fermarlo, una sparatoria tra la gente. C’è, un altro albanese che se la batte con Ilir Paja: è, appunto, Taulant Toma, 29 anni, rapina e spaccio di droga, che scompare dal carcere di Terni il 19 ottobre 2009. Indisturbato prende il largo calandosi dal muro di cinta con una treccia di lenzuoli. Due mesi vissuti alla grande in un residence di Pavia e poi di nuovo le manette. La mattina del 2 febbraio 2013 è nel penitenziario di Parma. Ancora immagini che potrebbero essere tratte da un film di altri tempi: con un complice (che, per conto suo, era già evaso dal Pagliarelli di Palermo) sega le sbarre e scivola via lungo il muraglione che dà sulla strada dove non incontra ostacoli. Per lui è un tris: prima delle avventure italiane era scappato dal penitenziario di Liegi con una scala di lenzuoli, secondo tradizione.
(da “Il messaggero”)