Nove elettroshock per la testimone inattendibile
Gli elettroshock sono in grado di resettare le memorie anche di soggetti magari in difficoltà ma sostanzialmente sani di mente. Nove elettroshock invece spingono inevitabilmente i ricordi di un testimone psicologicamente fragile che li subisce nel territorio dell’incertezza e dell’oblio. Così i suoi ricordi sono improponibili in un processo. E’ l’esperienza di una donna diventata adulta a Perugia che la Corte d’Assise di Bologna cita nella sentenza che ha condannato all’ergastolo l’ex terrorista nero Gilberto Cavallini per la strage alla stazione del 2 agosto 1980. Alessandra De Bellis , figlia di un ufficiale della polizia stradale, aveva saputo per tempo che la Casa del Popolo di Moiano (24 aprile 1974) l’avrebbero fatta saltare in aria con il tritolo e che una bomba sul treno Italicus ( 4 agosto 1974 ) avrebbe fatto uno strage. Attraverso Augusto Cauchi ( al quale era legata) , uno dei capi dell’eversione neofascista, era entrata in contatto con le cellule toscane foraggiate da Licio Gelli, il capo della P2. Diceva di sapere di mandanti, esecutori, complici. Ma quando ha fatto i nomi l’utilità processuale dei suoi ricordi era stata minata – ad ogni passaggio cruciale dell’istruttoria- dal progressivo peggioramento delle sue già precarie condizioni di salute. L’ esaurimento latente, gli psicofarmaci, le cliniche per le malattie mentali , non sono le credenziali di una testimonianza attendibile. Eppure molto di quello andava affermando era stato riscontrato nei racconti di altri personaggi entrati nelle inchieste su quegli attentati .
Scrivono i giudici bolognesi nelle motivazioni depositate venti giorni fa, che la donna “ fu protagonista di un’odissea, che incise duramente sulla sua stabilità emotiva e psichica e, si suppone, le lasciò tracce indelebili anche in relazione al funzionamento della giustizia”. Una circostanza singolare, tra le tante di questa storia. Quando nel 1975 la ragazza cresciuta a Perugia si decise a parlare era in vacanza in Sardegna. Si presentò a una sezione del Pci e chiese 200.000 lire in cambio delle sue informazioni riservate. che . Contattata la polizia da Pisa arrivò un aereo che la portò immediatamente davanti a un magistrato. Non un magistrato della procura competente, ma di quella di Arezzo. Ad ascoltarla c’era “il sostituto Mario Marsili, genero di Licio Gelli (nonchè appartenente alla P2) peraltro incompetente per territorio”.
Lo stato di salute della testimone peggiora : altri ricoveri in strutture psichiatriche, cure varie e nove sedute di elettroshock ( che i periti giudiziari giudicheranno “del tutto inappropriate”) per cui “ne scaturì a suo carico una presunzione di assoluta inattendibilità”. Quando venne convocata “ disse di non essere più in grado di confermare tutto quello che aveva raccontato, adducendo uno stato di grande confusione. Fu incriminata per calunnia. L’annebbiamento dei ricordi si ripete più volte , Una situazione di inattendibilità che – quaranta anni dopo- viene così riepilogata :“in sostanza sarebbe stata chiamata a testimoniare nell’immediatezza delle terapie farmacologiche e elettroconvulsive quando il loro effetto confusionale e amnesico era ancora acuto“. Prima ancora -è riportato nella sentenza per la strage dell’Italicus citata da Luca Innocenti nel libro “Sciabole e Tritolo- nella perizia firmata da Terzian e Ciappi è scritto che nel 1975 “ si può ritenere la capacità di intendere e di volere di Alessandra De Bellis fosse perfettamente integra[…] al di là di alcune note di bizzarria del suo aspetto e del suo comportamento , quello che diceva non era il frutto di una mente malata , ma quello che grazie allo stato ipomaniacale le era possibile dire senza paura e senza freni”.Sembra un’opera narrativa di John Le Carrè. Invece è un capitolo di un atto giudiziario che resterà nella storia degli anni bui del nostro paese. E , al di là di ogni possibile valutazione , è comunque il racconto di una tribolata esperienza umana fatta di dolore e sofferenza.