Barbara Corvi: i significati generali di un’inchiesta particolare
Capita che improvvisi e importanti sviluppi di indagini complesse abbiano un valore rilevante non solo per l’inchiesta in sé. Possano avere valori significativi di carattere generale in più ambiti. Oltre la vicenda particolare. È- crediamo-il caso dell’accelerazione impressa recentemente, a dodici anni dai fatti, all’inchiesta sulla tragica fine di Barbara Corvi, la 35enne di Montecampano di Amelia, scomparsa dal 27 ottobre 2009.Il 30 marzo i carabinieri- coordinati dal procuratore della repubblica di Terni Alberto Liguori- hanno arrestato Roberto Lo Giudice- il marito di Barbara e padre dei due figli della coppia. Gli inquirenti lo accusano di omicidio volontario e di soppressione di cadavere. La donna sarebbe stata sciolta nell’acido. L’uomo sarebbe stato aiutato da uno dei suoi fratelli Maurizio. Il movente è la gelosia da una parte e provati sostanziosi interessi economici dall’altra.
Angela Costantino moglie di Pietro, un altro dei fratelli di Roberto , avrebbe fatto la stessa fine di Barbara Corvi: i due killer della donna , legati alla famiglia Lo Giudice, sono stati condannati a 30 anni. Scomparsa, uccisione, nessuna traccia. Stesso movente e stessa dissoluzione del corpo nell’acido. A Reggio Calabria i Lo Giudice sono considerati prossimi ad una delle famiglie di ‘ndrangheta più potenti. Ma questo -ha detto il procuratore Alberto Liguori -non è un delitto di mafia. È un delitto dalla mentalità mafiosa. E non a caso l’associazione Libera ha inserito il nome di Barbara Corvi nella lunga lista delle vittime della mafia. Comunque quello di Barbara Corvi è classificabile anche come l’ennesimo, brutale femminicidio. Ne ha tute le caratteristiche: la determinazione di morte di un uomo che non vuol perdere il controllo di una donna che considera oggetto di sua proprietà . Che uccide, appunto, per riaffermare anche di fronte alla sua comunità questo suo diritto esclusivo. Come considera un suo diritto esclusivo lavare con il sangue l’onta del tradimento. L’ assassinio di Barbara ci spinge perciò alla formulazione di alcune semplici ma basilari riflessioni. Nel caso di scomparsa di una persona le ricerche e le indagini devono essere immediate. Va subito scartato il comodo ripiegamento nell’ipotesi di un allontanamento volontario perché il soggetto è maggiorenne. Un ripiegamento che è stata una prassi fino a poco tempo fa e nel quale ancora oggi troppo frequentemente ci si ripiega. Le indagini – anche in assenza di indizi e di indicazioni sulle persone scomparse non devono mai essere considerate archiviate. Ce lo dice il fatto che dopo tanti anni la Procura ternana ha avuto la possibilità di seguire la pista accidentata che però si è in pochi mesi si è rivelata quella giusta. Manca l’ultimo approdo : ritrovare almeno una traccia quello che resta della povera Barbara. Da sottolineare poi l’importanza dei pentiti: le norme che ne regolano l’utilizzo investigativo sono efficaci. Non solo nella lotta alle mafie o al terrorismo. Un pentito è stato decisivo per riallacciare fili che non si erano mai intrecciati prima nel caso dell’omicidio di Montecampano che proprio grazie ai collaboratori di giustizia ora non è più un cold case. Un ruolo decisivo l’ha avuto poi la comunità di Amelia che si è unita alla famiglia Corvi nella richiesta di giustizia per Barbara. E l’ha fatto con fiaccolate, sit-in, incontri pubblici sulla legalità, sulla criminalità, sulla sicurezza dei cittadini. Fin dai primi giorni e probabilmente anche in futuro per tutte quelle persone finite in quella che Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope , ha definito terra del nulla. Una forte mobilitazione di civiltà che facendo resistenza all’oblio ha combattuto per la conservazione della memoria. Una mobilitazione che ha incrociato la determinazione di ha lavorato per chiudere il cerchio. E ancora: non può essere sottaciuto anzi deve essere valorizzato l’impegno di un altro soggetto che è stato costantemente della partita con coloro che all’allontanamento volontario non ha creduto neanche un minuto facendo a pezzi ogni tentativo di depistaggio e dando altri contributi importanti, riconosciuti anche dall’autorità giudiziaria. Un esserci come in tanti altri casi. Sono la determinazione, la presenza costante, gli stimoli la professionalità della trasmissione di rai 3 “Chi l’ha visto?” condotta da Federica Sciarelli. Un buon esempio di servizio pubblico. E comunque importante, nonostante la positività delle notizie di questi giorni, importante che non si raffreddi l’attenzione. Sarà utile osservare come la macchina della giustizia porterà a compimento- con sentenze definitive- il brutale e particolare femminicidio di Amelia. E anche in questo caso l’approdo avrà una valenza generale.